Non cessare di denunciare la gravità di ciò che è stato fatto a Cosenza distruggendo di fatto una Fondazione privata e saccheggiando le risorse materiali e soprattutto immateriali di Villa Rendano – fuori le due sole eccellenti risorse professionali, distrutta la credibilità guadagnata presso importanti istituzioni culturali e museali in Italia e in Europa, sostituiti relatori autorevoli su temi strategici con la presentazione di un libro su Morano, peraltro con taglio casalingo – non è una forzatura. Come non lo è chiudere un giornale dalla sera alla mattina perché – questa è la convinzione che ho tratto dopo attenta considerazione delle ragioni inesistenti e false propinate dal figlio per me indegno del papà Luigi e della mamma Letizia – il successo anche economico ed editoriale de ICalabresi mettevano in risalto la bocciatura del progetto di Antonio Nicaso amico e coautore del procuratore Gratteri.
Per quest’ultimo ho solo ricordato la rottura di ogni rapporto anche epistolare con il sottoscritto (che non era un obbligo) e il silenzio tombale analogo a quello di tutta la Calabria.
Converrete con me che il fatto che neppure una voce si sia levata da 2 milioni e mezzo di lettori e da 30.000 followers – senza contare le migliaia di elogi sperticati compresi quelli dei traditori del CdA (escluso guarda caso il solo WP) nel corso di un anno – è una bizzarria sospetta.
Ora il Procuratore di Napoli che riceverà a breve un esposto su quanto accaduto, che può trattenere o inviare a Roma, potrà conoscere gli eventi incriminati che sono stati denunciati con singoli atti alla Procura della Capitale. Ma non Gratteri è il responsabile di una vicenda niente affatto minore e che ora rendo pubblica come “scandalo della città”, a partire dell’e-book.
Ma anche questo è difficile perché c’è un’indifferenza per i problemi della Calabria, considerati irrisolvibili anche per nostra colpa, e perché nella politica nazionale i parlamentari che in Calabria vengono omaggiati a Roma contano a ragione meno di zero.
D’altra parte che considerazione possono meritare se hanno ignorato due articoli e alcuni messaggi personali (Antoniozzi jr in testa) che denunciavano l’illegalità e l’arroganza messe in campo a Colle Triglio?
Se i calabresi si fanno rappresentare da mezze cartucce, da trasformisti e saltimbanchi (in senso tecnico) cosa possono aspettarsi?
È comprensibile che ICalabresi, fuori dal coro servile, dovesse morire. È meno comprensibile che i giornalisti che con me Direttore avevano realizzato un giornale apprezzato dalla stampa nazionale si siano piegati ad un accordo con il killer dello stesso giornale che ha tolto la libertà editoriale alla testata, data loro gratuitamente con un contributo una tantum di 80mila euro netti predeterminandone il fallimento.
Cosa farò io (ammesso e non concesso che interessi a qualcuno)?
Lascerò definitamente Cosenza, dalla pace maremmana scriverò articoli – e vediamo se qualcuno è disposto a versare anche 5 euro per renderlo possibile – produrrò e-book che costano poco o niente, ma sono di facile diffusione.
Sarò un cattivo ambasciatore della mia città che mi ha accolto con le lance acuminate pur avendo qualche merito nei successi di Villa Rendano e de ICalabresi, ma quale cattiveria maggiore e imperdonabile esiste di un consapevole investimento sulla mia salute fragile per un’auspicata scomparsa dalla faccia della terra (c’è una denuncia con codice rosso che è sotto esame del PM) o in subordine sulla mia non opulenza economica che non avrebbe consentito, come poi s’è dimostrato, di sostenere spese legali importanti? Ma ancora una volta l’arroganza li ha perduti: oltre la metà degli atti legali sono stati scritti da me e penso che non siano stati malaccio se un processo dato per morto è rinato a nuova vita e una citazione della “nuova Fondazione” infarcita come tutte di pure invenzioni, mancando di sostanza, è stata dal giudice civile inviata a quello penale che l’ha archiviata o appallottolata gettandola nel cestino dei rifiuti.
Non è mancata l’esibizione subdola di forza dell’avv. Mungari che ha firmato un’autocertificazione falsa per consentire a due funzionarie infedeli della Regione Lazio di respingere un mio esposto che INEVITABILMENTE lo avrebbe fatto decadere dal ruolo costruitosi per affossarmi per insanabile incompatibilità (art. 2399 CC).
Materia per scrivere ce n’è quanta ne voglio. Per sputtanare i traditori in una città meno pavida ancor di più. Per salvare la Fondazione, il suo patrimonio culturale, civico, museale nessuna possibilità. Cosa metterà l’ex Sindaco Occhiuto appeso ai cancelli chiusi di Villa Rendano, come ai tempi dell’abbandono da parte della proprietà? In attesa di un altro coglione che si faccia imbrogliare e metta sul piatto ora, se bastano, 16 milioni di euro.