Il nostro “bramoso”, a cavallo tra realtà e fantasia, esce di scena.
Siamo alla fine del nostro “viaggio” e giunti quindi al presente, che vede un dono fatto alla città da Sergio Giuliani con il recupero di Villa Rendano diventare preda dei destinatari sbagliati e comunque non voluti dal mecenate.
Quando si compie un’azione che non ha motivazioni vere e verificate, come nel nostro caso – come anticipato stiamo preparando un numero de I nuovi calabresi per provarlo senza possibilità di smentita – si compie un illecito. Se poi lo si fa a danno di una Fondazione no profit e si straccia il patto stipulato con la città e con i suoi Amministratori l’illecito diventa quasi profanazione, perché la volontà manifestata anche con atto pubblico non può replicarsi con un defunto. Accade così per gli “atti di ultima volontà” che il Codice protegge in modo particolare.
Ma al termine di questa carrellata, che ha avuto momenti di stanchezza, concediamoci qualche riflessione senza troppe remore.
Quando c’è un comportamento infedele e irrispettoso delle aspettative di viventi e scomparsi, come il fondatore Giuliani, ci sono responsabili, ma soprattutto effetti sgradevoli e pregiudizievoli.
In primo luogo per la nostra città, che non per colpa dei suoi cittadini ha violato il “patto” di cui ho fatto cenno.
Se il Sindaco del tempo arch. Occhiuto, che ha proposto e accompagnato il cambio di direzione con il quale era nata la Fondazione – sostenere economicamente il Comune per intervenire su beni pubblici altrimenti lasciati nel degrado – virando con Villa Rendano verso obiettivi più complessi e ambiziosi, non dovrebbe darne conto anziché sedere in quel CdA con il suo Pellegrini preferito?
Visto come sono andate le cose, al momento, bisogna dire che ha avuto ragione il mecenate Bilotti, che ha dato in comodato opere di artisti importanti con il quale è nato il MAB e ha accompagnato questo gesto generoso con condizioni che ne garantiscono la corretta gestione e la fedeltà alle aspettative del donante.
Quando abbiamo proposto al Comune di Cosenza di realizzare a spese e cura della Fondazione Giuliani i supporti informativi plurilingue per una visita di turisti e non più appagante – lavoro svolto con diligenza e professionalità da una nostra giovane collaboratrice, ripagata con forzate dimissioni, con una straordinaria inversione tra meriti e demeriti, Comune e Fondazione hanno dovuto concordare con un familiare del mecenate ogni passaggio, cambiando e ricambiando secondo le direttive che erano dettate legittimamente.
A me personalmente è stato rimproverato di essermi fidato di alcuni amici, a cui era giusto dare il più ampio credito, facendo della buona fede una specie di colpa o indice di stupidità.
Ma con tutto il rispetto per l’ex Sindaco, ma anche per l’attuale Sindaco che è stato spettatore silente dell’“oltraggio” non è stato violato una specie di “patto d’onore” con l’assalto a Villa Rendano?
Lo avrebbero potuto fare con il mecenate Bilotti?
Il secondo effetto negativo della scalata a danno di un bene privato e vincolato da precise direttive del Fondatore, note e stranote a tutta Cosenza, si manifesterà quando qualche altro mecenate o solo amico della città vorrà fare qualcosa di utile ed importante per la città. Si dovrà fidare del Sindaco di turno o dovrà seguire con ancor maggiore prudenza la scelta saggia di Bilotti?
Le parole di elogio che seguono e che I Nuovi Calabresi hanno pubblicato come memento erano sincere, come voglio credere, o solo una modalità del politichese?
“Sento di dovere esprimere i miei sinceri complimenti al presidente Sergio Giuliani e al direttore generale Francesco Pellegrini per l’encomiabile attività di rivitalizzazione culturale svolta in questi anni dalla Fondazione Onlus Attilio e Elena Giuliani”. Ad affermarlo è il sindaco e presidente della Provincia Mario Occhiuto. “Magari – aggiunge il primo cittadino – ce ne fossero di personalità come Sergio Giuliani nella nostra società. A quest’ora ad esempio avremmo davvero risolto i problemi di degrado che affliggono il centro storico. Solo con la lungimiranza delle visioni di taluni è possibile infatti gettare solide basi per la costruzione del futuro. Dal restauro conservativo di Villa Rendano, restituita alla città, fino alla lunga serie di iniziative culturali realizzate o in cantiere, la Fondazione Giuliani rappresenta oggi un importante e prestigioso riferimento di crescita. Per la città di Cosenza – conclude il Sindaco – è un grande motivo di vanto”.
Ora per non farla lunga e concludere il racconto fantasioso e realistico sul “Calabrese, bramoso di denaro, a sua insaputa”, quale sarà il destino di Villa Rendano se dovesse restare nelle mani degli attuali occupanti?
Poiché il bel giorno si vede dal mattino sarei pessimista e prefigurerei nella migliore delle ipotesi l’irrilevanza e il trionfo del familismo inteso in senso ampio.
Abbiamo già assistito al sacrificio di una giovane professionista, che aveva scelto di lasciare la sua Milano perché ha dato credito ad un importante museo multimediale e ad iniziative come ICalabresi, che aveva sorpreso la stampa nazionale per la sua qualità e novità.
Non so se la direttrice del Museo potrà fare il suo magnifico lavoro, con il quale tra l’altro ha acquisito per la Fondazione risorse pubbliche importanti (una novità assoluta) e intanto si è vista decurtare in modo non consentito dalla Legge il suo stipendio con la bizzarra motivazione orale (verba volant, scripta manent!) per la quale il sottoscritto Presidente e Direttore generale non avrebbe avuto il potere di gratificare un’ottima collaboratrice, come fosse un guardiaporte.
Ecco con questi precedenti ed altre “menate” Villa Rendano rischia di diventare un teatro per il burlesque, che si adatta perfettamente alla tragicomica vicenda messa in campo da una piccola compagnia di giro.