Leggo come al solito, per quanto possibile, i commenti degli amici che leggono e seguono su I Nuovi Calabresi il racconto di quel che accade in Calabria e in particolare a Cosenza, scritto in piena libertà – e già questo è un “privilegio” non gratuito che mi sono preso – e mettendo al centro Villa Rendano e la Fondazione Giuliani. Non perché sia l’evento principe di questi due anni, ma perché esso può essere la cartina di tornasole per spiegare, soprattutto a me stesso che a Cosenza sono tornato solo a oltre 70 anni, e capire che diamine è oggi diventata la mia amatissima (in passato) città natale.
Ma non voglio ripetermi e d’altra parte per tutto agosto ci saranno più di dieci nuovi articoli (capitoli, potrei dire, del citato “racconto”) e non potendo contare sulla preziosa collaborazione dell’amico toscano, al quale debbo buona parte del successo di questo giornale (sì, è un giornale perché la differenza tra blog e giornale è di fatto la registrazione al tribunale o meno. Vedo che ICalabresi ora in altre mani da mesi scrive “in attesa della registrazione da parte del Tribunale di Cosenza”) cercherò di rimediare con post e con storie.
Ora qualche considerazione in libertà e sincerità.
Quando il 30 maggio 2022 quattro persone che per la fiducia e i rapporti antichi avevo chiamato a guidare la Fondazione dando loro ampie deleghe (ma mi hanno accusato in mala fede “fai tutto tu” dimenticando che Mungari è un avvocato che vive ed esercita a Roma, Gambaro nefrologo all’Ospedale di Verona, la terza Catanese di norma vive a Roma e purtroppo per molti mesi è stata tenuta lontana o ferma dalle condizioni di salute. Ha solo avuto il tempo di prendere di mira una giovane nostra brava dipendente venuta da Milano fino a quando ne ha ottenuto “la testa” con false dimissioni) è stato compiuto un vero e proprio “colpo di palazzo” stile Niger per essere sull’attualità.
Non ho esitato a rivolgermi ad avvocati, uno dei quali stimato e sincero amico, perché da giurista – è la mia seconda o terza passione – davo per scontato che solo la Magistratura poteva rimediare al fattaccio.
Primo errore: è così dove i processi durano il giusto, ma i due processi da me attivati a Roma (evitando accuratamente il Tribunale di Cosenza) per quanto i magistrati non stiano perdendo tempo daranno un verdetto se va bene a quasi due anni dal fattaccio.
Ma c’è un mio secondo errore: immaginare che Walter Pellegrini che è “pappa e ciccia” con politici/politicanti, massoni deviati, bellimbusti purché utili potesse avere la solidarietà di tre compagni d’avventura senza aver prima contrattato come Giuda il baratto “fai quel che vuoi della Fondazione, fregatene del fatto che Giuliani su sollecitazione di Occhiuto sindaco ha acquistato Villa Rendano con il suo patrimonio e quel “coglione” di cugino Franco Pellegrini con la fissa della amata città natale ci ha speso fatica e salute per darle un identità e una missione”.
Ciò significa che ai piani alti del potere, alti ma maleodoranti, si è deciso che presa la Fondazione si dovesse stroncare il giornale ICalabresi che era e si proclamava libero e in più aveva avuto una diffusione e un successo imprevisto. Hanno pensato “i padroni” vu vida ca mò cridano veramente che a Calabria pò essa libbbera”.
E infatti senza perdere tempo ICalabresi sono stati bloccati e chiru fitusu di Walter Pellegrini ha avuto a faccia tosta di dire che era stato nu danno pè a fondazione e mò vò da mia ca pagu nu saccu di sordi pure per l’assunzione da guagliuna milanese.
I miei ex bravi colleghi e collaboratori, ai quali ho ritirato la mia stima e amicizia, dicono che non è vero, ICalabresi oggi loro proprietà (un bel regalo visto che la testata da sola vale, certificata, almeno € 250.000,00) sono vivi, vegeti, liberi come le rondini. Sarà sicuramente vero ma nella nota di WP a commento del bilancio 2022 e delle magnificenze inventate in una condizione di etilismo acuto / da mbriachi, leggo …la Calavria srl – editrice interamente posseduta dalla Fondazione con una rivalutazione patrimoniale € 20mila a € 250mila – è stata sciolta e posta in liquidazione ed ha ceduto la testata ICalabresi a una nuova società composta dai (tre redattori precedenti, NdR) per evitare contenziosi e per valorizzare le attività istituzionali (della Fondazione che in teoria non c’entra nulla con la nuova Srls) ha stipulato un contratto con la nuova società per la realizzazione di servizi giornalistici in favore della Fondazione per un importo iva inclusa (????) di € 100.000,00 in ragione di un solo anno”.
