Mi sono dovuto forzare per scrivere gli articoli che oggi sono pubblicati e che sono stati utili per far conoscere ai capi dei Gruppi politici della Camera e del Senato che esiste un “caso Cosenza” da tempo e pervicacemente ignorato, sia a livello nazionale sia a livello locale – ignorarlo fa comodo, non si esce dal giro che conta, avvocati e esperti di finanza e imprenditori ci guadagnano, i traditori come Walter Pellegrini e soci non sono presi a calci in culo e comunque isolati, politici come Mario Occhiuto ridiventano statisti da ex sindaco che appena eletto veniva ricordato – una modalità per me inaccettabile – solo “perché pieno di debiti” e Franz Caruso a cui andrebbe vietato l’uso del termine socialista, perché i socialisti hanno fatto errori e sono stati cancellati come forza democratica e progressista, si sono dimenticati Pertini, Nenni, Mancini, Brodolini e una classe dirigente di prima qualità per ridurre tutti a delinquenti e ladri.
Franz Caruso non è delinquente e ladro, è peggio: è inutile, un clone di sindaco, un frequentatore seriale di Villa Rendano che è attualmente un “corpo di reato” in senso tecnico giuridico.
Ho deciso di continuare, almeno con I Nuovi Calabresi, di alzare il tiro della denuncia, di mettere da parte in attesa di sentenze e accertamenti amministrativi l’assalto a un ente no profit, di prendere di petto il vergognoso “caso Cosenza”. Non avrò seguito? Non piacerà perché non vedere e non parlare è molto più comodo? Non ci sarà se richiesto l’aiuto anche economico modesto? Ne trarrò le conseguenze.
Cosenza è grigia, spenta, complice in buona misura. Lo sarà sempre di più e non basterà avere un’informazione penosa, una vocazione ovina, una omertà di fatto per stare tranquilli. C’è una linea rossa che se superata persino nell’Italia odierna non sarà perdonata. Idioti sì (molti), vili tanti, onesti e non timorosi cittadini ancora pochi, gregari e complici della massomafia no. È troppo per l’Italia dell’autonomia differenziata. Se non vi piacciono queste parole ditelo liberamente. Lascio tutto, dimentico con fatica la mia terra e la mia irriconoscibile città natale, faccio finta che la cicogna s’è sbagliata confondendo via Piave dove sono nato con il Piave che attraversa l’alto nord. E mi convinco che sono nato ai confini con l’Austria.