I Nuovi Calabresi ha messo la centro del proprio interesse Cosenza, anche se i molti problemi che angustiano la nostra terra sono comuni e diffusi ovunque.
Perché questa scelta, che è politica e editoriale? Perché qui, nella nostra città, si è consumato un insieme di inediti, purtroppo solo negativi, che dall’osservatorio di Villa Rendano ci hanno consegnato un’immagine della città, di cui in tanti sono consapevoli anche attraverso il racconto della storiaccia della Fondazione Giuliani, che avremmo voluto non vivere in prima persona, appare più nitida, quindi più sconfortante e dolorosa.
Per il lavoro di giornalista e comunicatore, che pur convivendo con altri è stato quello che più ha segnato la mia vita personale e professionale, la realtà e non la sola immagine della mia città natale mi ha svegliato da un sogno, da ricordi lontani ma preziosi, che sono stati infranti nell’impatto con la realtà odierna. Cosenza che meritava il titolo generoso di Atene della Calabria in virtù di una storia secolare che le fece meritare il giudizio di Federico “perla dell’impero”, di una vivacità culturale non comune, di un ruolo che la rendeva non migliore ma diversa dal resto della Calabria, è un ricordo sbiadito.
Senza andare lontano nel tempo, Cosenza è stata la città che ha dato alla politica nazionale fiori di leaders, da Cassiani negli anni ’50, a Giacomo Mancini, a Riccardo Misasi, a Dario Antoniozzi Luigi e Fausto Gullo, a Cecchino Principe. E tutti loro non hanno badato al solo tornaconto personale, ma si sono comportati e impegnati perché alla Calabria e a Cosenza (non è strano che siano tutti cosentini a conferma di una centralità politica che oggi non è di nessuna città calabrese) fosse dato almeno una parte di ciò che per decenni era stato negato.
Per onestà occorre dire che questo degrado della politica interessa ormai tutta l’Italia, ma in territori deboli e inquinati da una presenza pervasiva della ‘ndrangheta esso pesa molto di più.
Non è un caso che la presenza nei governi nazionali, a parte il caso Minniti, si è ridotta drasticamente di numeri e di qualità.
Non cito i nomi che si piccano di essere non i rappresentanti dei cittadini, ma i loro “padroni” che dispensano favori, sempre meno per la verità, ma lasciano intendere che lo faranno se…
Fatte le debite eccezioni la nostra gente li disistima, li considera una presenza tossica anche se per una lunga storia di acquiescenza ai “padroni” pochi rendono pubblici e concreti, cioè produttori di effetti positivi i loro giudizi.
Ho una certa esperienza di vita politica, la comunicazione anche se lavori per grandi società ha sempre un connotato politico, che non è necessariamente settario o di parte.
Ma vi confesso che mai mi è capitato di vedere da presso la totale assenza della comunicazione e dell’informazione. Di 72 giornali calabresi, nessuno supera le 6000 copie vendute se cartacei, non fanno il loro mestiere, non perché manchino bravi giornalisti ma perché non conviene, troppo pericoloso, “chi mu fa fa”, e poi i calabresi non leggono. Ma la domanda è che cosa e perché dovrebbero leggere i giornali? Per conoscere cosa ha detto l’on., sen., ass., sind., gov., sapendo che al 90% sono parole vuote che non incontrano mai la realtà? La vicenda del nuovo ospedale di Cosenza di cui si ciancia da 20 anni, il tram dei desideri Cosenza Rende Unical, la realizzazione di impianti di depurazione che funzionino e non facciano finta di farlo, sono diventati solo un pretesto per decidere se e dove farlo, chi ci guadagna e chi ci perde. È un cinico e stomachevole gioco di società.
È ovvio, quasi inevitabile che un giornale libero, ma rigoroso come ICalabresi, che ha cestinato decine di articoli che avrebbero fatto bingo, perché non pubblicavo nulla che non si fondasse su fonti certe e verificabili, non dovesse vivere. E il fatto che si avvicinasse a fine 2022 a 5 milioni di visualizzazioni, con oltre 30.000 followers sulla rete, che avesse acquistato autorevolezza e credibilità al punto che alcuni articoli erano ripresi dalla grande stampa e che infine editrice e testata avessero il valore di mercato certificato pari a 500.000 €, tutto questo non era un successo ma “un danno per la Fondazione”, detto dall’attuale presidente prossimo becchino, perché sapeva che così facendo poteva illegittimamente prendere in mano il giocattolo e in più rendere un servizio alla cupola o alla cupoletta dei vari poteri occulti che stanno uccidendo la Calabria e Cosenza.
Se ancora l’assalto alla diligenza non è stato letale, credo lo si debba incredibilmente a I Nuovi Calabresi che da solo e senza mezzi ho voluto fondare scommettendo sul fatto che le centinaia di migliaia di lettori de ICalabresi si sarebbero resi conto che l’identità e la sfida per un giornalismo libero erano state assunte da un semplice blog, comunque non era morto per mani assassine.
Ma il racconto della decadente Cosenza e dei suoi arroganti padroncini continua.
Premetto che il danno irreversibile che ho avuto non è la perdita della Presidenza della Fondazione che era già prevista a breve per ragioni di salute (sulle quali rompendo lo schermo dell’ipocrisia dirò qualcosa che completerà l’identikit dei quattro traditori) ma la rottura irreversibile della relazione con la mia città natale.
Alla prossima.
1 Comment
Non andrò mai più a votare la Feccia comunista, la slaider come si chiama ..Lo vuole CAPIRE CHE LA CITTÀ DI COSENZA È RIDOTTA X COLPA LORO A UNA CLOACA.