In queste settimane il caso della giornalista Cecilia Strada tiene giustamente banco. In questo caso l’Iran teocratico ha violato un bel po’ di “Diritti dell’Uomo” codificati a tutela dell’umanità. Tra essi ha stracciato il diritto alla libera informazione che nei Paesi totalitari, ma anche in quelli che si definiscono democratici, tra essi l’Italia, non gode di buona salute.
Non è un caso che I Nuovi Calabresi sotto la testata scriva “giornale libero di Calabria regione senza libertà”. Non è nemmeno una ridondante aggiunta perché la chiusura del primo giornale libero di inchiesta ICalabresi ha preceduto la nascita del nostro più modesto giornale.
Per non fare le solite chiacchiere senza senso riporto una lunga citazione di una pronunci della Corte Costituzionale:
In questo ambito, la visione del collegamento tra la libertà di informazione e le forme proprie di una democrazia pluralista ‒ la quale richiede un’opinione pubblica consapevole, cioè, anzitutto, informata ‒ hanno indotto la Corte, in particolare, a estendere la tutela apprestata dall’art. 21 Cost. dal profilo attivo della libertà di informare al profilo passivo della ricezione delle notizie, lungo le direttrici fondamentali del riconoscimento di un diritto a essere informati, da soddisfare con interventi positivi a opera dello Stato, e del pluralismo quale valore primario sotteso all’intero sistema dell’informazione idoneo a soddisfare detto diritto all’informazione, assicurando la possibilità di accedere sia ‒ nell’àmbito, essenzialmente, ma non solo, dell’emittenza radiotelevisiva di servizio pubblico ‒ alla pluralità delle voci presenti nella società (cosiddetto “pluralismo interno”, che diviene il principio alla cui stregua valutare la legittimità costituzionale delle disposizioni volte ad assicurare l’accesso e la “parità” tra le varie forze politiche nei programmi di comunicazione politica sia nel periodo non elettorale che, attraverso obblighi più stringenti, durante le compagne elettorali; ex aliis, sentenza n. 155 del 2002), sia a una molteplicità di fonti informative concorrenti (cosiddetto “pluralismo esterno”).
Ora passiamo ad un caso concreto, per il quale vi rinvio ad uno dei due articoli apparsi il 19 luglio del 2021, pubblico il mio che dovrebbe essere quello “incriminato”.
La Corte di Appello di Roma su domanda del presunto diffamato il prof. Fulvio Gigliotti dell’Università di Catanzaro ha annullato la richiesta di archiviazione decisa dalla Procura della Repubblica catanzarese, dopo aver trattenuto l’articolo per un anno.
Ho denunciato questa decisone cerchiobottista e scandalosa alla Procura Generale di Roma.
Ma preferisco riportare integralmente “il corpus criminis” e soprattutto la mia dichiarazione presentata alla Corte su mia richiesta dall’avvocato obbligatorio.
Eccola:
Dichiarazioni spontanee dell’avv. Francesco PELLEGRINI
La richiesta del prof. Fulvio Gigliotti che venga riammessa al giudizio dei Magistrati la querela presentata alla Procura del Tribunale di Catanzaro e da questa archiviata per due articoli pubblicati nel primo numero del giornale on line ICalabresi per diverse ragioni è Un unicum, che merita qualche considerazione che l’on. Collegio vorrà valutare.
La prima considerazione è piuttosto una domanda. Dove e perché il prof. Gigliotti ha trovato negli articoli “incriminati” motivi per sentirsi offeso? C’è qualcosa di falso o di diffamatorio nel ricordare, come ha fatto un bravo giornalista ora alla Gazzetta del Sud con fedeltà assoluta informazioni che sono reperibili su diversi siti relativi alla sua brillante carriera? È un’offesa ricordare che passare in soli sei anni da Dottore di ricerca di Diritto della navigazione a Ordinario di Diritto Civile, la cattedra forse più prestigiosa del dipartimento di Giurisprudenza è un evento non comunissimo?
È scandaloso scrivere che questa celerissima carriera, senza spostarsi di un km da Catanzaro e dalla sua provincia, è stata favorita come è prassi non sempre censurabile da un docente autorevole e stimato? Ed infine arrivare su proposta di una forza politica a sedere sui banchi del CSM dove s’è occupato anche di vicende spinose di un magistrato poi espulso dai ranghi della magistratura è una anomalia offensiva?
Le stesse domande possono essere poste dopo la lettura dell’articolo a firma del sottoscritto Direttore Responsabile del giornale, che pure essendo un giornale di inchiesta, libero e non manipolabile da forze esterne, non ha ricevuto alcuna querela di cui come è noto si fa un uso smodato.
Allora, se neppure l’archiviazione di un PM che non ha avuto timore di contraddire un autorevole professore a Catanzaro dove egli vive, insegna, gode del rispetto ossequioso dei cittadini, facendo il proprio dovere senza timore reverenziali è vissuta come un ardita prova di arrogante indipendenza dovremmo punire centinaia, migliaia di Magistrati.
E l’art. 21 della Costituzione è un falso introdotto clandestinamente dai padri costituenti? E il prof. Guido Alpa che è un giurista d’eccellenza è stato un asino perché per ottenere la stessa cattedra del prof. Gigliotti ha dovuto attendere 14 anni, più del doppio di quelli che sono serviti al docente catanzarese.