Questa funzione di “servizio” è classica di un House organ (giornale di promozione e informazione aziendale) nulla di disdicevole, ma come può essere libera la scelta editoriale con queste direttive?
Questi i fatti che NON SONO IN DISCUSSIONE. Resta come reagire. Io ho scelto la strada della denuncia alla Magistratura civile, ma ora con un autorevole avvocato toscano sto lavorando ad una denuncia penale pepata e documentata alla Procura della Repubblica di Roma.
Ma vi confesso che non ho alcuna fiducia, non perché non abbia ragione, ma per la mia poca stima di alcuni, non pochi Magistrati e perché in questa vicenda si vedono gli esecutori materiali ma non i veri protagonisti che non possono perdere la faccia e creare il precedente di un cittadino libero, non ricattabile, non vile (sparargli alle gambe come ha scritto tra il serio e il faceto un giornalista in privato non è elegante).
Dovrebbero capire, specie le persone oneste che sono ideologicamente e culturalmente vicine, non complici, di certi ambienti, che la sola soluzione meno dannosa per Cosenza è che WP e soci vengano accompagnati alla porta visto che i quasi 250mila lettori (il solo articolo oggi in apertura) sarà letto da almeno 8000 persone in tutt’Italia, per quanto mi riguarda non ho alcuna voglia di tornare a Villa Rendano se non da visitatore, e dare la guida e il futuro della Fondazione che non ha risorse per vivere da sola a lungo a personalità affidabili, oneste, generose con la città.
Con questa serie di articoli (cinque in tutto) che sbugiardano, come altri, Walter Pellegrini che si dà come missione principale della Fondazione di essere “pappa e ciccia” con i soliti noti, chiamati impropriamente soggetti istituzionali, che in 10 anni abbiamo sollecitato invano per non lasciare sola la Fondazione Giuliani, in un Paese civile dovremmo poter denunciare i fatti al Tribunale penale. Ma siamo in Italia e sebbene si dica che la Legge è uguale per tutti, la replica di Davide contro Golia è difficile. Chi crede che vinca sempre il “buono” contro il “cattivo”?
È più vicino alla verità chi è scettico e non ci crede. Personalmente confido un po’ di più nell’informazione fondata come questi articoli sui verbali del Cda della Fondazione dal 2011 al 2021.
Ma non al punto da pensare, come avevo ripetutamente scritto, che personalità stimate e rappresentative di tutte le opzioni politiche, culturali e ideologiche, purché non inquinate dal malaffare, dovrebbero farsi avanti per salvare dal saccheggio morale e fisico Villa Rendano, che questo appello venga accolto per “salvare l’onore e l’immagine di Cosenza”, sarò retorico ma è meglio che essere gonzi, perché non mi risulta che in Italia che non è da tempo culla del diritto e della libertà democratica sia mai accaduto che un ente no profit venga dato in mano, non per valorizzarlo, allo stesso politico che l’aveva proposto e sostenuto con un patto non solo tacito di reciproca lealtà. Non è mai accaduto che un giornale libero e vincente fosse chiuso contro ogni logica come nel ventennio o nella Russia di Putin. Non era mai accaduto, credo, che un avvocato consulente giuridico della Fondazione divenisse il regista di una conquista illecita. Come credo non sia mai accaduto il record della falsità raggiunto da Walter Pellegrini che replicando le parole dette con profonda sincerità dal padre il carissimo Luigi passasse dall’autodefinizione di fratello a livido e bugiardo nemico. Perché? Perché dopo aver gustato il (modesto) piacere di fare il ras pagato di Villa Rendano non ha accettato che il legittimo responsabile (non capo perché in un ente no profit di “capi” non si dovrebbe parlare) tornato a Cosenza gli togliesse, né funzioni né compensi, ma il monopolio dell’egomania e del narcisismo.
1 Comment
Interessante la lettura mai risvolti finali non li ho capiti
SergioAbonante