Tra i più esagitati miei avversari si è segnalata una mia ex collega in FS. È stata “ricompensata”, dopo una serie di comportamenti ostili nei confronti di una brava collaboratrice, costretta a dimettersi dal capo abusivo Walter Pellegrini che simbolicamente ha replicato a parti invertite il gesto di Giuditta che decapita Oloferne. E in aggiunta anche con la vicepresidenza della Fondazione (carica non prevista in Statuto, ma fa niente in una vicenda in cui si è preso gioco di tutti i valori etici e giuridici).
La “colpa” della nostra collaboratrice assunta con il consenso formale del CdA è stata quella di ricordare alla suddetta Catanese che per collaborare a un progetto da lei proposto che comportava oneri aveva l’obbligo di riferire al Presidente dal quale dipendeva. Obbrobrio! Io, Catanese, ex dirigente di peso nelle FS, nota per il carattere asprigno (e infatti era la sola dirigente alla quale mi rivolgevo con il Lei), debbo sottostare al benestare del Pellegrini? Eppure questi l’aveva invitata a collaborare con la Fondazione avendo scoperto che era nata a Castrovillari lo stesso giorno 21 febbraio in cui ero stato calato dalla cicogna a via Piave a Cosenza, cancellando il ricordo della superficialità e freddezza dei nostri rapporti.
Falliti gli inviti a lasciare a me, che ne avevo titolo, di verificare l’accaduto ed eventualmente censurarlo. La logica paramilitare e gerarchica delle FS non era compatibile con il clima cordiale e informale di una Fondazione. Il progetto partì ovviamente con la sua direzione. Purtroppo problemi di salute la tennero a lungo lontana da Cosenza e la giovane dipendente prese in mano il progetto con report settimanali e poi l’ha portato a termine con successo. Non credo che WP abbia faticato ad assoldarla nella congiura. La vendetta femminile non prevede misura o ripensamenti.
Quindi in conclusione: la dott.ssa Catanese mi ha “punito” per aver difeso da un’ingiusta persecuzione una giovane brillante che è tornata a Milano, da dove era venuta, senza neppure salutarmi. Un piccolo record: penalizzato (si fa per dire) dalla vindice e dalla sua vittima. Non è il solo caso, il che mi fa pensare che a Cosenza, in mia assenza lunga quasi 70 anni, si è ribaltata la sequenzialità degli atti, quelli “buoni” almeno nelle intenzioni, sono cattivi e i cattivi diventano buoni. Non ho sufficiente tempo dinanzi a me per raccapezzarmi con il mondo cosentino tutto alla rovescia.