Prima di muovere accuse agli altri è buona cosa interrogare se stessi e riconoscere i propri errori se non vere e proprie colpe.
L’ ho sempre fatto, anche con un eccesso di severità, ma temo con poco profitto.
Quando ho assunto la guida della Fondazione – in pratica poco dopo l’acquisto di Villa Rendano – mi sono posto l’obiettivo di dare alla città un’offerta culturale e civile di qualità, coinvolgendo nei convegni, seminari, attività varie personalità italiane e straniere che potessero essere un vero valore aggiunto. Non li enumero perché, mai immaginando di convivere con Giuda, i documenti io li lasciavo o li portavo a Villa Rendano. Non li camuffavo e li rendevo indisponibili anche per le esigenze legali.
Ricordo una lectio magistralis di Franco Cardini di eccezionale interesse, la presentazione del Progetto di recupero e rilancio di Matera, fatto dal suo principale protagonista, la conferenza della leader tedesca del movimento femminista europeo e molti altri.
Da una mia idea è nato Consentia Itinera che la direttrice ha poi portato al successo anche internazionale.
Inutile dire che ad alcuni di questi eventi c’erano quattro gatti perché l’interesse prevalente era quello di far vedere al relatore cosentino di turno che lui c’era.
E ricordo – come mi fu detto da WP – che alla presentazione di un opuscolo ciclostilato sul centro storico scritto da un giovane virgulto, di madre non so se rotariana o qualcosa di simile, erano intervenute circa 300 persone.
La mia venuta a Cosenza mi convinse che se non volevo che Villa Rendano sparisse definitivamente dall’orizzonte (come mi avvertivamo molte persone) dovevo affrontare le criticità più gravi ed evidenti di Cosenza: tra queste in primo luogo un’informazione vera, necessaria alla nascita di un’opinione pubblica (“assente” nel giudizio di Da Milano) che restituisse almeno in parte la vivacità politica civile e culturale del periodo manciniano. Il mio “errore” è stato non quello di fare un giornale libero, non manipolabile, rigoroso nella selezione delle fonti, del tutto diverso dai giornali e giornaletti programmaticamente inutili, ma di aver sopravvalutato Cosenza divenuta grigia, dimessa, intimorita e di conseguenza avere sottovalutata la forza di una “santa e becera alleanza” tra cascami della politica, massomafia, giustizia chiacchierata, una classe appunto di intellettuale o semplicemente colta il giusto ma passiva e gregaria. La scommessa poteva andare male come erano andati male i primi libri di una collana editoriale divulgativa, sulla Metro leggera e sulla Grande Cosenza, di cui si parlava e si parla tanto per dire. Ma sarebbe eventualmente accaduto per nostra e mia incapacità.
Non mi sono posto il problema che un giornale oltretutto coronato da successo e divenuto autorevole desse tanto fastidio alla cupola del potere. Tanto meno mi ero immaginato che quelli che avevo voluto con me e con deleghe vere nel CdA della Fondazione si rivelassero spregevoli, ripeto spregevoli traditori, e che gli stessi colleghi che avevo scelto per ICalabresi e ai quali ho assicurato tutto ciò che avevo promesso si buttassero fuori della barca con il capitano, cioè il direttore, ancora per tre settimane a bordo senza ricevere alcuna comunicazione a parte le PEC deliranti e frutto di crassa ignoranza del maggior beneficiario della Fondazione tale WP.
Perché ricordo cose note mentre ero partito dall’idea di parlare dei cosiddetti intellettuali calabresi – tema importante che mi è stato suggerito dalla lettura di un grande antropologo e intellettuale, di pasta molto diversa da tanti “colleghi” serventi del potere?
Perché siamo prossimi alla fine, di questo si tratta, se andate a leggere il “programma” 2023/24 di Villa Rendano siamo al livello della fiera di San Giuseppe, merce buona per palati rozzi e utili a realizzare “la missione”che i nuovi si sono dati: “avere rapporti privilegiati e continui con le forze politiche e sociali della città”.
Cioè mettersi “a disposizione” senza se e senza ma dei becchini di questa città.
Oltre tutto ignorando che nel 2018 feci un’ampia relazione al CdA ed enumerando le decine di intese, possibili collaborazioni, convenzioni andate tutte “in vacca” per la colossale presa per i fondelli delle controparti anche istituzionali.
Un anticipo. In occasione di un mio ritorno breve a Cosenza avrò modo di conoscere e condividere la nuova azione legale sulla madre di tutti gli inganni, la decisione condivisa e resa possibile in una prima fase dal sindaco Occhiuto di Villa Rendano, non prevista, che da padrino è diventato il direttore lavori del suo smantellamento.
Poi torneremo a scrivere d’altro.