Scusate il titolo enfatico che sembra introdurre la lettura di un proclama. E invece si tratta molto più banalmente di una richiesta di lealtà e condivisione di pochi e non straordinari principi.
Il 13 giugno ho presentato con l’amico Gori il libro per il quale avevamo lavorato duro perché almeno oggi i libri non si autoscrivono neppure con l’intelligenza artificiale. Fare 750 km in macchina partendo dal mio domicilio in Maremma e passare da una temperatura sopportabile alla calura africana di Cosenza non è una boccata di salute.
Avere 30 persone presenti non mi ha sorpreso – anche perché la “diretta” fino a quando non l’hanno fatta togliere ovviamente contro ogni legge e contro ogni logica aveva avuto migliaia di partecipanti da remoto, forse più che calabresi nativi, calabresi liberatisi dalla cappa di piombo che è calata sulla nostra terra e città di Cosenza. Ma non sorprendersi non significa non accorgersene. E le assenze di molti che conosco e apprezzo per il loro spirito civico e amore per la libertà di tutti non mi hanno fatto piacere. Non occorre essere eroi per ascoltare ciò che dicono due autori, serve anzi a distinguersi dalle pecore – specie quelle “con i colletti bianchi” – che brucano la poca erba rimasta e sperano che la loro servitù venga compensata da qualche “piezzu grosso”. A parte che “grossi” a Cosenza e in Calabria ce ne sono solo nel senso di obesi, questi corregionali belanti non hanno capito che le opportunità positive sono ora solo riservate a figli, nipoti, amanti e qualche insano portatore di voti.
Cosa intendo dire? Io nonostante tutto ho mantenuto i miei patti e fatto nascere un giornale in attesa “di registrazione presso il Tribunale di Roma”. Ho costituito l’associazione “E venne il giorno della Calabria” con un iter non ancora concluso, ma con un programma semplice e nobile che riassumo in queste parole: “noi calabresi vogliamo avere gli stessi diritti e gli stessi doveri che più o meno hanno tutti gli italiani. Quali sono? Tutti quelli enumerati (e non sempre attuati) nella nostra Carta costituzionale”.
Vi pare una richiesta eversiva, troppo ardita? Lo chiederò ai singoli parlamentari calabresi che stanno seduti sugli scranni immobili, atoni, senza muovere un muscolo e tanto meno un neurone con la postura di Buddha. Fateci caso nelle riprese TV con Mario Occhiuto in veste di buddista.
Ora vi chiedo se non avete intenzione di aderire – basterà una mail e un documento di riconoscimento, senza un euro da dare se non si vuole – bisogna che lo diciate subito. Le 876 emojy e non so quanti commenti e condivisioni per il post che annnuncia l’arrivo dell’Associazione debbono essere confermate, perché valgano almeno come conferma di un’intenzione.
Senza numeri importanti non si va da nessuna parte ed io voglio almeno evitare di essere percepito come un pallonaro.
Il libro spero venga acquistato e letto – a beneficio dell’editore che ci ha creduto – e venga soprattutto letto fuori dalla Calabria, da giovani e meno giovani perché da loro che vivono in contesti più liberi vengono oltre la metà dei lettori de I Nuovi Calabresi e da loro deve venire non la rabbia che leggo nei commenti, ma sollecitazioni ai corregionali a non consentire la prevista e certa “desertificazione” della Calabria. È inutile dirsi che la Calabria è bella, affascinante, attraente perché nonostante gli spot demenziali ultrapagati dalla Regione il turismo qui non decolla, è turismo povero, dura meno di 60 giorni la stagione per le località di mare e per i monti boscosi dal Pollino alla Sila all’Aspromonte.
Se saremo in tanti – io ci sarò ma non da solo anche perché l’età e la cattiva salute si fanno sentire – vi garantisco che conteremo, daremo fastidio, abbasseremo le penne ai pavoni e ai cialtroni.
Infine un solo aggiornamento su quanto sta accadendo in Tribunali e sedi amministrative a Roma.
Ci sono tre processi di cui due prossimi a sentenza in sede civile che non sono o non appaiono affatto favorevoli alla “nuova” Fondazione, perché sono state smentite tutte le invenzioni e le falsità che avevano preso il posto della verità provata e documentata. Ci sono due indagini penali una delle quali con priorità “rossa” che significa che il PM ha un anno per proporre al Giudice o il rinvio a processo (più probabile perché è stata certificata la mia sopravvenuta invalidità grave e totale imputabile a due anni di stress ripetuti non compatibili con soggetto debole per molteplici e importanti interventi chirurgici noti a tutti i membri del CdA nominati dal sottoscritto) o l’archiviazione.
Appena sarà pronto il testo definitivo della costituzione dell’associazione da registrare presso la Camera di Commercio sarà pubblicato su I Nuovi Calabresi.
Si passerà alla fase attuativa solo dopo aver registrato le adesioni e il loro numero.