Anche noi abbiamo scritto che le periodiche “proposte di riforma della giustizia” alla fine della fiera sono soprattutto “lotte di potere” tra toghe e politica.
Ci sono – come ovvio – sia da un lato sia dall’altro settori e persone che sono veramente interessati a dare ai cittadini un vero, affidabile e celere “servizio giustizia”. Ma le motivazioni di fondo sono quasi sempre racchiuse in una domanda: Ma ci guadagno io o loro?
Lasciamo da parte i commenti, gli studi, le discussioni alate che capiscono solo gli addetti ai lavori. Facciamo – come si dice – un breve e disordinato “elenco della serva” per grandi voci.
Obbligatorietà dell’azione penale
Significa che se al PM (di loro si parla) arriva una denuncia non palesemente infondata lui (lei) ha l’obbligo di prenderla sul serio facendo fare i primi accertamenti alla Polizia Giudiziaria.
Nella realtà – salvo che non ci sia di mezzo un morto ammazzato o un quintale di droga – i tempi di attesa, sui relativi fascicoli, in molte regioni italiane, è come fosse scritto: mai!
Poi c’è (una volta c’era ancora di più, al tempo del Giudice istruttore, oggi GIP) la discrezionalità, la furbizia, l’interesse in senso lato. Ricordo al tempo del cosiddetto “scandalo delle lenzuola d’oro” alle Ferrovie guidate da Coletti, Direttore generale “socialista” cioè di destra, ma iscrittosi per convenienza ad una sezione del PSI retroattivamente del Reatino in modo da potersi dichiarare “vecchio compagno” – ne ho conosciuto a decine e sono stati il cancro del PSI – e Ligato, presidente DC.
Il PM aveva chiesto al Giudice istruttore di far arrestare, se non Coletti, alcuni dirigenti a lui vicini. Il Giudice Squillante, poi arrestato per corruzione, fece come il mago Zurli (a quel tempo spopolava sulla TV dei ragazzi), fece una cosa semplicissima: cambiò l’ordine dei fascicoli, quello dei “socialisti fasulli” finì in fondo al cassetto e chi s’è visto s’è visto. Intanto per prudenza un dirigente più a rischio e immancabilmente democristiano mascherato da socialista s’era fatto ricoverare in clinica per “lunghi accertamenti”.
Per la cronaca in quel caso la Procura della Repubblica si incazzò e chiese e ottenne per ripicca l’arresto di 5 membri del CdA, uno per ciascuno dei partiti rappresentati.
Presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio
Oggi va molto di moda. La Santadechè per stare al sicuro con i suoi amici/nemici lo va dicendo in tutte le lingue anche perché con quella bocca, con quel cognome (dell’ex marito) che suona bene, con i tacchi 12 e l’amicizia dell’altro cuneese Briatore, lei si dimetterà solo a condanna definitiva, cioè mai.
Fateci caso: cercate su Google condannati anche in appello, ma non ancora in Cassazione iscritti nella “categoria potenti, ex potenti, potenziali ricattatori” che abbiano passato un giorno in galera. Non ne troverete neppure uno perché, si sa, per costoro tempus fugit.
Faccio l’esempio di uno che per non macchiarmi la coscienza mi spinse a dimettermi a 54 anni, il noto distruttore seriale di grandi Società Pubbliche Cimoli. Che io ricordi fu obbligato a lasciare dopo le FS, con un sacco di soldi l’Alitalia almeno 15 anni fa. Condannato poi in Appello, reinviato a nuovo giudizio credo ancora non celebrato, in sintesi libero e immacolato e quasi sicuramente prescritto.
Di queste amenità giudiziarie se ne avrò il tempo farò una specie di rubrica quasi fissa.
L’ho detto che è una specie di “conto della serva”, ma vi assicuro che contiene più verità che un baule di alcuni magistrati idolatrati che a dire il vero – così dicono – non hanno bauli ma banche dati ben fornite.
Sapete perché poco saggiamente non riesco “a lassa perdere” con i Walter Pellegrini, soci e protettori pure togati? Per almeno tre ragioni: ho avuto una lunga e non marginale esperienza (per alcuni ho avuto ruoli di potere a mia insaputa), ho una buona professionalità da giornalista, e anche una buona conoscenza del Diritto. E poi… soprattutto le mani pulite, certificate anche dai Servizi segreti, per cui più mi attaccano con cattiveria arroganza e sicumera più mi incazzo come dicevano i latini usque ad mortem.