Quando succede che, al netto del tradimento di quattro manigoldi, perdi quello che con fatica e entusiasmo (altalenante) hai costruito non da solo ma con altri importanti o più importanti di te devi chiederti cosa hai sbagliato.
Per la verità se si vince tutti assieme si dovrebbe dire anche si perde tutti assieme. Nel caso che tutti conoscete è vera la prima parte, ma non la seconda.
Cerco di essere chiaro: senza Anna Cipparrone, ci sarebbe stato il successo che è il museo multimediale Consentia Itinera dal quale sono derivati come rami di un albero tanti altri frutti, mostre d’arte, un festival internazionale della musica di Rendano, un corso breve ma non banale di educazione all’ascolto della musica classica, laboratori ludo-didattici frequentatissimi dai bambini con le loro mamme? No di sicuro. ICalabresi con me direttore e fondatore sarebbe stato il successo che è stato, in barba all’affermazione oscena di Walter Pellegrini che esso “era stato un danno per la Fondazione”, senza i redattori Camillo Giuliani in testa, ma tanti collaboratori di grande qualità? Ancora una volta no. A settembre potrò finalmente spiegare ciò che solo da poco ho compreso.
Allora poiché non credo che il fato (anche se sembra vero) sia contro di me la domanda da porsi è la seguente: quale errore è stato il più grave tra i tanti che inevitabilmente si compiono?
Ho sopravvalutato Cosenza e i cosentini quindi i calabresi che meno conosco da Catanzaro a Reggio.
Non ho preso sul serio la definizione di Atene del Sud – è uno slogan del tutto inappropriato nel presente, molto fondato nella storia medievale e rinascimentale della città.
Consentia Itinera è nato nella mia testa come l’inizio di un processo identitario che la scomparsa prematura del prof. Roma, il papà della brava pianista Daniela, ha impedito parzialmente.
Anziché elevare a mito identitario il barbaro Alarico al quale, solo a lui, doveva essere dedicato un apposito Museo (non si capisce con quali reperti, quali opere, quali prove tangibili) o citare Rendano, di cui la stragrande maggioranza non ha mai ascoltato una composizione, o il grande filosofo Telesio del quale grazie al prof. Ordine, anche lui scomparso prematuramente, sappiamo qualcosa in più il progetto identitario sotteso a Consentia Itinera era ben più ambizioso. E senza la collaborazione del gallese cosentino John Tramp e della prof.ssa sua consorte non saremmo andati oltre la banalità.
Allora perché ho sbagliato io? Per malafede, per ignoranza, per cattiva gestione? No, no, no – queste sono colpe imperdonabili di Walter Pellegrini con i suoi complici interni e i suoi supporters attivi o omissivi Mario Occhiuto e non scandalizzatevi e non gridate allo scandalo, di Nicola Gratteri, magari a sua insaputa (lo capirete a settembre).
I miei errori più gravi sono stati altri: aver creduto che Mario Occhiuto non osasse sconfessare se stesso da padrino entusiasta di Villa Rendano a suo killer. Errore grossolano se solo mi fossi ricordato dell’aggettivo “cazzaro” che Iacchitè ha coniato per lui.
Aver pensato che tutta la città e tutta la provincia di Cosenza avrebbe vigilato sulla sicurezza e sul rispetto per un progetto culturale, civile, museale e editoriale non comune per una piccola città di provincia meridionale. Le personalità straniere più prestigiose sono venute a Cosenza grazie alla presenza di Unical e in parte non modesta per quella di Villa Rendano.
E ancora: aver creduto che la pavidità omertosa fosse comprensibile in Aspromonte o nel Vibonese o nella Locride ma impensabile a Cosenza, “la città del nord collocata a sud”.
Ultimo, per ragioni di brevità, avere creduto che tutti i colleghi e collaboratori della Fondazione e de ICalabresi si sarebbero comportati con “intelligenza”, uso la parola giusta che non è “fedeltà” o “solidarietà”. Sono stati poco intelligenti perché non hanno ritenuto più utile restare uniti contro gli aggressori – non a mio vantaggio (tutti sapevano che volevo a breve lasciare prima la presidenza della Fondazione – e il nome l’avevo già in mente, una personalità stimata e nota – e avrei lasciato la direzione responsabile a Camillo Giuliani, riservando a me per il tempo possibile quella editoriale).
Ero credibile? Sarebbe bastato ricordare che per non accettare un’operazione che consideravo un grave imbroglio e un danno per il Paese, voluto dall’Amministratore delegato di FS per un patto politico che era per lui, un totale incapace, distruttore seriale di grandi Società, dopo FS Alitalia, un’assicurazione di lunga vita nel potere, ho lasciato a 54 anni un ruolo dirigenziale di primo livello e una retribuzione che mi avrebbe accompagnato per altri 12 anni, fino alla pensione a 66 anni. E come non bastasse ho fatto cadere una proposta o un’eventualità molto probabile del Presidente delle Ferrovie Francesi, Luis Gallois, di una consulenza pluriennale fattami nel corso di una telefonata mentre ero in Maremma a provare a fare il Cincinnato calabrese.
Siccome le affermazioni vanno provate tornerò sul tema, che titolerei “Il grande imbroglio per amore di Genova e indifferenza per il resto d’Italia”. A settembre.