Pasqua di fuoco nell’Alto Marchesato Crotonese. Nei giorni di festa, un’automobile ha preso fuoco nel centro cittadino di Roccabernarda, centro agricolo nella valle del Tacina e “città della musica” per il numero altissimo di musicisti diplomati in proporzione al numero di abitanti, mentre a Petilia Policastro il giorno del Lunedì di Pasqua le fiamme sono divampate in un castagneto. “Mi hanno fatto il regalo di Pasqua” ha scritto sui social Domenico Scalise proprietario dello stesso frutteto.
Entrambi gli atti, probabilmente di natura dolosa destano preoccupazione in una buona parte della popolazione dell’Entroterra crotonese ed è forte la preoccupazione nella popolazione per quello che gli incendi potrebbero significare. Nessuno, infatti, ha dimenticato come per un lungo periodo di tempo anche l’agricoltura era soggiogata dalla malavita locale come hanno evidenziato le indagini “Tabula Rasa” che nel 2014 hanno attestato quel racket esistente sulla raccolta e sul commercio dell’uva e delle castagne.
Entrambi i prodotti agricoli, infatti, andavano venduti solo a determinati acquirenti che facevano, anche, i prezzi gestendo a proprio gusto il mercato. In vero, dopo il processo “Eleo”, relativo ad una cellula di ‘ndrangheta che con base a Pagliarelle, frazione montana di Petilia, spadroneggiava nella Sila crotonese e nella sua capitale turistica, villaggio Palumbo nel comune di Cotronei, si è registrato un periodo di calma nonostante a Pagliarelle saltuariamente vengano sequestrate dai Carabinieri armi e munizioni illecitamente possedute.
A Roccabernarda è stata l’Amministrazione comunale a comunicare anche alla popolazione del circondario l’incendio avvenuta negli scorsi giorni dell’auto della famiglia Iacquinta Ammirati nei pressi della loro casa, stigmatizzando il fatto di cronaca nel proprio profilo di facebook. “Condanniamo fermamente – ha scritto l’Amministrazione comunale del sindaco Luigi Foresta – ogni forma di violenza e intimidazione e ribadiamo il nostro impegno nel contrastare con determinazione qualsiasi manifestazione di criminalità. Collaboreremo pienamente con le forze dell’ordine per individuare i responsabili di questo vile atto e assicurarli alla giustizia”.
A Petilia Policastro, invece, se si esclude la solidarietà social di alcuni cittadini a Domenico Scalise non si registra nessuna reazione; neppure da parte delle Istituzioni. È come se particolarmente su determinati fatti nessuno volesse parlare. Eppure nel mese di marzo, nella cittadina dell’Alto Marchesato Crotonese si è registrato un attento controllo dei Carabinieri sulla processione del Calvario del Secondo Venerdì di Marzo, appuntamento fra i più antichi e partecipati nella Calabria centrale e sulla processione della Naca del Venerdì Santo. In entrambi gli appuntamenti religiosi, probabilmente in accordo con la Prefettura di Crotone, i Carabinieri hanno preteso la sostituzione dei luoghi dove, da più tempo, venivano addobbate le Stazioni della Via Crucis. Alcune di queste, certamente in buona fede, da più anni venivano organizzate nei pressi delle abitazioni di alcuni uomini di mafia dando l’impressione di essere dei veri e propri “inchini”.
Evidentemente i tempi sono cambiati rispetto ai primi anni Ottanta quando a Petilia esisteva un Carcere circondariale ed in occasione delle maggiori processioni religiose le statue della Madonna del Rosario e di San Francesco da Paola venivano fatte entrare nel cortile del carcere per “far salutare” i detenuti.
Mentre una sparuta percentuale della popolazione ha appreso con fastidio di questi controlli che negli scorsi anni non c’erano stati, alcuni cittadini ritengono che si tratta di normali controlli, per altri la particolare attenzione delle Forze dell’Ordine nel territorio policastrese sono conseguenza dei manifesti di solidarietà con cui nello scorso agosto l’Amministrazione comunale ha espresso la solidarietà per la morte, nel carcere “Opera” di Milano di un ergastolano per mafia.
A prescindere dalle motivazioni, comunque, detti non possono che far bene al territorio cittadino contro quella zona d’ombra in cui mafia, mafiosità e colpevole indifferenza, nell’immaginario collettivo tristemente si mescolano.
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Complimenti Francesco abbiamo bisogno di gente come te in nostro martoriato territorio.