La notizia che fa notizia oggi è che lo stilista Anton Giulio Grande – che veste le star a destra e a manca della natia Lamezia Terme – guiderà la Calabria Film Commission al posto di Minoli. Fuorviato da quel nome “FILM commission”, non “MODA commission”, ho pensato che la notizia fosse uno scherzo. Anche perché in Calabria nei piani alti del Potere le cose scherzose prevalgono di gran lunga su quelle serie.
D’altra parte non conoscendo il couturier lametino non posso escludere che egli possa agevolmente passare dalle passerelle ai set con la stessa facilità con cui i dottori passano dalle corsie ospedaliere alle sale operatorie. Ma l’onere della prova spetta non solo al Grande – di nome e, ci auguriamo, di fatto – ma al suo mentore, il presidente della Regione Occhiuto. Quindi attendiamo da loro o da lui qualche chiarimento non dubitando che qualcosa di razionale a fondamento di una scelta apparentemente bizzarra ci deve pur essere, almeno per rispetto istituzionale .
Nelle more del richiesto chiarimento – non volendo credere neppure per un momento che si tratti di una semplice nomina lottizzatoria secondo chiacchiere di palazzo targata Lega – personalmente ho cercato non la spiegazione del caso specifico, ma un dotto saggio dell’economista Carlo Cipolla. Il titolo? Le leggi fondamentali della stupidità umana. Nessun riferimento al fortunato stilista, al presidente Occhiuto che l’ha nominato, né al possibile sponsor leghista di cui si parla in Cittadella. Le leggi non regolano casi singoli, ma quelli generali. Quindi non le scelte specifiche, ma il principio della scelta.
Tornando a Cipolla, il suo Primo principio recita: «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione».
A conferma che questa legge agisce e pesa nelle scelte degli uomini – anche nativi di Calabria – cito il Vecchio Testamento. Che parafrasa il Primo principio quando afferma “stultorum infinitus est numerus” ma cade in una esagerazione poetica: il numero delle persone stupide non può essere infinito perché il numero di quelle viventi è finito.