L’ABC di un giornalista che vuole incuriosire e quindi attrarre lettori è che bisogna indicare con nome e appartenenza gli autori e sostenitori di un evento censurabile, più prosaicamente la “stupida porcata” che è il titolo anomalo di questo articolo.
Ma in questo caso non è possibile, perché citarne alcuni, quando tutti o molti non hanno aperto bocca, magari solo per dire “perché?”, non si possono mettere in croce solo le persone che stupide porcate le fanno per vocazione o per arroganza o per cattiveria biologica.
La porcata in questione, quella compiuta contro la Fondazione Giuliani con Villa Rendano e ICalabresi prima chiusi poi evirati, è nota e quindi non ho bisogno di scriverne ancora.
Il vero “mistero” da svelare perché, con quali aspettative, in tanti – per semplificare quelli che pascolano come pecore o caproni nell’area dei diversi poteri – si sono fatti complici o mandanti di una tal porcata. La risposta più semplice è chiamare cattiveria il sentimento che meglio riassume tutte le condotte stupide e controproducenti.
La cattiveria umana esiste – non c’è dubbio – e siamo riusciti persino a comprenderne l’origine comune in grado di darle una spiegazione, chiamata fattore D.
Eppure, il concetto di cattiveria ha un che di sibillino, è silenziosa, spesso molto meno eclatante delle drammatiche storie che associamo ai personaggi della cronaca nera fa o delle storie che leggiamo nei romanzi gialli. Perché, purtroppo, la cattiveria può provenire anche dalle persone a noi più vicine: dalla direzione dell’azienda per cui lavoriamo, dai politici che ci governano, dai genitori che maltrattano i propri bambini e dai bambini che maltrattano, umiliano e aggrediscono i loro compagni di classe.
Uno scienziato, Moshagen e colleghi hanno deciso di verificare se esiste un fattore comune presente in ognuno di noi anche per quanto riguarda la cattiveria umana.
Oltre allo studio sopracitato, sono state realizzate altre quattro analisi per corroborare (o confutare) l’affidabilità e la validità del fattore D. Tutte le analisi hanno dimostrato l’utilità di questo fattore nella misurazione del grado di cattiveria di ogni individuo. Ma vediamo i 9 tratti distintivi del Fattore D.
Ora tornando alla stupida porcata è facile collocare i suoi protagonisti nella scala del fattore D.
Ad esempio: il falso amico e “fratello” Walter Pellegrini è compatibile con egoismo, assenza di etica e senso morale?
Santo Emanuele Mungari, consulente e regista dell’agguato alla Fondazione, non è affetto da superiorità psicologica e interessi sociali e materiali (un fattore che si addice anche a Walterino)?
E a questo proposito ho saputo che dal 24 marzo non è più subcommissario dell’Istituto giuridico C.A Jemolo di Roma.
Non ne conosco i motivi ma so per certo che il 3 marzo avevo segnalato al Presidente della Regione, da cui l’istituto dipende, che l’avv. Mungari sembrava stridere con un incarico così prestigioso. Ma sarà solo un caso.
Ma questo fattore D spiega i comportamenti dei protagonisti della porcata, ai quali va aggiunto anche Mario Occhiuto al quale senza dubbio si addice la categoria del Narcisimo, nella versione più plebea del tipo Io so io e voi nun sete un cazzo!
E tutti gli altri, che sono centinaia o migliaia che non hanno mosso ciglia?
Sono personaggetti che non hanno avuto rispetto per i cittadini per i quali un polo culturale e museale era stato creato, ed ora è praticamente distrutto, e che dovrebbero leggere i commenti, i giudizi, le maleparole che a migliaia arrivano a I nuovi Calabresi.
I calci in c… seguiranno.
1 Comment
Avanti così, direttore,
la verità trionfa sempre.
Non consentiamo alla cattiveria altrui d’incattivirci.