C’è una notizia che è passata in sordina in Calabria (capita spesso) ma che merita un surplus di attenzione. Riguarda un ‘passo falso’ di quelli che lasciano il segno. Il management, a volte un po’ traffichino, che sta portando al declino l’Università di Catanzaro (e portando gli studenti verso altri Atenei), potrebbe aver esposto l’istituzione che rappresentano, addirittura, a certe bramosie di governi esteri. Ma non solo. Sono tante le ‘manine’ in Ateneo che tentano una gestione a volte azzardata della cosa pubblica. Ma andiamo per gradi.
Lo scorso 17 settembre su Il Giornale è uscito un articolo a firma Francesco De Palo dal titolo “Sos «Istituti Confucio»: così nei nostri atenei fanno proseliti le spie di Pechino. «Come un’invasione» “. Tali istituti, si legge nell’articolo citato, non sono indipendenti rispetto alle Università ospitanti e sono definiti un ‘escamotage diplomatico’.
In altro articolo, pubblicato su Linkiesta a firma Lucio Palmisano il 2 febbraio 2022 si legge: “E’ noto, infatti, come Pechino cerchi di manipolare l’istruzione europea attraverso gli Istituti Confucio, accusati da tempo di compiere attività di spionaggio”. Addirittura, Gli USA nel 2020 li hanno classificati come ‘missioni straniere’, mentre vari paesi europei, tra cui Scandinavia e Germania, li stanno chiudendo. In Italia no, tali istituti ed enti affini sono in aumento. Ma che c’entra questo con l’Università del capoluogo della Regione Calabria?
Umg a rischio spionaggio industriale?
Tornando al recente articolo de Il Giornale, si legge: ‘L’ultimo tentativo in ordine di tempo è in corso nell’Università di Catanzaro: una delegazione universitaria del Politecnico Qingdao, sponsorizzata anche da un centro culturale cinese di Lamezia Terme e cioè l’Associazione culturale centro linguistico internazionale e formazione «CLIF», ha espresso la volontà di effettuare tra qualche giorno una visita al fine di poter visionare l’Università Magna Graecia di Catanzaro”.
Insomma, che un politecnico si avvicini ad un’università che politecnico non è per il tramite di una associazione con sede a Lamezia Terme che una testata nazionale accosta agli Istituto Confucio cinesi, pone più di un quesito, tenuto conto anche dei vari ‘Alert’ sullo spionaggio industriale estero arrivati negli ultimi tempi alle Università italiane. Rumors dicono che a poter interessare i cinesi possa essere qualche brevetto biomedico. Insomma, non cose da poco.
Ad organizzare la visita è stato il professore di economia politica e coordinatore Erasmus per l’area economica dell’Università di Catanzaro, Giuseppe Migali. Nella lettera ufficiale inviata dalla citata associazione ‘Clif’ a Migali (di cui siamo in possesso) è presente la lista partecipanti costituita da una delegazione del politecnico di Qingdao, da delegati dell’ente “Sino Esc” che si occupa di biofarmaceutica (da qui il discorso brevetti) e da delegati della stessa associazione linguistica lametina con a capo l’imprenditore Lucio Ferraro che, stante quanto risulta da LinkedIn, con la sua società “ECT” si occupa di trading&consulting Pechino/Hong Kong.
L’incontro si sarebbe dovuto tenere lo scorso 22 settembre, ma l’articolo de Il Giornale ed un insistente vocio di allerta sulla cosa, hanno portato l’Università ad annullarlo, con tanto di corsa a mettere la polvere sotto il tappeto al fine di far finire nel dimenticatoio questo ‘passo falso’. Ma la gravità di quanto accaduto resta.
Migali, a quanto riportano fonti del dipartimento di giurisprudenza, economia e sociologia dell’Università Magna Graecia avrebbe organizzato tale incontro su input della neo direttrice di dipartimento, lametina ed esponente del Pd, Aquila Villella. Solo uno scaricabarile di comodo? Chissà.
