Illustre sig. Procuratore,
in un articolo sui mali della Giustizia e specularmente sui meriti dei Magistrati che talora a costo della propria vita mettono in campo tutto il loro impegno, la loro sapienza, il loro coraggio per almeno contenerli, centinaia di lettori hanno scritto parole di ammirazione e gratitudine per quanto Lei ha fatto per la sua, la nostra terra straziata dalla mafia e dalla sua presenza pervasiva e tossica nelle istituzioni, nella politica nella borghesia professionale, nella stessa Magistratura come Lei stesso ha denunciato.
Anche se non apprezzo molto il termine Lei che ora continuerà la sua battaglia per la legalità in una Procura più importante che opera in un territorio pur esso violato dalla mafia e dalla corruzione è per la gran parte dei calabresi onesti “un’icona”.
Ed io condivido se non la definizione totalmente i sentimenti dei cittadini calabresi.
Lei mi conosce sia perché è stato un autorevole relatore in un evento per la legalità a Villa Rendano in cui a quel tempo ero il legittimo “padrone di casa” sia perché le chiesi, e subito accolse, la richiesta di poterLe presentare a Catanzaro il nuovo e primo giornale di inchiesta della Calabria ICalabresi che ai temi della legalità e della illegalità ’ndranghetista ha dedicato molte decine di articoli basati su fonti rigorose.
Poi l’incontro fu cancellato e con mio rammarico ogni ulteriore comunicazione non ha avuto riscontri.
La sua decisione è legittima ma credo che da Magistrato sarebbe stato utile e opportuno che ascoltasse me, impegnato come i fatti successivi al maggio 2022 dimostrarono, in una difficile, rischiosa, logorante gestione una Fondazione divenuta un polo culturale e museale di rilievo nazionale e contestualmente dirigere un giornale quotidiano. Questi impegni per me obblighi morali e giuridici nei confronti del fondatore deceduto nell’ottobre 2020 avevano determinato la scelta di tornare a vivere a Cosenza che avevo lasciato a 7 anni, senza mai cessare di amarla.
Ora, nel rispetto della sfera privata, le dico cosa è accaduto, perché è accaduto, quali effetti ne sono derivati non a me personalmente (che ci sono stati ed anche gravi) ma ai valori etici, giuridici e in concreto alla città di Cosenza che non a caso è oggi chiamata “città della ’ndrangheta”.
Un manipolo di quattro amici di lunghissima data, da me succeduto come Presidente allo scomparso fondatore Sergio Giuliani nominati membri del CdA della Fondazione Giuliani, con un vero agguato e senza alcuna legittimità si sono appropriati della Fondazione, di Villa Rendano e hanno chiuso il giornale che le volevo presentare ICalabresi che aveva raggiunto indici di diffusione e autorevolezza straordinari in tutt’Italia e di rivalutazione patrimoniale pari a € 250.000,00.
È inutile ricordarle che tutto questo in barba all’articolo 21 della Costituzione e agli obblighi di correttezza, collaborazione e coprogrammazione normati dal Codice del Terzo settore quando, come nel nostro caso, il primo atto compiuto dalla neonata Fondazione su proposta e attiva partecipazione del Sindaco pro tempore Mario Occhiuto fu l’acquisto di Villa Rendano con un primo investimento non previsto di circa 3milioni e mezzo di euro.
Perché mi permetto scrivere a Lei una lettera destinata ad essere resa pubblica con I Nuovi Calabresi che con il solo mio impegno e quello di un bravo e generoso grafico toscano sta replicando il successo de ICalabresi?
Perché l’atto eversivo guidato e programmato da tempo dal suo amico Walter Pellegrini, che per imitare il magnifico papà Luigi che era e voleva che lo fossimo concretamente il fratello maggiore toccando a me quello di minore, si autodichiarava “fratello pure lui, ma secondo il modello di Caino e Abele.
L’atto eversivo, ripeto, guidato dal mio omonimo non è stato solo un tradimento nutrito dalla sua bramosia del (piccolo) potere e del meno piccolo guadagno economico.
Esso è stato organizzato, programmato, condiviso e coperto dal sistema dei poteri marci che soffocano Cosenza come tutta la Calabria.
Per chiarezza richiamo la massomafia, le istituzioni locali politiche, la pseudo stampa rappresentata da ben 73 testate votate per la quasi totalità al sostegno omertoso dei poteri, l’Unical, i pochi imprenditori, alcuni dei quali godono delle risorse di provenienza eufemisticamente illecita.
Walter Pellegrini, che ha presentato come un vulnus da me pretestuosamente provocato la mancata approvazione del progetto di mensile cartaceo che sarebbe stato diretto da Antonio Nicaso, un giornalista e saggista importante e stimato con il quale abbiamo anche di recente condiviso che non di bocciatura si trattava, ma di marcata lontananza dalla proposta editoriale elaborata e firmata proprio da Walter Pellegrini. Una specie di riedizione di “Potere Operaio” o “Lotta continua”.
Sgombrato il campo dalle falsità necessarie a coprire un’azione sciagurata, un furto milionario e un patrimonio culturale della città, in buona parte rese palesi da I Nuovi Calabresi, il congiurati con la regia dell’avv. Santo Mungari, che da consulente da sempre della Fondazione e da “amico” così fidato da nominarlo esecutore testamentario con l’obbligo di assistere mia moglie in caso di mia premorienza, hanno utilizzato lo stesso metodo “creativo” con comparse e citazioni civili al Tribunale di Roma, che proprio del tutto immacolato non sembra a molti, per le quali ho dovuto ricusare un giudice che ha di fatto svuotato di senso un processo grazie anche alla “schiforma” Cartabia.
Ed ora sono passato in sede penale perché l’azione illegittima, moralmente inqualificabile, parte di un progetto preordinato e condiviso con soggetti diversi, estranei e avversari della Fondazione e della libera informazione, ha provocato dolosamente un generale aggravamento di mie pregresse patologie, note ai congiurati e l’emergere di nuove di pari gravità.
Non solo una azione deprecabile ma un’operazione partita dall’interno e resa possibile dall’esterno.
Questa è la verità storica che confido divenga anche la verità processuale.
Ma ho sentito il dovere di renderla nota anche a Lei non perché abbia un briciolo di riferimento a Lei e al suo prestigioso incarico ma in coerenza con il sentimento di fiducia e riconoscenza che i nostri tanti conterranei onesti nutrono per Lei accompagnandolo con l’auspicio che il suo successore a Catanzaro abbia il suo stesso profilo istituzionale.
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Questi sono uomini onesti amministratori leali e statisti giusti.