Tutti i commentatori, politici e non, sbraitano giustamente contro le pesanti sanzioni a carico dei giornalisti che di sicuro ne limiteranno ulteriormente la libertà.
Si cita a raffica l’art. 21 della Costituzione che garantisce ai cittadini libertà di espressione e di pensiero, ma lo si fa soprattutto perché la crisi grave dei giornali cartacei rende molto meno generosi gli editori e meno protetti, perché meno utili, i giornalisti.
Ovviamente massima solidarietà ai colleghi che hanno scoperto solo ora l’art. 21 e il valore supremo della libertà, senza aggiunte.
Ma se si grida allo scandalo per i provvedimenti del governo, che sono sgradevoli ma non infondati, e spiegherò perché con un altro articolo, e si pretende che ogni giornale e ogni giornalista nel rispetto della legge sia tutelato, mi chiedo se questa pretesa si applica solo ai giornali cosiddetti grandi che – vedi il caso Calabria – di grande hanno solo il formato, mentre il numero di lettori va da 2500 a 6000 massimo.
ICalabresi strozzato in culla aveva 400mila lettori al mese, peraltro in crescita, cioè 13.300 lettori giornalieri di media. I Nuovi Calabresi, con un solo autore sempre presente e due colleghi non pagati, ha una media in crescita di 2500 lettori al giorno (tenendo conto che si occupa prevalentemente di Cosenza e provincia). Ma i numeri contano relativamente. Ciò che accomuna tutti, grandi, piccoli e piccolissimi, è la parità di diritti in linea con la prescrizione costituzionale.
Invece questo non è accaduto con ICalabresi a parte un’interrogazione parlamentare del sen. Morra e di altri parlamentari usciti da M5S.
E debbo confessare che contando sulla conoscenza, non amicizia, di moltissimi giornalisti – che sentivo e vedevo quasi ogni giorno quando dirigevo la comunicazione delle FS – ho scritto decine di denunce sul caso della Fondazione rubata e sulla chiusura fascista de ICalabresi.
Ecco faccio a memoria l’elenco di autorità, direttori di giornali, istituzioni locali e nazionali, pubblica amministrazione ai quali ho denunciato con ampie prove la vergogna che si era consumata a Cosenza: Presidenza della Repubblica (due volte), Presidente del Consiglio, Ministro dell’Interno, Prefetto di Cosenza (due volte), Direttore Corriere della Sera, che mi conosce, Direttore della Stampa pro tempore Massimo Giannini, che mi conosce, Direttore de Il Domani e il giornalista d’inchiesta Nello Crocchia, che mi ha chiesto documenti per scrivere un pezzo, Presidente dell’Ordine Giornalisti della Calabria, Agenzia ANSA che aveva collaborato con ICalabresi, tutti i parlamentari eletti in Calabria, membri del Consiglio regionale della Calabria, i principali direttori o editori dei giornali on line della Calabria.
Unica eccezione positiva la Cnews, per volontà del proprietario del Gruppo editoriale.
Ed anche il direttore di Iacchitè prima che mi riempisse di insulti per aver pubblicato un post di dissenso per la decisione dell’Ordine giornalisti della Lombardia di radiarlo.
La direttrice de Il Corriere della Calabria merita una citazione particolare. Mi aveva coinvolto nella giusta battaglia contro le querele temerarie. Ha avuto, lei sola, false espressioni di solidarietà e ipotetico appoggio – una furba operazione di marketing – e quando è stato chiuso ICalabresi s’è limitata a pubblicare l’annuncio stile minculpop dei farabutti.
Ho chiesto a un editore che stimo di poter pubblicare a pagamento un breve e innocuo redazionale su un quotidiano cartaceo e con cortesia mi ha risposto di no.
Dimentico molti altri, compresa la new entri nel PD della Josephine Cristallo che chiusa la parentesi delle sardine (una delle esperienze più insulse mai messe in campo) ha solo scritto “Leggo tutti i giorni I Nuovi Calabresi”. A Roma direbbero: “sti caz…”.
La verità che è emersa è che, a parte il menefreghismo dei potenti di cartapesta, il servilismo di molti, il leccaggio istituzionale che interessa quasi tutta l’informazione locale e da ultimo il fatto che della Calabria non se ne frega nessuno perché la considerano non a torto “inguaribile”, la scelta che quasi inconsapevolmente ho fatto “cioè far da solo senza attendersi aiuti da nessuno” è stata quella giusta.
Ci ho perso la salute e su questo è partita una denuncia penale, si è rotto il rapporto con la mia città natale irriconoscibile, ho speso soldi che non avevo per avvocati che ho scoperto o poco leali o poco professionali sostituendomi a loro con migliori risultati. Rimangono in campo una nuova azione penale per malversazione e false comunicazioni sociali che coinvolgerà più persone, I Nuovi Calabresi che stanno crescendo mese dopo mese e un libro che sarà promosso e distribuito in tutt’Italia.
Poi resto in attesa, non tanto delle sentenze dei giudici, ma dei provvedimenti amministrativi da parte di un organo che è il solo che sta facendo con rigore il suo dovere. E si pronuncerà credo a breve. Quel di cui sono sicuro è che lo sputtanamento, che deve diventare un marchio di infamia, ha avuto già un imprevisto successo. Se volete ne estraggo da una lunga lista di migliaia di commenti (fatto insolito per i calabresi che preferiscono l’ombra e il silenzio) alcune decine e mi darete ragione.