La crisi della ‘cognatocrazia’: Villella si dimette
Tornando ad Aquila Villella, lei è la cognata di Amalia Cecilia Bruni, già candidata presidente per il centrosinistra alle ultime regionali ed ex ‘leader’ di un’opposizione a Occhiuto che le si è sgretolata tra le mani, oggi anonima consigliera regionale del Pd.
Il legame tra cognate si è intrecciato spesso con la politica. Nel 2021 la Villella si è candidata infruttuosamente nella lista regionale del Pd a sostegno della Bruni, mentre nel 2015 si candidò, venendo eletta consigliera, al seguito del candidato sindaco Tommaso Sonni, marito della stessa Bruni.
Oggi, però, la carriera politica villellica ha avuto un brusco stop perché la sua terza consiliatura nell’assise di Lamezia Terme ha avuto fine a seguito di un formale esposto (da me firmato) e la seguente notizia data da LaNuovaCalabria e INuoviCalabresi che ne evidenziava l’incompatibilità con le cariche cumulate negli anni in Università, nonché qualche ‘dimenticanza’ nelle dichiarazioni obbligatorie da rendere annualmente allo stesso Ateneo.
Questo perché la legge Gelmini vieta categoricamente ai componenti dei Cda e dei Senati Accademici degli Atenei di ricoprire ‘incarichi di natura politica per la durata del mandato’. Villella, invece, era fino a qualche giorno fa, consigliera comunale di Lamezia Terme, oltre ad avere vari incarichi all’interno del Partito Democratico locale e regionale (ancora in essere?).
All’inizio la ‘di Bruni cognata’ vantava di possedere ‘corposa giurisprudenza’ a sostegno della tesi che le avrebbe consentito la permanenza in tutti gli incarichi ricoperti e cumulati. Ma l’Università ha chiesto un parere in merito all’avvocatura dello Stato che stronca nettamente il ‘Villella pensiero’. Parere inviato direttamente dal Rettore dell’Università alla Procura della Repubblica che prima di allora avrebbe mandato, in pieno agosto, la Guardia di Finanza in Ateneo ad approfondire la questione.
Tant’è che, mettendosi male, la Villella si è dimessa, come si è detto, dal consiglio comunale di Lamezia Terme facendo sparire dall’assise il Partito Democratico che rappresentava e facendo subentrare a lei un giovane, Dario Arcieri (un po’ addormentato) che dal Pd è da tempo transitato ad Azione. “nuovi impegni universitari” si è giustificata in una nota alla quale ha fatto seguito un brocardico saluto del presidente del Consiglio comunale di Lamezia ed un arruffianamento a mezzo stampa della ‘Conferenza provinciale delle donne democratiche’ guidata dalla ex girl scout Lidia Vescio, che del dipartimento a guida Villella è dottoranda.
Toppa peggio del buco
Gli incarichi politici della neo direttrice di dipartimento di giurisprudenza, economia e sociologia dell’Università di Catanzaro erano incompatibili con la sua permanenza al Senato Accademico (e prima al CDA). Una situazione che durava da quasi un decennio, nel silenzio generale, nonostante i timidi tentativi di docenti coraggiosi come il filosofo del diritto Alberto Scerbo.
Ora la ‘di Bruni cognata’ si è candidata lo scorso luglio al Senato Accademico dell’Università venendo eletta per il terzo mandato. Forse più di qualcuno, però, si è dimenticato che la stessa, oltre ad essere incompatibile, era ed è anche incandidabile a quella carica. La legge Gelmini (art. 2, comma 1 lettera g) ) e lo stesso Statuto dell’Università prescrivono la rinnovabilità dell’incarico presso il Senato Accademico per una sola volta (e non per due!). Circostanza che toccherebbe altri componenti dell’organo di Ateneo, tra cui qualcuno molto caro ai veri dominus dell’Università, al secolo Arturo Pujia (figlio del compianto ed eterno politico democristiano Carmelo) e l’ex Rettore Aldo Quattrone. Insomma, altro casino all’orizzonte.
