Il titolo è una piccola storpiatura del film Il Delitto perfetto, del 1954 con la regia del grande Hitchcock. Che di delitto si tratti – è un termine comprensivo di ogni atto lesivo della legalità e del Diritto – cercherò di spiegarlo in modo semplice per quanto è possibile.
Consultando banche dati giuridiche, siti specializzati e soprattutto la più recente e autorevole giurisprudenza ho rilevato con colpevole ritardo che l’avv. Santo Emanuele Mungari, consulente da anni della Fondazione (di solito il compito del consulente è quello di tutelare l’ente che lo paga, ma nella nota vicenda della Fondazione Giuliani, tutti hanno giocato la partita contro e non quella per) s’era costituito invece dell’Organo di controllo obbligatorio, che pur previsto, è rimasto vacante un inusitato Organismo di garanzia. Una collocazione monocratica, decennale con ampi poteri, il più importante dei quale era d’intesa con gli altri tre membri del CdA, sciogliere l’Organo consiliare e far fuori Il presidente e direttore generale, cioè il sottoscritto, senza motivazioni, sostituite da una montagna di falsità credute vere da quanti volevano accreditarsi con il mio omonimo, traditore all’ennesima potenza.
A parte le varie azioni legali che sono servite a smantellare quel castello di falsità tenuto in piedi con abbondanti dosi di livore e cattiveria, ho scoperto che l’Organismo inventato dal Mungari in assenza dell’Organo di controllo doveva rispondere agli stessi vincoli e alle medesime prescrizioni.
E così a ottobre o novembre del 2023 su sollecitazione della Prefettura di Roma, le cui competenze sulle Fondazioni erano state trasferite al Ministero del Lavoro e da questo delegate alle Regioni, il Lazio nel nostro caso, decido di presentare un Esposto che sulla base dell’assoluta e non sanabile incompatibilità di Mungari (un controllore che deve farlo per la Fondazione da cui è retribuito è una bizzarria inconcepibile) come recita l’art. 2399 CC.
Con grande correttezza il Direttore generale del Terzo Settore del Ministero invia alla sottostante Direzione Regionale una nota densa di prescrizioni che si concretizzano in una puntigliosa indagine di merito sulla legittimità dei ruoli assegnati dalla Fondazione.
La stessa Responsabile della Direzione Regione riprende le stesse prescrizioni inviate a me per conoscenza e tranquillità e alla funzionaria “responsabile del provvedimento” per combinazione dipendente della Giunta e non della Struttura tecnico -amministrativa. Dopo nove mesi vengo a sapere dalla collega che avevo incaricato di prendere informazioni su questo anomalo ritardo che a detta della funzionaria “per loro le carte erano a posto”.
Frase criptica? Quali carte? Quelle presentate dalla Fondazione per essere iscritta nel RUNTS, orribile traduzione di Registro Unico nazionale Terzo settore. Era stata fatta una inutile e non richiesta indagine formale “sulle carte” esaminate pochi mesi prima per ammettere la Fondazione nel Registro. Le prescrizioni chiare e non equivocabili che disponevano un serio e rigoroso “controllo di merito” che avrebbe subito rilevata l’incompatibilità pur mascherata di Mungari erano state ignorate. Da qui tre esposti con l’invito perentorio a fare ciò che era stato richiesto e non fingere di non aver capito.
Dopo una lunga telefonata ricevuta dal Direttore generale del Ministero che è servita a rinfrescare la memoria a tutti dopo pochi giorni ricevo a firma della Responsabile della Direzione Regionale – la stessa che aveva fatto sue le prescrizioni ministeriali – mi comunica che l’esposto dopo 9 mesi di nulla è stato respinto senza curarsi né delle disposizioni ministeriale e regionali che sburgiardavano la funzionaria finta tonta con l’art. 2399 del CC che non ha bisogno di interpretazione. Va solo letto e applicato senza possibilità anche per la Magistratura di derogarne.
Ricordo solo la conclusione tragicomica della Direttrice regionale o smemorata o dissociata, tra passato e presente.
“Con la presente, infine, si diffida chiunque a esplicitare attività diffamatorie nei confronti degli scriventi, ivi comprese quelle eventualmente diffuse a mezzo web, riservandoci sin d’ora di adire l’Autorità giudiziaria competente per la tutela degli scriventi e della Regione.”
Ora polemizzare con una persona in mala fede che prima cita la disposizione da lei sottoscritta di fare un verifica norma dell’art 25 CC e dell’art 90 Codice del Terzo settore e poi afferma che entrambi gli articoli non c’entrano nulla (l’art 25 cc tratta degli obblighi di correttezza e trasparenza degli Amministratori, e i quattro traditori non erano membri del cda e quindi amministratori?).
Siamo in presenza di uno stravolgimento doloso, un imbroglio come scritto nel titolo. Tra un quisque qualunque quale sono io e altri che sono coperti da ben altri poteri i funzionari regionali hanno scelto di non far arrabbiare questi ultimi, violentatori della legalità e di fregarsene del quisque che si batte da solo per la legalità.
È quest’ultimo un “eroe”? Niente affatto un fesso, un ingenuo in fase di declino terminale, uno che non ha mai violato la legge e le buone maniere. Ma con un difetto ineliminabile: è testardo come un mulo, se perderà con un’amministrazione marcia e una Giustizia a corrente alternata, passerà alla scrittura non su I Nuovi Calabresi ma con l’ingaggio di un’agenzia di stampa sui giornali nazionali, con l’affissione di manifesti nei luoghi che è difficile evitare, ecc.. ecc…
Intanto una nuova denuncia penale corroborata dal parere di un avvocato amministrativista – escludo il TAR del Lazio che mi obbligherebbe ad aspettare la sentenza tre anni. Troppo alla mia età e troppo per impedire lo svuotamento, la perdita irreversibile di credito guadagnato a livello nazionale ed europeo, di fatto la perdita di Villa Rendano, un edificio non sopravvive solo perché antico e bello, ma se ha vita, se ha un ruolo riconosciuto, una offerta civica e culturale di prestigio, non le marchette di un imbonitore indegno, imperdonabile, da isolare come un portatore di miasmi infettivi.