Il 22 luglio Iacchitè senza nominarmi ha parlato di me, e io manco me ne ero accorto. Forse è colpa del caldo o forse è che colpa della nausea che mi accompagna non ricordo se dal 30 maggio dell’anno scorso quando quattro traditori si papparano, per fame di tutto, la Fondazione Giuliani con la sua Villa Rendano, o se dal 19 luglio quando come primo atto sospesero senza dirlo al direttore responsabile ICalabresi, giusto un anno dalla sua nascita.
Immagino che molti abbiano letto Iacchitè, che sorprese ne tira fuori a bizzeffe, interessando molti cittadini e facendo incazzarne altrettanti. Chapeau!
Per i pochi che come me non l’hanno letto cito fedelmente:
Sì, insomma, lo stesso professore (ndr Nicaso) con cui Gratteri scrive e fa ricerche. Professore che era stato incaricato su suggerimento di Walter Pellegrini di preparare il progetto per un mensile cartaceo di inchiesta con la testata Calavria. Quel progetto poi abortì e nacque la testata iCalabresi che dopo i brevi fasti iniziali è finita in malora e da un anno quasi esatto (è scaduto il 19 luglio) ha beneficiato di un ulteriore contributo della Fondazione Giuliani tanto cara a Walter Pellegrini, che probabilmente continuerà – magari riveduto e corretto – anche per un altro anno per la gioia di quei 3-4 giornalisti rimasti “fedeli” a Walter Pellegrini e che lo hanno aiutato a cacciare il precedente direttore non gradito nonostante fossero… parenti. E in questa vicenda c’è anche lo zampino di Mario Occhiuto. Perché dove c’è un fallimento Occhiuto non manca mai. Ma questa è un’altra storia…
Tutto vero o quasi. Non è vero che “ICalabresi” dopo brevi fasti finì in malora”. Un cavolo, brevi fasti e malora: ICalabresi aveva avuto un successo imprevisto, milioni di lettori, libero, autorevole, alle soglie dell’autofinanziamento. Non era andato in malora, l’ha ucciso (esistono anche assassini di libertà) un mio omonimo, prego non parente, perché di parenti serpenti ne ho già tanti.
Ora, purtroppo, leggo che i miei redattori “tre o quattro rimasti fedeli a Walter Pellegrini lo hanno aiutato a cacciare il presidente direttore non gradito nonostante fossero… parenti”.
Ripeto, omonimi che è già troppo e imbarazzante.
Non posso credere che Camillo Giuliani che sarebbe naturalmente diventato direttore responsabile al posto mio si sia macchiato di quest’infamia. Sono propenso a crederlo per Alfonso Bombini, che manco mi saluta, e per Saverio Paletta, che ho stimato molto come giornalista e persona colta, ma, nel tempo, poco o niente, come persona e basta.
Non mi sorprende affatto “lo zampino” che definirei piuttosto lo “zampone” di Mario Occhiuto che lo ha scritto (per la verità ha scritto di me “bene, bravo” e poi l’esatto contrario, nulla di strano perché il personaggio è volubile, non proprio esente dalle bugie secondo convenienza). L’ho scritto su I Nuovi Calabresi ricordandogli che a lui dobbiamo l’acquisto e il recupero di Villa Rendano e pure la sua prevedibile fine.
E giacché si parla di Antonio Nicaso, ottimo saggista e giornalista, ma anche creatore della testata cartacea Calavria, che non abortì ma fu bocciata soprattutto da me perché a mio parere “impresentabile” – succede anche ai “grandi” come lui –. Voglio ricordare che in una lunga telefonata non proprio amichevole è arrivato a dire che due columnists USA sentendo il mio nome o forse il mio profilo antropologico simil lombrosiano avevano esclamato: go away (traduzione: scappa lontano da questo killer) e non bastassero gli yankees un noto (a lui) dirigente sindacale gli urlò “Antò ma lassa perde quel rissoso bastardo”.
Confesso che a parte l’aggettivo di rompipalle – che io considero un complimento – nessuno mi ha mai considerato un pericolo pubblico.
Sia per presentare il giornale che si votava al culto della legalità, sia per non perdere la faccia con un magistrato che come tutti ammiro, avevo chiesto a Gratteri di ricevermi. E lui cortese come sempre mi rispose di raggiungerlo l’indomani a Catanzaro. Poi ricevuto la risposta non sono più riuscito a contattare il superprocuratore. Chissà perché?
Insomma debbo essere grato a Iacchitè che mi ha ricordato eventi ormai lontani, ma attualissimi, e mi ha dato materia per confermare senza indugio alcuno che Walter Pellegrini e soci (tutti scelti da me per la fiducia che nutrivo per loro) è stato l’autore della più ignobile porcata della mia vita che con maiali mi sono spesso trovato vis à vis; che Mario Occhiuto è stato il più autorevole supporter della porcata e siccome in politica nulla è gratis mi chiedo quanto contino per lui certe amicizie ineccepibili e autorevoli del Walter traditore; che dietro Mario Occhiuto c’è stata e c’è una classe politica e dirigente marcia.
Troppa grazia per paura di un giornale on line e per un anziano cosentino che è stato fregato dal troppo amore per la sua città natale, che non è quella che lui ricordava ma una specie di Gomorra bruzia.