Vista l’importanza che Mario Occhiuto ha avuto e ancora ha nella politica e sullo scacchiere del potere cosentino, anche quello “chiacchierato”, è bene riservargli un’attenzione particolare.
So di ripetermi, ma a questi fini mi sembra opportuno non vagare con un orizzonte indefinito ma riferirci al ruolo che l’ex Sindaco ha avuto nell’acquisto non previsto di Villa Rendano e poi nella sua appropriazione “indebita”, che ha, sul breve termine, l’effetto di cancellare missione e prospettive definite dal fondatore Sergio Giuliani e da me e, sul medio e lungo, quello di condurre alla fine della Fondazione con tappe sulla banalità della sua offerta culturale e civica, sulla sua irrilevanza, per approdare al traguardo dell’inutilità che significa per una Fondazione la sua fine.
Non ripeto ciò che ho scritto più volte sull’inizio di questa storia divenuta grazie a Walter Pellegrini e soci (mandanti compresi) una “storiaccia” che fuori Cosenza non interessa a nessuno, perché “della Calabria nel Paese non se ne frega nessuno”.
Vi anticipo che su questi articoli che dedicherò a Mariuccio nostro cercherò il massimo della chiarezza, ma non posso evitare qualche citazione o riferimento giuridico, che scoraggiano pigri e farabutti dall’accusarmi di scrivere falsità, che è il campo privilegiato dal neo presidente abusivo WP.
Cominciamo con citare proprio Mario Occhiuto che ha scritto “Infine ricordo, per quanto riguarda la Fondazione, che sono stato il sindaco che ha prontamente recepito la volontà dell’apertura della sede (che all’inizio era stata prospettata come donazione) indicando l’edificio e interloquendo con Italgas fino ad accompagnarvi a Napoli per le trattative dell’acquisto.
Tutto vero a parte quel riferimento alla donazione frutto di amnesia che non è passata nemmeno per la mente di Giuliani.
Quel che ricorda correttamente il Sindaco del 2012, è una forma di cooperazione tra pubblico – il Comune di Cosenza, quindi non solo il Sindaco del tempo, ma anche l’attuale – e privato che si qualifica come rapporto di “sussidiarietà”.
E qui è inevitabile una definizione puntuale: la sussidiarietà orizzontale (ndr c’è anche quella verticale che a noi qui non interessa) prevede che per la sua realizzazione si instaurino rapporti fra soggetti pubblici e soggetti privati in vista del perseguimento di un interesse comune ad entrambi, l’interesse generale.
L’acquisto voluto e condiviso anche nella fase iniziale della trattativa con la proprietà di Villa Rendano rientra perfettamente in questa definizione.
Ora un altro riferimento normativo, l’art. 55 del Codice del Terzo Settore che dice, a ulteriore chiarimento di cosa comporti per le parti contraenti la sussidiarietà quanto segue:
In attuazione dei principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità, omogeneità, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità ed unicità dell’amministrazione, autonomia organizzativa e regolamentare, le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nell’esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi e dei servizi nei settori di attività di cui all’articolo 5, assicurano il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore, attraverso forme di co-programmazione e co-progettazione e accreditamento.
Sottolineo le parole: co-programmazione, co-progettazione, accreditamento.
Non trovo invece queste parole: scalata ostile, sotto forma di favoreggiamento e partecipazione, stravolgimento della missione e della gestione conforme alle indicazioni “anche di ultima volontà” del fondatore non derogabili dal suo successore alla Presidenza Francesco Pellegrini (ndr quindi Walter Pellegrini hi cazz’è?).
Che qui sia sia in presenza di un patto di sussidiarietà non c’è dubbio – lo conferma con le sue parole l’ex Sindaco – che la sussidarietà comporti una relazione corretta, necessaria e utile al soddisfacimento dell’interesse generale, è scontato.
Quindi il Comune di Cosenza, oggi in persona del Sindaco Franz Caruso, è venuto meno colpevolmente ad un patto che la parte privata ha onorato con risorse superiori 13 milioni di euro e con la creazione a Villa Rendano, ristrutturata radicalmente e divenuto polo culturale, museale in modalità multimediale (Iscritto nel Registro Nazionale dei Musei), sede di concerti, corsi formativi specifici, seminari ed altro ancora.
Anche di questo dovranno rispondere in sede giurisdizionale, ma anche politica e mediatica i sigg.ri Sindaci – peraltro per diffuso convincimento pappa e ciccia tra di loro – Mario Occhiuto e Franz Caruso.