Come potete leggere il prof. Fulvio Gigliotti, indispettito dal fatto che il PM di Catanzaro – la città dove miracolosamente si muove tra ali di cittadini ossequiosi ma a tre metri da terra per non confondersi con gli umani normali – aveva giudicato inesistente il carattere diffamatorio di un paio di articoli che ricordavano il suo record di velocità, in 6 anni da neoricercatore di Diritto della Navigazione a Ordinario di Diritto civile a Unicz, ha chiesto e ottenuto dalla Corte di Appello di Roma un supplemento di indagine. 12 mesi di “indagini” della Procura per leggere due articoli di una cartella ciascuno non sono ritenuti sufficienti. La decisione della Corte è semplicemente vergognosa ed io non mi presenterò in un eventuale processo, perché a quasi 80 anni ho le palle piene di cerchiabottisti, togati e non, mi è venuta voglia di ricordare come, quando e perché ho avuto la ventura di conoscere il baronetto catanzarese.
Una premessa, sempre per la fisima di trovare un pretesto di tornare in Calabria, a Cosenza, telefonai al prof. Dal Monte che avevo incontrato come Direttore delle Relazioni esterne su richiesta del presidente delle FS. Mi illustrò la sua creatura CIES che studiava i processi di cambiamento in atti nelle società maggiori pubbliche e private e dopo una verifica fatta con due miei colleghi per obiettività disposi un congruo finanziamento.
Salto il resto salvo rilevare che quando lasciate le FS telefonai a Del Monte era solo per sapere come avrei dovuto avanzare la mia candidatura per un incarico di fatto non retribuito all’Unical come professore straordinario. Un incarico di una decina di ore solo per attività didattiche minori.
Non ebbi naturalmente nessun incarico e non perché non avessi titoli abbondanti e qualificati, ma perché così usava nelle università dove la storia professionale, se ricca, faceva solo incazzare i fortunati prof., ma privi di meriti. E per non sembrare presuntuoso mentre l’Unical non mi filava de pezza la Società di Ingegneria delle FS Italferr mi chiese insistentemente di accettare di far parte di un team per un Progetto comunitario a Praga.
E di fronte alle mie perplessità – avevo lasciato le FS da poco e di mia spontanea volontà – mi misero all’angolo spiegandomi che i 10 punti del mio CV erano essenziali, come di fatti furono, per ottenere il finanziamento di UE.
Ma torniamo alla Calabria. Io ero laureato in Lettere perché volevo insegnare nei licei; ma per passione e anche autotutela entrato in FS studiai le principali materie di Giurisprudenza. Non mi preoccupai di formalizzarle tutte con gli esami perché inutili sino a quando per una forma di ripicca – non mi volete all’Unical avendone diritto e allora vado da studente all’Università di Catanzaro per sostenere i pochi esami non formalizzati.
Di male in peggio. Poiché a quel tempo una ridicola riforma prevedeva la valutazione del curriculum dello studente, fui obbligato a presentarlo. Non l’avessi mai fatto. Non per colpa mia il mio CV ridicolizzava quello pubblico dei professori di Giurisprudenza. E cominciò un penoso ostracismo per il quale per sapere a che punto fosse il riconoscimento degli esami di Lettere e parzialmente di Giurisprudenza dovetti andare da Roma a Catanzaro 9 volte perché la sola fonte informativa era la segretaria del Preside di Facoltà.
Arriva il momento di sostenere l’esame di Diritto civile, il cui titolare era il principino Tutù.
L’esame viene condotto da una giovane assistente che mi rivolge solo domande di diritto comunitario, che di norma non sono parte del Diritto Civile. Il caso volle che io per 7 anni, prima di dimettermi, fossi stato il Responsabile dei rapporti internazionali e comunitari, che erano diventati il focus del processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario in Europa. Oggi le ferrovie francesi fanno servizio in Italia e viceversa e allo stesso modo le altre ferrovie. Non ostentai la mia specifica competenza e pensai d’aver finito. A questo punto entra il principino Tutù che da distanza domanda alla sua assistente: Come è andato questo? (NdR signore adulto di circa 50 anni).
L’assistente biascica un… bbbene e il prof interviene per la prova del 9. Le mie riposte sono puntuali, perché avevo applicato il diritto nelle sue diverse discipline quanto meno per prudenza gestendo budget di centinaia di milioni. Ma il Gigliotti non poteva smentirsi dinanzi a una cinquantina di studenti e quindi non si sa perché mi assegna come voto 19, cioè uno più del minimo. Ed io reagii a modo mio. Con i ragazzi impalliditi e il gallo cedrone sommerso dagli insulti meritati.
Lasciai Catanzaro, sostenni gli ultimi esami in pochi mesi a Tor Vergata a Roma con tutti 30/30 ma il 19 del baronetto catanzarese mi impedì – senza che me ne dolessi – di ottenere il massino alla tesi.
Caso vuole che la tesi in Diritto civile trattasse dell’obbligo della “buona fede” contrattuale ed extra contrattuale, che combinazione, lo stesso argomento vissuto in diretta con i traditori di Villa Rendano. L’abuso di diritto per il quale è imminente la sentenza è una forma più grave di malafede e chissà che quel lontano scontro a Catanzaro non mi sia stato utile oggi nello smantellare la montagna di cazzate, di falsità di distorsioni e omissioni con le quali i quattro cialtroni avevano inizialmente ingannato il giudice.