Catanzaro: l’Irtocromia e le mani del Pd su Comune e Università nel silenzio generale
Il Partito Democratico è una forza politica che con la scusa del “governismo” ha partecipato fino allo scorso anno e per oltre dieci anni a Governi nazionali con dentro “di tutto un po’” facendo disaffezionare (se non peggio) militanti e simpatizzanti.
E se l’operazione Schlein è, almeno fino alle prossime elezioni europee, un buon contraltare mediatico alla Meloni, in Calabria più che di armocromia siamo di fronte a una “Irto-cromia” dove il Pd, apparentemente dormiente, in realtà tenta di “conquistare” poltrone e postazioni utili ovunque può.
Come a Catanzaro, il capoluogo, dove il Pd, dopo molti walzer e mal di pancia, differentemente dalle elezioni 2017, decise di sostenere il “civico” Nicola Fiorita alle comunali del 2022.
Un sostegno che più che un valore aggiunto, alla prova delle urne si rivelò quasi una zavorra, avendo ottenuto il Pd il 5,8% (e due eletti) a fronte del 14,5% delle due liste civiche fioritiane. E lo ottenne tra mille litigi e defezioni.
Basta ricordare che il competitor elettorale di Nicola Fiorita fu Valerio Donato, già commissario liquidatore di “Calabria Etica” e presidente della Fondazione Umg, che stracciò la tessera Pd poco prima della sua candidatura col centrodestra. Molti ricorderanno l’endorsement del coordinatore regionale di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, a Donato: «Donato? Uomo giusto per Catanzaro. Rischiamo di stravincere» e quello del Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso: «Sulla città di Catanzaro io rappresento un partito sfacciatamente di destra. Però io ho scelto un sindaco di sinistra».
Difatti, Donato si portò al seguito numerosi dirigenti locali del Pd, alcuni dei quali, è noto alle latitudini del capoluogo, lasciano il loro partito ciclicamente prima di una elezione amministrativa, per poi tornarci subito dopo.
Ed è proprio questo uno dei punti che delineano il rapporto altalenante, tra quieti e burrasche, del sindaco Fiorita con il Pd e le sue varie correnti che dopo il sostegno (sofferto) “battono cassa”, facendo storcere il naso al primo cittadino stretto tra i capricci delle correnti del Pd, oggi più a sinistra che mai, e le forche caudine del consigliere regionale di “Noi con L’italia”, Antonello Talerico che di essere additato come uno dei dominus di un’amministrazione di estrema sinistra proprio non gli va.
Ed è proprio tra lui e la dirigente nazionale del Pd, Jasmine Cristallo, che vi è stato un forte scontro pubblico, con quest’ultima che invocava l’avvio di un “un processo di riaggregazione delle aree riformiste della città”, invocando un ritorno di Donato nell’alveo del centrosinistra fioritiano (e schleiniano).
Una pax, quella prospettata dalla Cristallo, pura nella sua concezione ideale, ma che nel concreto passa per la soddisfazione di interessi poltronari e intrecci vari tra i soliti noti del Pd locale.
L’opposizione melassa e il ritorno di Viscomi
Per questo di recente molti osservatori del consiglio comunale di Catanzaro hanno notato un’opposizione molto più dolce, melassa (a tratti melensa) da parte dell’ex candidato sindaco Valerio Donato.
Più di un maligno dice che questa “pax cristalliana” passerebbe dalla imminente elezione del direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche Storiche Economiche Sociali dell’Università di Catanzaro, postazione sulla quale il Pd avrebbe più di un interesse.
Perchè? È presto detto. Una delle candidate è Aquila Villella, vicinissima a Valerio Donato e attualmente capogruppo del Pd in consiglio comunale a Lamezia Terme.
Villella, già candidata al Senato nel 2018 per il Pd, è nota anche per essere la cognata della consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, già candidata presidente per il centrosinistra.
Nonostante siano stati aperti gruppi WhatsApp dall’oggetto “Aquila Villella direttore di dipartimento”, per vincere, però, ha bisogno di altri supporter “di peso”.
In particolare alla “donatiana” Villella occorrerebbe il voto di alcuni docenti, come Maura Ranieri, moglie del sindaco Nicola Fiorita e di Donatella Monteverdi, docente, ma anche assessora comunale nella Giunta Fiorita (con delega ai rapporti con l’Università, con evidente conflitto di interesse).
Proprio in tema di conflitti di interesse l’attuale capogruppo del Pd Fabio Celia nel non lontano 2018 (quando il Pd non lo amava) depositò una interrogazione affinchè si facesse luce “sulla presunta incompatibilità di Aquila Villella, che si trova a ricoprire contemporaneamente il ruolo di componente del consiglio di amministrazione dell’Umg, di vice direttore del dipartimento scienze giuridiche e di presidente della commissione elettorale per le elezioni studentesche”. Interrogazione poi affossata e argomento riposto in soffitta, ma tant’è.
