Sono passati quasi due anni da quel CdA della Fondazione Giuliani nella quale quattro traditori – che non chiamo emuli di Giuda, perché secondo quanto scrive in un suo bel romanzo lo scrittore israeliano Amos Oz, il Giuda del Nuovo Testamento tanto deprecato è stato in realtà il discepolo che più di tutti cercò di salvare Cristo dalla morte in Croce.
Quindi non Giuda o emuli di Giuda ma solo ignobili traditori, violatori della legge, dello Statuto della Fondazione, della memoria di un vero amico come Luigi Pellegrini, dell’elementare rispetto dei valori di umanità.
Ma questo è ormai noto. L’operazione di rapina che ha avuto mandanti, complici e protettori diffusi non è riuscita perché era stata data come sicura l’omertà (che non è mancata), ma anche la clandestinità dell’operazione. Non avevano previsto il successo diffusionale de I Nuovi Calabresi e la prossima pubblicazione di un libro che sarà per una metà una rappresentazione veritiera ma severa della nostra regione e soprattutto di Cosenza (nel titolo compare la scritta “buchi neri”) e per l’altra metà scritta da un amante generoso e benevolo milanese, Giuliano Corti, che rivela le “stelle”, che pure offuscate dai citati buchi, esistono e ridanno onore e dignità alla Calabria. Il libro non parla molto dello scippo di una Fondazione e dello strangolamento di un giornale ICalabresi che solo un cialtrone mio omonimo ha osato definire “un danno per la Fondazione”.
Il danno irreparabile fatto alla città, alla sua identità, alla sua immagine l’ha fatto lui con la complicità cinica e incomprensibile degli altri componenti della “banda Bassotti” cosentina.
E allora lasciamo il linguaggio aulico degli atti giudiziari che ho scritto da solo quando ho capito che alcuni avvocati erano avvoltoi camuffati da nobili pennuti – di cui al momento debito farò il nome o i nomi -, lasciamo il linguaggio comunque codificato degli articoli che ho scritto a centinaia su I Nuovi Calabresi e usiamo il linguaggio semplice, quasi popolare, con ricorso quando serve al nostro dialetto cosentino che non sarà bellissimo ma è chiaro, senza ambiguità e senza posticce eleganze.
Ho detto ad un caro e autorevole amico che senza gioia il libro che sarà promosso e presentato in tutt’Italia – I Nuovi Calabresi hanno oltre il 50% dei lettori residenti da Roma in su, non tutti nativi, ma tutti legati da qualche bel ricordo alla Calabria migliore, quella delle “stelle” appunto, diventerà una denuncia pubblica della nostra città declassata da Atene del Sud a “città ‘ndranghetista” dal giornalista Leporace, non un pericoloso sovversivo.
E allora prima dell’uscita del libro il 13 giugno non si sa se, come richiesto, in una sala delle istituzioni locali Comune, Provincia, ecc…, perché la stupidità e l’arroganza di certi personaggi pubblici potrebbe negarcele, dando una magnifica spinta di marketing al libro, che potrebbe essere accompagnato da una frase del tipo: “Questo libro non è stato presentato solo a Cosenza per volontà dei suoi padroni o becchini”.
Diamo fiducia ai suddetti padroni per generosità e raccontiamo la sintesi ridotta all’osso di cosa è avvenuto dal 30 maggio ad oggi.
Chiri jurnu u Cosiglio d’amministrazione avia previsto ca si approvassero i cunt da Fondazione dell’anno prima. Ma di chissu nessuno sinni futtia.
I quattro consiglieri prima fecero scrivere su u verbale ca per approvare i cunti abbisognava capire nu dubbio “tecnico”. Pua u jornu dopo hanno cangiato idea – ma erano d’accordo da prima – e hanno dittu ca non l’approvavano i cunti mancu letti quindi sinni ivanu e così faciano cada buratti e burattini, cioè a mmia presidente.
Io ho sempre sentito dire fin dalla visita militare parrannuu cu nu psicologu che madre natura m’avia fatto intelligente, pure troppo, ma s’era scurdata di mintirci na poco di furbizia e di prudenza.
Quindi hanno vinti sti figli ‘ndrocchia. Ma fino a nu certu puntu. M’hanno votato le spalle quasi tutti in primis i giornalisti de ICalabresi – nu dann oper la Fondazione cume disse un fetente omomino – ca per la prima vota in Calavria erano stai assunti a tempo indeterminato, cioè ca non putiano essere licenziati a capocchia, ed erano pagati di cchiù ca au Corriere o a Repubblica.
Mò u pozzu dire: ma chi cazzu l’ha dittu ca io mi facia futtere da quattru fetenti a Cusenza dove era turnato per respirare aria di casa pulita?
Insomma dopo tanti misi cu processi tutti ancora vivi e non vegeti – uno perso per essere pagato pura io come Direttore generale per la imbecillita da giudice (celle dittu in faccia cu na pec) e per l’ignoranza dell’avvocato toscano ca pensa ca Cusenza è uguale a Grosseto ca non tena mafiusi, politici da quattro sordi, giornalisti ca per quattro sordi si fanno pecure.
Ora e cose stannu cangiandu anche picchi na poca di prudenza ma signu accattata, l’avvocato mu faccio da sulu (e signo miegliu di chiri ca ti vonno futtere sordi e tiempo), le puttanate iCalabresi d’oia nunne le ponno cchiù scrivere anche picca nun li leia nessuni e soprattutto nu omonimo di m… nun po’ diventare presidente suli “picchi li piace”. Si facissi piacire n’atra cosa e cussi sa fa dare dall’amico du core Occhiuto o s la frica come fanno tanti a Cusenza. Povera Cusenza!
Spero di non avere troppo storpiato il mio cosentino che avevo quasi dimenticato. In meno di 4 anni l’ho un po’ reimparato, avevo bisogno di più tempo per saperlo scrivere e parlare, ma alcuni cosentini, non pochi, non l’hanno permesso. Ed ora quando questa storiaccia finirà, con i “cattivi” che saranno cacciati dalla Villa depredata a “calci in c…”, non sarò a Cosenza, ma non faccio programmi a lunga distanza.
Non drammatizzo, ma la condizione di invalido, che un tesserino che porto con me ricorda, non mi consente di pensare in grande.
1 Comment
Bravo insisti per fare trionfare le tue ragioni.Io ti leggo sempre.Una città in mano a gente come gli Occhiuto è una città persa e irrecuperabile.Ma è la Calabria in generale che è ormai un corpo esausto privo di vitalità ed in preda ad emorragia migratoria delle migliori intelligenze che altrove fanno emergere le loro qualità.