Difatti, in queste ore si ravvede in quel di Germaneto più di uno sguardo attonito in quanto un dipartimento di eccellenza come quello di giurisprudenza, beneficiario di milioni di euro di finanziamenti, rischia di diventare orfano di rappresentanza in Senato Accademico e rischia di rimanere mediaticamente sotto i riflettori per la sete di potere e i tentativi (vani) di forzatura di una direttrice e docente con la tessera del Pd.
Docente che, tra l’altro, ha recentemente fatto aggiungere una postilla sul sito web dell’Università per giustificare le mancate dichiarazioni degli incarichi politici ricoperti negli anni, nonostante l’Anac la smentisca nettamente. Quando la toppa è peggio del buco.
Il posto da ordinario per la moglie del Sindaco
E non è finita qui. Nell’Università di Catanzaro poteri, politica, rapporti e intrecci sono sempre in auge. Chi è la responsabile della ‘cooperazione scientifica e culturale’ tra l’Università di Catanzaro e le istituzioni? Beh, la moglie del sindaco Nicola Fiorita. Si tratta della professoressa associata di diritto del lavoro Maura Ranieri, il cui titolare della cattedra non è un anonimo docente, ma l’ex parlamentare del Pd in quota vescovo Bertolone, Antonio Viscomi.
Come collega di dipartimento della stessa Ranieri e dei vari dem Viscomi e Villella, c’è la professoressa Donatella Monteverdi che è anche assessora della Giunta Fiorita con delega ai rapporti con l’Università. Presente anche l’assessora comunale alla sicurezza Marinella Giordano che in Università è ‘Consigliera di fiducia’ dal giugno 2022. Insomma, un maxi intreccio foriero di potenziali conflitti di interesse e, perché no (non è di certo una anomalia in Calabria), magari scambi di favori.
Tant’è che di recente e dopo solo qualche mese dall’appoggio della Ranieri alla causa villelliana (la candidatura a direttrice di dipartimento), è arrivata la messa in programmazione di un quarto posto di ordinario di diritto del lavoro a favore della first lady catanzarese. Una strana coincidenza visto che il tutto è avvenuto in assenza di una programmazione reale ed organica (a ‘bocca asciutta’ è rimasto, ad esempio, il cosentino Marcello Mazzuca, pupillo del consigliere comunale e docente ex Pd Valerio Donato, al quale pure era stata promessa una ‘progressione’ essendosi elettoralmente dimostrato un ‘Villella’s Boy’).
Insomma, prima ancora dell’attivazione del corso di laurea in scienze politiche (per cercare di avere un nuovo indotto di studenti al fine di giustificare nuove poltrone per i docenti) pare si ravveda l’urgenza di dare alla ‘sindachessa’ la ‘corona’ da docente ordinario. Così fan tutti?
Nota di Francesco Pellegrini
La collega Bausone ha scritto un articolo sulle presunte manovre in corso per allungare le mani della politica sull’Università. C’è anche una specie di spy story. Il fatto che si citino gentili professoresse interessate a questa, ripeto, presunta manovra (se è solo presunta può essere smentita e la ospiteremo volentieri) spero non venga giudicata come altra manifestazione di sessismo . Non si giudica il sesso, ma la trasparenza e la legittimità delle ipotizzate manovre.
2 Comments
Ormai non mi stupisco più di niente. Complimenti ad Alessia Bausone per la precisione e puntualità delle sue inchieste.
Perché non mi stupisco?
Da quello che si vede e si sente (Santanchè, Meloni, ecc) sembrerebbe impossibile agire con trasparenza ed onestà e allora via, tutti a fare “benchmarking” con la speranza di migliorarsi anche tra i peggiori.
👋👋
Carriere universitarie in ascesa per intrallazzi politico parentali che agevolano incapaci ,inetti e presuntuosi saccenti semianalfabeti ….