Definizione della Treccani della parola FIDUCIA: 1. Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.
Dunque una parola o meglio o un’attitudine nobile, positiva. A patto che la fiducia sia data alle persone che la meritano e ne sono degne.
Nella citazione dinanzi al Tribunale dei 4 membri del Cda che hanno determinato per propri fini e senza motivazione lo scioglimento del Cda per far fuori il suo Presidente si chiede di riconoscere a carico dei congiurati infedeli l’“abuso di diritto”, che è la massima espressione di violazione dell’obbligo di buona fede.
Vi risparmio una lunga citazione su cosa sia questa forma di abuso limitandomi a questa definizione: ogni norma attributiva di un diritto, essendo fondata sul perseguimento di uno scopo, prevede implicitamente un limite funzionale, in forza del quale il medesimo non può essere esercitato per soddisfare fini e interessi diversi rispetto allo scopo per il quale lo stesso viene riconosciuto.
Spero sia chiaro e un caso contenuto in una sentenza dalla Cassazione mi sembra esemplare: in un CdA tre membri vanno d’amore e d’accordo perché tutti parte della maggioranza dei soci. Il quarto invece che tra l’altro rappresenta la minoranza è sgradito ai primi.
La soluzione? I tre trovano un pretesto che comporta lo scioglimento dell’Organo e così si liberano del membro sgradito. Poi con la faccia di tolla gli stessi tre sono rinominati nel nuovo CdA tranne il quarto importuno. È esattamente – questa è la nostra tesi – la riproduzione dello stesso caso: Walter Pellegrini, Linda Catanese, Giovanni Gambaro sono rinominati e Mario Occhiuto Francesco Kostner (con il K come Kapò) entrano come nuovi. Il quarto congiurato l’avv. Mungari si tiene stretto il potere di nominare all’occasione un nuovo CdA – che grazie al mio eccesso di fiducia che somiglia come una goccia d’acqua alla dabbenaggine – ha avuto in dote da me. Occhiuto e l’altro tizio – dicono (ma non sono un esperto) massone del Grande Oriente d’Italia – sono minoranza e anche volessero non potrebbero far nulla contro la maggioranza dei membri.
Poiché i protagonisti di questa magica manovra meritano di essere un po’ conosciuti fornirò qualche dato essenziale: l’avv. Santo Emanuele Mungari è fin dall’inizio il consulente legale della Fondazione. È un ottimo professionista, resta la bizzarria di un consulente che opera a danno del soggetto che dovrebbe tutelare e assistere. Sul piano personale, nel testamento l’avevo designato come esecutore testamentario, non perché abbia chissà quale patrimonio ma per tutelare mia moglie in caso di mia premorienza. Di Walter Pellegrini lautamente pagato come rappresentante della Fondazione nel territorio mi limito a ricordare che, quando il giorno dell’inaugurazione di Villa Rendano si propose per darmi una mano, accettai per il legame profondo durato cinquant’anni con il padre prof. Luigi. Per rispetto alla figura di questo fratello maggiore, non aggiungo altro. La terza congiurata, peraltro a lungo assente per ragioni di salute, non ha segreti. Ha odiato la giovane professionista più che brava e con la mia caduta ha ottenuto lo scopo che ripeteva come un mantra ad ogni riunione consiliare: farla fuori, fregandosene dei risultati raggiunti in meno di un anno di lavoro e di CV fatto di laurea, master, corsi di alta formazione dalla Bocconi in giù, tre lingue straniere scritte e parlate. Il quarto congiurato è un mistero: il prof. Gambaro, ora primario nefrologo a Verona, che, chiamato da me, salvò venendo a domicilio la vita di Sergio Giuliani in preda ad un processo infettivo potenzialmente letale per un blocco renale, poi giustamente gratificato finanziando una borsa di studio per uno specializzando di € 140.000,00, che mi ha sempre visto in ospedale, a casa, in studi medici accanto a Sergio e che volli nel CdA come segno di riconoscenza, ha votato con gli altri congiurati senza spiegarne il motivo.
Ci sarà come previsto, ove riconosciuto l’abuso di diritto, l’annullamento degli atti compiuti dal nuovo CdA? Lo darei per scontato, ma il giudice ha sempre un potere interpretativo della norma che ti può sorprendere in positivo o in negativo.
Ma i fatti e i misfatti restano, documentati e documentabili. Se posso dirlo prima di baciare la pantofola del neopresidente, comunque abusivo e certo fuori dall’orizzonte immaginato dal fondatore Giuliani aspetterei un po’. La vita spesso ti sorprende e ti fa trovare dalla parte sbagliata.