Dunque, il giovane, ormai 22enne e laureato, già professore, supplente annuale, del Liceo Scientifico Righi al centro di Roma, collaboratore non retribuito (ma questo era senza alcuna importanza, lo aveva chiesto Giacomo Mancini per non “sfriculiare” la componente socialdemocratica del PSU, di antica e non rimpianta memoria) sta vivendo a tempo pieno la bellezza della politica, che a quel tempo significava partecipazione e fedeltà ai suoi valori, e intanto deve studiare dall’alba prima di andare a scuola e dopo una giornata piena come un uovo, dopo cena, con un amico, almeno fino a mezzanotte.
Quel giovanotto non faceva nulla che tutti gli altri non facessero. Lo studio era severo, la cattedra si conquistava con un doppio esame, abilitazione e concorso, e tutto il resto che pure era importante doveva convivere con questo impegno.
A me questo giovanotto con la sua storia di normalità (a quel tempo) fa pensare quanto siano ingiusti quei giovani, tra i quali metto le mie figlie, che parlano solo di “fortuna” della nostra generazione. Io non me ne sono accorto di essere stato fortunato e, lasciando per un po’ la storia fantasiosa del nostro protagonista, mi irrita e offende che un avvocato, che nulla sa, abbia scritto in un atto giudiziario che sarà valutato nel processo di “bramosia di denaro”. La storia che riprendiamo del nostro fantasioso protagonista proverà il contrario.
Dunque il giovanotto – saltiamo molti particolari anche per non annoiarvi e violare la cosa piu bucherellata che esista, la privacy – continua a darsi da fare dopo aver superato l’esame di abilitazione (il solo latino prevedeva la conoscenza di opere in latino antico, quella di opere per circa 20.000 versi – Eneide e compagnia cantando -, alcuni autori maggiori, metrica e altro ancora).
Ho fatto un calcolo e penso di potere dire che il programma dell’esame di abilitazione era 10/20 volte quello di tutto il triennio superiore liceale.
Il giovane ha la forza, la costanza, la consapevolezza che quel tempo richiedeva – non per ambizione ma per potere vivere e farsi una famiglia – e va avanti senza piangersi addosso.
Serve la Patria come ufficiale dell’Aeronautica, avrebbe diritto di scegliere la sede al termine dei tre mesi di addestramento alle Cascine a Firenze, in più il generale che comandava l’Ufficio storico lo aveva richiesto. Niente da fare. Il neo sottotenente era notoriamente un “militante socialista” e, in certi ambienti, la linea rossa a sinistra da non superare arrivava al massimo al piccolo partito repubblicano.
Non si meraviglino i lettori di questo racconto “di fantasia”, ma con i socialisti al Governo e l’on. Guadalupi del PSI sottosegretario alla Difesa (!!!) le cose andavano così. Certo aver fatto morire un partito in toto presentato come una masnada di corrotti, che erano le scorie molto marginali del recente passato, grida vendetta. E i socialisti o presunti tali di oggi à la page, addirittura muti quando si consuma uno “scandalo” davanti ai propri occhi (il riferimento neanche velato è alla scalata della Fondazione Giuliani) mi indigna. E lo scriverò e dirò se ne avrò la possibilità fino alla noia.
La storia del nostro ex ufficiale continua con poche varianti. I lavori di professore ora di ruolo, di giornalista, autore di testi trasmissioni di radio RAI (alla fine saranno oltre 1000, uno al giorno, un incubo), alla fine Consulente della SIP, come responsabile di fatto della Comunicazione.
A proposito di “bramosia di denaro”, da cui il nostro protagonista sarebbe stato e sarebbe, immagino, anche oggi preda, debbo fare una breve incursione nella vita privata sua e della giovane sposa, una ragazza, bella, buona, compagna insuperabile e meravigliosa per fortuna (questa sì fortuna) del giovane (poi mica “giovane” tanto essendosi sposato a 35 anni).
Lo stipendio che è misero ancor’oggi dei professori a pochi mesi dal matrimonio era di circa 550.000 lire al mese. Con la consulenza, ben pagata, a scadenza ogni fine anno, si poteva far fronte alla rata del mutuo (in quell’anno 1981, i tassi di interesse erano superiori al 20%, sempre a proposito di fortuna) che era di poco superiore a lire 500.000. Al netto della precaria consulenza, che difatti cessò due anni dopo, il bilancio familiare registrava per vivere un attivo di 30.000 lire.
Anche per un giovane marito poco bramoso di denaro – quello guadagnato con fatica e molto lavoro era indispensabile per campare anche da scapolo – una “scoperta” tardiva di questo tipo fa paura e infatti la sua ipertensione importante supera ogni limite. È la stessa cosa che, guarda le combinazioni della vita, sta accadendo anche a me, voce narrante, in un quadro di patologie che nel lontano passato non esistevano ancora, grazie anche o soprattutto ai cari e fidati “amici” collocatisi INDEBITAMENTE al vertice di Villa Rendano, dove sta tornando la banalità di presentazione di libri la qualunque, di confronto tra politici e sindacalisti che non sono propriamente degli attrattori di interesse, la caccia(ta) alle poche professionalità pregiate e meritevoli, mentre la città dei potenti, socialisti, si fa per dire, compresi, tace, “rosso” fermo, “giallo” fermo, “verde” fermo, come la magnifica imitazione di tanti anni fa di Prodi fatta dal comico Guzzanti.
Ma per oggi basta. La storia continua e si avvicina poco alla volta al nostro tempo.