Cari colleghi Direttori,
non prendiate come un “abuso narcisistico” il tono confidenziale e il rivendicare, senza strafare, il titolo di Direttore, e quindi tecnicamente vostro collega.
Lo sono dal 1972, ho scritto centinaia di articoli su tutto, ho guidato di fatto come “consulente” la comunicazione della SIP e diretto o codiretto (con l’amico Carlo Gregoretti per un biennio) la comunicazione e le relazioni esterne delle Ferrovie della Stato dal 1982 al 1993. Sono stato Direttore di due testate negli anni ’80.
Siamo alla preistoria ma un po’ di esperienza non fa mai male.
Anche ora sarei direttore di un giornale di inchiesta ICalabresi – più volte citato dalla stampa nazionale –, se il 19 luglio 2022, ad un anno esatto dal suo debutto, un manipolo di traditori, da me nominati nel CdA della Fondazione privata Giuliani con sede a Villa Rendano a Cosenza e da me presieduta, non avesse fatto decadere l’organo per farmi fuori sia dalla Fondazione che avevo costituito fin dal 2011 accogliendo l’invito del fondatore e mecenate, sia dalla direzione del giornale. Per andare sul sicuro hanno chiuso la srl editrice, posseduta dalla Fondazione, sia la testata, l’una e l’altra valutate da una perizia di un economista, top manager di istituzioni e imprese pubbliche e private, in totale € 500.000,00 con visualizzazioni in tutt’Europa che a fine 2022 avrebbero raggiunto il numero di circa quattro milioni.
Ora a parte i numeri, poteva vantare una redazione e collaboratori di qualità, regolarmente contrattualizzati e pagati ben più di quanto oggi pagano anche i vostri giornali, molto più autorevoli. Ciò che lo rendeva cosi diffuso e apprezzato era la sua collocazione nel perimetro del libero giornalismo, sconosciuto da queste parti.
Apprezzato dalla gente comune non dalla gabbia di poteri leciti e illeciti che schiacciano la Calabria e l’informazione.
Lo “scandalo” della chiusura fascista di un giornale in barba all’art. 21 della Costituzione non ha smosso un capello nel sistema di potere e nella miriade di giornali cartacei o on line semiclandestini.
Ora sono impegnato, per una “questione di principio” (si vede che non sono un giovane rampante) sul fronte giudiziario romano in tre processi, che – escluso un provvedimento cautelativo “urgente”, per ironia della sorte – marciano a passo spedito (per la giustizia italiana).
Ho dovuto dilungarmi, ma non è il vostro aiuto che cerco e che non c’è stato e non ci sarà.
Non per vostra cattiveria e supponenza ma perché me lo ripetono in tanti- “della Calabria – dove sono tornato a vivere da tre anni dopo i quasi settanta vissuti a Roma – non frega niente a nessuno”. E infatti sulla grande stampa si parla di calabresi solo di rimbalzo (vedi la strage di Cutro, la condanna dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, osannato nel mondo e trattato come un bandito a Locri, fatti di ‘ndrangheta, massoneria deviata, qualche meritoria retata disposta da Gratteri di politici ,magistrati corrotti, mafiosi, tutti soprattutto ladri, di denaro e di speranze dei calabresi.
Il vostro disinteresse per fare conoscere l’impegno di gran parte dei calabresi per bene, che hanno apprezzato l’odore di libertà del mio ex giornale decretandone il successo editoriale ed economico, si traduce in involontario supporto ai “padroni” malandrini (è un eufemismo) di questa terra.
Che è bellissima, ospitale, con culture diverse stratificate nei secoli (“sputtanata” da un corto di Muccino invedibile costato in totale € 1.600.000,00, senza che Corte dei Conti, stampa, qualcuno che dovrebbe vigilare per la legalità, abbia pronunciato verbo) ma per voi, cari colleghi, è solo una macchia nera spuntata non si sa come e quando proprio giù dove finisce lo stivale (mio nipote di 9 anni lo chiama irriguardosamente “calzino”).
Io invierò questa mail a un bel po’ di colleghi, che fino a quando ho fatto il mio mestiere di giornalista e buon comunicatore, mi avrebbero di sicuro letto e pubblicato.
Ma ora la nostra “corporazione” – a parte alcuni sempiterni – è molto mal messa, in molti casi siamo “al si salvi chi può”, e quindi è molto probabile che questa lettera sarà letta solo dagli amici – decine di migliaia comunque – de I Nuovi Calabresi, un blog giornale che vuole essere il seguito, senza risorse, del suo progenitore.
Però poi non lamentiamoci se l’ultimo cialtrone dell’ultimo governo – di destra, centro o sinistra ci tratta (o vi tratta) come fastidiosi clienti e ai calabresi resta la consapevolezza che qualunque cosa di buono facciano nessuno se li fila.
Un cordiale saluto
Francesco (Franco) Pellegrini
3 Comments
Al momento, un cordiale saluto e un ringraziamento con l’augurio che la zattera del sogno approdi, a guisa di bastimento, in ogni porto da dove ognuno possa partire verso il mare aperto! In fondo vale sempre “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza…”
In fondo dici solo la VERA VERITÀ assurgere alle cronache nazionali x questa sventurata regione e assai improbabile. Detto ciò io consideri in gente alla Cateno De Luca che pur non avendo un apprezzabile pedigree ca valere ragioni locali. Ricordo la tua testata che leggevo pure w ti parla uno che x sdegno ha abbandonato il sindacato dopo 30 anni di cui non rimpiango nulla e tutto uguale rifarei. Peccato x i nostri giovani e x questo stivale che in fondo è veramente bello e aspro. Ogni bene.
La chiusura di un giornale mette sempte tristezza se poi questo era librro e senza padroni sncors di piu. IN calabria ci sarebbe verame te bisogno di un giornsle vero libero che racconti la verita senxa fslsarla per cp.piacere i padroni.