Per chi vive in Calabria è quasi inevitabile preoccuparsi di massoneria e ’ndrangheta che nel tempo sono confluiti in una specie di magma come dimostra il termine “massomafia” che la definisce. Riporto una lunga e illuminante intervista di Isaia Sales a cura di Pietro Spirito pubblicata da ICalabresi nel 2021 prima che il giornale venisse chiuso a seguito di una manovra di palazzo per defenestrare il sottoscritto Presidente della Fondazione che de iCalabresi era l’editore.
Isaia Sales ricordò che «la storia del rapporto massoneria-mafia è la sintesi dell’opacità del potere in Italia. L’opacità del potere ha permesso tante forme illegali e la mafia è una di queste, ma le classi dirigenti non hanno mai consentito ai criminali di essere gli unici monopolisti dell’illegalità. Anzi, l’hanno condivisa, l’hanno accettata, hanno stabilito delle modalità per servirsene, non l’hanno mai combattuta né al tempo stesso hanno accettato che i mafiosi fossero gli unici a utilizzarla. In questo atteggiamento c’è continuità nella storia italiana».
Conta più sfuggire alla legge?
«È stato affermato dalle classi dirigenti, fino ad una diffusione di massa, questo assunto: la legge dà potere quando la eserciti, ma dà più potere quando la raggiri. Ecco, da questo punto di vista penso che i mafiosi abbiano imparato dalle classi dirigenti. E le classi dirigenti hanno accettato la mafia come parte di quel mondo oscuro, opaco, con cui hanno costruito grandi architetture».
Paradossalmente in Calabria se vuoi avverti il peso che la massomafia esercita sulla società – politica, magistratura, sanità e borghesia professionale- ma puoi restarne fuori ed esercitando il culto proprio dell’omertà e del silenzio campi abbastanza tranquillo. Più difficile se sei un imprenditore soprattutto da Vibo Valentia in giù.
Ma se hai necessità di ottenere giustizia nei Tribunali locali le cose si complicano per due motivi. Non sai a chi tra i magistrati i PM in particolare si occuperà o non si occuperà della tua denuncia e anche rischi di affidarti ad avvocati che sono bene attenti a non pestare i piedi alla tua controparte.
In sintesi essere certo che otterrai giustizia è un gioco di bussolotti. E non basta essere una persona nota, che può pagare parcelle adeguate. È capitato al sottoscritto Presidente di un Ente no profit, direttore di un giornale libero di successo “preso per i fondelli” da avvocati autorevoli e con parcelle robuste.
Non è concepibile ed accettabile tutto questo ma proprio la manovra di palazzo portata a termine da quattro manigoldi ma protetti e sostenuti dall’esterno anche da PM idolatrati prova che non c’è limite all’indecenza.
Anche per questo I nuovi calabresi che ha preso il posto de ICalabresi replicandone il successo hanno deciso di pubblicare un numero speciale dedicato all’(in)giustizia che si accompagna naturalmente alla perdita di libertà, di possibile accesso a lavori qualificati, terreno di caccia di parenti di persone che contano, di leccapiedi e servi sciocchi.