Insomma con il metro del Gigliotti che non può accettare l’oltraggio che gli è stato comminato come fosse un comune cittadino rispettoso della legge da un PM evidentemente non timoroso – e Dio sa quanti sono i magistrati timorosi – in diversi tribunali del Sud Italia e della Calabria in particolare – dovremmo affermare che chi fa di mestiere il giornalista – nel mio caso per amore della giustizia anche avvocato – dovrebbe scrivere solo di banalità, non nominare invano potenti o presunti tali, insomma scrivere articoli che nessuno di buon senso leggerà mai.
In questo caso posso essere un testimone attendibile: come Presidente di una Fondazione con sede legale a Roma e operativa nella storica Villa Rendano a Cosenza ho pensato che fare un giornale libero ma rigoroso nel valutare le fonti in una regione dove il giornalismo libero non lo trovi nemmeno per sbaglio fosse necessario e opportuno. Ha avuto in un anno un successo in termini di lettori e di apprezzanti del tutto imprevisto. Cosa succede in questi casi? I giornalisti di quel giornale si aspettano le lodi del proprio editore, in questo caso la Fondazione con me presidente.
Niente affatto, un membro del Cda, da me nominato come tutti, dice che “ICalabresi è un danno per la Fondazione”. Sembra una battuta, è invece l’inizio di una manovra per far fuori il presidente e chiudere senza pudore un giornale che la stampa nazionale aveva definito “il miglior prodotto editoriale nato in Calabria”. Forse in questa “soluzione” il prof. Gigliotti si sentirebbe a suo agio. Io non mi vergognerei e rifarei ciò che ho fatto. Fondare un nuovo giornale I Nuovi Calabresi che senza una redazione e senza collaboratori disposti a lavorare gratis, quindi in pratica quasi un solo autore, che si chiama come me, sta replicando il successo del progenitore mentre il suo direttore ed ex presidente è impegnato in tre o quattro processi civili e in potenziali processi penali affidati alla maestria dell’avv. Palleschi a seguito di 5 mie querele denunce.
Con molto rispetto per l’on. Corte io non ritengo che debba difendermi perché il prof. Gigliotti che avevo conosciuto all’Università Magna Grecia di Catanzaro e non avevo particolarmente apprezzato ha deciso che una condanna deve esserci altrimenti che figura fa con i suoi numerosi estimatori in quel di Catanzaro.
Ringrazio i sigg.ri Giudici per la libertà datami di non ricorrere alla ipocrisia e alla prudenza.
Facilito il compito al superman Gigliotti con quest’articolo. Provi a far valere il suo prestigio che vuol dire potere a Catanzaro, dove vivaddio esistono procuratori onesti e liberi al pari dei Giudici.
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Ci sono dei lettori che o non capiscono o non vogliono capire. Si domandano: chi ha ragione, cioè chi è l’ebete che si oppone al buono, leale, generoso e protetto da santisubito togati che è omonimo dell’ebete n.1?
È una domanda legittima perché solo un altro ebete e delinquente (ripeto delinquente a beneficio di auspicata querela) può fare la più grossa porcata d’Italia (persino in Calabria) e pensare di farla franca. E allora per aiutare i dubbiosi su chi sia ebete o meno riporto a valle dell’articolo qualche nota sul signorotto catanzarese, che ho avuto il privilegio “da esaminando” di mandare a fare in c… – se volete sarò un narratore fedele – l’altra perla dell’ebete bis tris – la riassumo per non tediarvi. Il Cda, cioè l’ebete e i complici, hanno deciso che la manleva – per intendersi la garanzia totale di essere tenuto indenne da querele ad cazzum in quanto direttore responsabile de ICalabresi dal primo luglio 2021 al luglio 2022, NON VALE PIU’ per l’articolo più innocuo mai scritto su signorotto uscito il 19 luglio 2021 perchè… all’ebete traditore piace fare così. Abbiamo quindi una querela ad cazzum e un mallevatore ad cazzum. In tutto questo abbiamo anche un giudice romano ad cazzum. Ora solo dei soggetti ad cazzum non hanno capito che a 79 anni avendo sempre rispettato la legge e non ad cazzum mai cederò a professionisti del culto persecutorio ad cazzum.
Ora mi permetto chiedere al Procuratore Gratteri che ha il dono della competenza e della credibilità se pensa di proteggere l’ebete ad cazzum imbroglione, traditore, distruttore seriale di enti no profit, di giornali ben fatti e liberi, ecc… ecc… e ora interprete analfabeta del diritto (“ammia a manleva nun mi piacia cchiù”) che non la farà franca perché a me a 79 anni mal portati non me ne frega nulla dei personaggetti ad cazzum.
Spero quindi che oltre la denuncia penale il residuo modesto buon senso convincano una volta per tutta che l’assalto al “tesoro” che doveva restare coperto da montagne di falsi, invenzioni, diffamazioni, protezioni, ecc… ecc… è FALLITO e lo dico prima della sentenza del Giudice, perché la pubblicazione integrale degli atti che farò a parte il pecorume irrecuperabile sarà un saggio non sulla malagiustizia, al momento non manifestatasi, ma sullo strupro alla giustizia, alla verità, alla nobiltà di un dono fatto ingenuamente alla propria città da Sergio Giuliani con la complicità di un ebete come il sottoscritto ma colpevolmente onesto e altruista.