Ad essere decisivo nell’aiuto alla causa villelliana e alla pax Donato-Fiorita, è l’ex deputato del Pd Antonio Viscomi, docente dell’Università con la quale la moglie di Fiorita lavora e che non sdegna ordire trame, che non sempre gli riescono.
Viscomi avrebbe ben gradito la ricandidatura come capolista alla Camera alle politiche dello scorso settembre, ma è stato scalzato da Enza Bruno Bossio, che è a sua volta è stata scalzata da Nico Stumpo. Insomma, nel Pd una corrente tira l’altra.
Imperativo: accontentare le correnti
Ed è proprio questo uno dei crucci di Fiorita, che si ritrova una stuola di assessori del Pd a fronte di un risultato elettorale abbastanza modesto (e solo due consiglieri eletti), ma la guerra tra correnti non intende placarsi.
Certo, Fiorita in campagna elettorale ricevette il sostegno dei vari Enrico Letta, Francesco Boccia e Stefano Graziano. Quest’ultimo, in particolare, commissario regionale del Pd in epoca pre-Irto, fu l’autore del ritorno in politica di Giuseppina Iemma detta Giusy, sostenendola prima alle regionali del 2021, per poi seguirne il percorso fino alla vicesindacatura di Catanzaro ed alla Presidenza del Pd regionale.
A Giuseppina Iemma detta Giusy l’incarico comunale “sta stretto” e non solo per la poca incisività delle deleghe che le sono state attribuite. Lo dimostra il fatto che dopo pochi mesi dalla nomina si candidò, senza successo, alle elezioni politiche e ora brama la candidatura europea, tant’è che un dirigente Pd mi sussurrò maliziosamente: «Ha la candidite come Maria Saladino» riferendosi a lei e alla ex candidata a segretario nazionale del Pd. Comunque, fino a nuovo nido, è chiaro che Fiorita se la dovrà sorbire come sua vice.
In “quota” Francesco Boccia, già responsabile nazionale enti locali del Pd e oggi capogruppo al Senato e già coordinatore nazionale della mozione Schlein, è entrato nella Giunta Fiorita, l’avvocato Aldo Casalinuovo. Quest’ultimo fu autore del “beau geste” di ritirare la sua candidatura a Sindaco contrapposta al Pd e a Fiorita, nata sotto il simbolo “movimento civico Catanzaro Futura – Bene Comune” che, però, nemmeno si presentò alla prova delle urne.
Oggi Casalinuovo ha preso la tessera del Pd e il suo civismo si è sciolto come neve…A Palazzo De Nobili. All’atto della nomina il Pd stesso invitò a non considerarla come una sua “quota” in Giunta, ma oggi è una scusa certamente difficile da sostenere.
Di recente si è aggiunta alla truppa Pd nella Giunta Fiorita anche l’ex funzionaria regionale, oggi assessora comunale al bilancio, Marina Mongiardo, vicina alla dirigente nazionale Jasmine Cristallo.
Quindi, alla conta, ben 3 assessori a fronte di due consiglieri comunali e il 5,8% ottenuto alle elezioni. Nonostante questo, il Pd parrebbe “scalciare” ancor di più per avere ulteriori caselle e, magari, riuscire a far tesserare direttamente il Sindaco. Non pervenuto l’alleato, il M5S di Danilo Sergi, che si limita a sbuffare sottobanco senza avere incisività.
Le caselle dello staff
Non solo in Giunta, anche all’interno dello staff di Fiorita troviamo note personalità del Pd catanzarese. Uno staff abbastanza costoso, parliamo di 314.879,57 euro l’anno.
In particolare, come capo di Gabinetto, Fiorita ha messo Pasquale Squillace, ex referente di “Occupy Pd”, il gruppo di giovani che chiedeva dieci anni fa rinnovamento nel partito, è divenuto poi segretario del circolo Pd di Catanzaro Centro (dove era iscritto anche il competitor di Fiorita alle elezioni, Valerio Donato) e già componente del tavolo della comunicazione regionale all’epoca di Mario Oliverio Presidente. Per Squillace è previsto un compenso da 61.636,16 euro l’anno.
Nell’ufficio di Gabinetto del sindaco troviamo anche Salvatore Bullotta, già componente dell’assemblea regionale del Pd e ex vicecoordinatore del circolo guidato da Squillace. È stato per oltre quattro anni il collaboratore della Giunta Oliverio per le politiche regionali. A lui Fiorita ha assegnato il profilo di “assistenza amministrativa e supporto nella programmazione di eventi ed iniziative culturali”.
Come collaboratore-esecutore tecnico, sempre nell’Ufficio di Gabinetto troviamo Marco Rotella, già membro dell’assemblea nazionale del Pd zingarettiano, attualmente è segretario del circolo Pd di Catanzaro centro. Per lui un compenso da 26.605,38 euro annui.
Rotella è anche anche rappresentante degli studenti dell’Università Magna Graecia, quindi, un altro elemento di unione tra Comune e Università, luoghi dove è ben chiaro che il Pd abbia le mani in pasta, nel silenzio generale.