Stamane su Cosenzachannel un articolo titolato Massoneria e Servizi segreti, parla il pentito di ‘ndrangheta, Roberto Presta, di Marco Cribari.
Un titolo e un articolo coraggioso, almeno per la stampa calabrese, non ambiguo e fumoso. Complimenti al giornalista, al Direttore e all’Editore!
Nello stesso articolo, tra molte rivelazioni, si legge che “Tale sistema, riferisce “Hobby”, può contare sulla complicità di giudici «che aggiustano sentenze» e di uomini in divisa che fungono da talpe negli uffici giudiziari.” E dulcis in fundo acclarano l’esistenza di un ritardo investigativo pluridecennale su tutto ciò che di illecito ruota attorno al presunto clan Presta”.
Non ho la pretesa e soprattutto non ho la conoscenza approfondita delle vicende che vedono da circa trent’anni un sistema relazionale che lega ‘ndrangheta, con grandi capitali illeciti da investire, imprenditori e professionisti, alcuni politici e amministratori corrotti, che tiene sotto scacco Cosenza e la sua provincia.
Ne aveva scritto ICalabresi, quel giornale di inchiesta definito nel corso del Cda di fine Maggio 2022, dall’editore Walter Pellegrini “un danno per la Fondazione (Giuliani)” e più di recente in una Citazione demenziale “un danno patrimoniale di cui dovrei rispondere nella misura di circa € 260.000,00”.
Sempre ICalabresi da me diretto aveva pubblicato una lunga intervista sul sistema di alleanze improprie dello storico delle mafie Isaia Sales e una coraggiosa intervista in video del Vescovo di Cassano allo Jonio Mons. Salvino.
Non sorprende che quel giornale, nella prima versione, sia piaciuto a milioni di persone per bene e dispiaciuto a qualche decina di malandrini, che contano ben più dei primi.
Sono dunque cose note e stranote. Ciò che conta è che ci sia oggi una “fonte” verificata dagli investigatori e dai Magistrati e che un giornale ne scriva con trasparenza come usa fare il libero e vero giornalismo. È scontato che anche altri giornalisti di altre Testate abbiano fatto bene il loro mestiere, ma non sono certo la maggioranza.
L’esperienza de ICalabresi che “una persona molto informata dei fatti interni ed esterni alla Fondazione Giuliani ha giudicato corretto e non pericoloso perché strettamente fondato su riscontri seri e rigorosi” – traduco: per questo non “meritevole di essere chiuso ( pardon, sospeso dopo appena un anno) -, dimostra che ci sono tanti altri interessi, oltre quelli dei mammasantissima che rendono pericolosa la navigazione dell’informazione libera in Calabria ed ora apprendiamo in particolare a Cosenza.
Ecco, a me cosentino che vado scoprendo la mia città negli ultimi anni poco alla volta appare una città profondamente diversa, non rispetto agli anni della mia fanciullezza, ma rispetto a quella di fine Novecento. Ingrigita, timorosa, con cittadini per bene che nello scambio di chiacchiere sui “mali” di Cosenza svicolano, dicono e non dicono, dicono “peste e corna” della politica ma evitando di fare nomi e appartenenze. In termini correnti si potrebbe parlare di stile omertoso.
Una “novità” sgradevole per i cosentini ma purtroppo veritiera e nota a tutti. Bizzarro poi che, per chi ha un po’ di dimestichezza con la politica, appaia evidente che vengano fatti, e non per elogiarli, i nomi di coloro che hanno ruoli importanti ma sono percepiti come chi non è realmente titolare di potere, citando Sciascia diremmo dei “quaquaraquà” mentre quelli di altri sine titulo sed cum potestatate siano taciuti o appena accennati.
A parte questi indizi in fondo poco significativi quello che si percepisce è che Cosenza non è una città completamente e legittimamente libera, ci sono limiti invisibili che non debbono essere superati e quando non lo sono servono, egregiamente come “alibi” per perseguire obiettivi personali che con massoneria e similia c’entrano poco o niente. Ma basta la parola!, come recitava uno slogan pubblicitario che solo i più anziani ricordano.
Nell’articolo di Marco Cribari si fa riferimento a magistrati, uomini delle Forze dell’Ordine corrotti – è una non notizia, in Calabria e non solo, se lo ha detto anche il Procuratore Gratteri.
Ciò che sorprende un neofita nativo è che se accenni all’idea di affidare una tua disputa al vaglio dei Magistrati locali, in tanti ti sussurrano che “non c’è da fidarsi” del Tribunale cosentino – non il massimo per un’Istituzione così importante come la Giustizia – e poi aggiungono per completezza “attento pure agli avvocati”, una categoria che conosco bene quanto meno per essere iscritto all’Ordine di Roma. Infine il richiamo che a me è sembrato il più inquietante: ritardo investigativo pluriennale, quello che certo si è verificato con la morte del povero Bergamini e che è probabile sia accaduto anche con l’imprendibile per 30 anni superboss Messina Denaro.
Ma a noi interessa Cosenza e la Calabria e francamente rischiare di avere o già avere una “santa alleanza” tra Magistrati, Forze dell’Ordine, Massoni deviati e mafiosi non è una prospettiva lusinghiera.
Da osservatore, per mestiere, premessa per essere comunicatore, mi ha colpito che Cosenza, sede non proprio di serie C, abbia avuto Questori di prima nomina compresa la penultima che ho incontrato per capire come fosse stato possibile che 40 cittadini normali fossero stati denunciati e sanzionati per aver fatto “una passeggiata” tra le rovine del Centro storico e che mi illustrò una sua rappresentazione dei problemi della sicurezza in città, che in parte si spiegavano con la mania di essere eleganti e à la page di cosentini e cosentine che faceva fiorire l’usura e l’intimidazione.
Non posso trascurare il caso che spero non abbia precedenti del Prefetto colto con le mani nel sacco per meno di € 1000,00!
Se mandi da Roma, oggi non è così per fortuna, a Cosenza funzionari inesperti e debuttanti o lo fai perché consideri non degna Cosenza o perché “non vuoi rompere le uova nel paniere”.
E così accade che un ignoto moderato, ma libero, come il sottoscritto venga bollato come “fastidioso” – pericoloso sarebbe troppa grazia – e quindi esposto alle manovre del primo cialtrone al quale fai ombra.