Gli amici e lettori de I Nuovi Calabresi sanno che scrivendo della Fondazione Attilio e Elena Giuliani e della sua sede a Villa Rendano, in realtà, intendiamo riflettere sulla città di Cosenza, sull’affidabilità degli impegni assunti dall’ex Sindaco Occhiuto e quindi dalla città tutta per indurre il fondatore Sergio Giuliani all’acquisto della Villa non previsto, per recuperare con un atto donativo un edificio tra i più belli e rappresentativi al patrimonio architettonico della nostra città.
Il tema non si è posto solo ora, dopo che quattro consiglieri infedeli hanno “occupato” la villa, ne stanno modificando il progetto che l’accompagnava e che è importante quanto l’edificio, hanno al momento tradito le indicazioni del fondatore su chi e con quale impegno ineludibile dovesse succedergli al vertice della Fondazione.
Non è un problema solo formale e di poco conto perché una cosa è un atto di generica liberalità, un’altra è la “donazione” di fatto anche se non formalizzata in presenza di un notaio di un intero patrimonio, materiale e immateriale, risorse economiche e risorse affettive, nei confronti dei genitori che il fondatore ha voluto ricordare con il nome della Fondazione e nei confronti della città che molto riottosamente gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
C’è da chiedersi se venisse spesso meno l’affidabilità del “donatario” di fatto, in questo caso la città di Cosenza e i suoi amministratori e cittadini, come è accaduto in modo eclatante con l’arrembaggio piratesco di Walter Pellegrini e soci, ma non solo, chi mai rinuncerebbe quanto meno a cautelarsi a tutela del proprio dono e delle proprie aspettative?
Noi a Cosenza abbiamo un bell’esempio di mecenatismo con il cosentino Bilotti e i suoi eredi che ha “donato” molte opere di artisti importanti consentendo alla città di dotarsi di un originale museo all’aperto nel centro della città.
Come riconoscimento della scelta compiuta dal mecenate cosentino gli sono state titolate piazze e altri luoghi della città.
Ma senza che venisse meno la liberalità che ha ispirato Bilotti, egli ha scelto la forma del comodato gratuito delle opere, cosa che può essere considerata non lontana dalla proprietà solo giuridica di Villa Rendano e in più ha accompagnato l’arricchimento culturale del MAB con un protocollo molto stringente, da quel che sappiamo, avendo la Fondazione donato i supporti informativi per le opere esposte, che vincola il Comune ad una serie di obbligazioni che garantiscono la coerenza tra le aspettative del mecenate Bilotti e la loro effettiva tutela.
Insomma se il Sindaco o altri amministratori volessero “fare i furbi” la città dovrebbe smantellare il Museo all’aperto perché privato delle opere mal tenute.
L’indifferenza della società civile specie sul versante delle istituzioni, della politica e della cultura che ha accompagnato l’azione di rapina compiuta a Villa Rendano non si sarebbe potuta permettere tanta arroganza.
Non voglio personalizzare queste considerazioni, ma come ho scritto dell’ex sindaco Occhiuto, oggi sugli scranni di Palazzo Madama, così debbo fare con il Sindaco Franz Caruso.
Favorito da una simpatia reciproca, spero, in nome della condivisione dei valori del socialismo riformista a Cosenza esaltati dalla figura di Giacomo Mancini, quando sono stato “fatto fuori” dalla Fondazione con una congiura che colpiva al cuore non me personalmente, ma le ragioni stesse della creazione della Fondazione, condivisa con ruoli diversi ovviamente da Sergio Giuliani con il suo patrimonio e da me con il mio impegno, competenze professionali e gestionali (quindi non assimilabile ad un alto funzionario licenziato perché ingombrante per il suo omonimo che sulla mia lontananza da Cosenza aveva scommesso) scrissi un messaggio al Sindaco silente che diceva “Forse ti è sfuggita la notizia che dei cialtroni hanno organizzato una manovra per avere mano libera su ICalabresi. Non credo che sia una notizia da prima pagina, ma da commento del sindaco forse sì”.
Altri ostentati silenzi l’avv. Caruso ne ha avuti ma non è stato il solo. Tutta la crème de la crème politica ha fatto lo stesso in prima linea come al solito la coorte piddina che accompagna (o guida?) il Sindaco. Disinteressati i giornali calabresi quasi nella totalità, hanno fatto spallucce i cosiddetti intellettuali rintanati al Campus di Arcavacata come fosse Fort Apache.
E l’elenco potrebbe continuare ma basta una parola: tutti.
Il problema quindi non è Villa Rendano, ma Cosenza che a parte una piccola minoranza non si esporrebbe mai con un giudizio di dissenso. ICalabresi piacevano, era (e spero che torni ad essere) il più autorevole perché libero, aveva raggiunti milioni di lettori in un anno.
Solo in pochi si sono sdegnati per chiusura di fatto del giornale e naturalmente per il “licenziamento” del suo fondatore e Direttore responsabile. La grande maggioranza è passata dai complimenti alla riservatezza estrema.
Come concludere allora? Cosenza ha i politici che si merita, ha gli amministratori e le elites, molti con il grembiulino nero alla vita, che si merita, anche se tutto questo sta soffocando la città e la Calabria. Walter Pellegrini è la soluzione al problema, il quasi omonimo Franco Pellegrini e purtroppo per lui il generoso Sergio Giuliani, anche da morto, sono il problema.
Ma questo è facile da risolvere. Appena possibile, fatto il mio dovere per far punire dai giudici l’allegra combriccola che sta facendo la sola cosa che sa fare, la caccia ai dipendenti più qualificati, il ripristino della passerella per inutili dibattiti sul nulla, lascerò la mia città natale. Intanto per portarmi avanti con il lavoro tra il serio e il faceto ho chiesto al Sindaco se non sia possibile in via eccezionale cambiare allo stato civile il luogo di nascita Cosenza con Vipiteno (Bolzano) a una manciata di chilometri dal confine.