L’Unione Europea è generosa nell’assicurare ai propri cittadini un “mare” di diritti, di ogni genere. Ne ho contati ben 54 divisi per categorie, in grado di farci dire che l’Europa almeno quella comunitaria gode di una condizione privilegiata. Ma anche qui vale la poesia di Trilussa che ho già ricordato in un altro articolo, e che in buona sostanza ci invita ad andarci cauti con sondaggi, classifiche e previsioni di lungo termine.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due.
Troviamo diritti che a noi sembrano scontati come all’ art. 4 La proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti – evito l’ovvietà del 41 bis che con il caso Cospito è di attualità, ma ricordo la violenza a danno di detenuti nelle carceri di Santa Maria C.V., Biella e altri ancora – o l’art 11 Libertà di espressione e d’informazione di cui ricordo in particolare il secondo comma che ci riporta all’ art 21 della nostra Carta Costituzionale: La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati, che in Italia e in Calabria in particolare non gode di ottima salute se si pensa alla moltiplicazione di querele temerarie, cioè fatte solo per intimidire i giornalisti o anche alle azioni più rozze quale quella che, nel nostro piccolo, ha consentito la sospensione e il cambio di direttore e di linea editoriale de ICalabresi.
Per non tediarvi non citerò tutti e 54 articoli corrispondenti ad altrettanti diritti, mi limito a ricordare l’art 15 Libertà professionale e diritto al lavoro, che non garantisce però il diritto a lavori non congrui per le competenze dei lavoratori, il diritto a contratti e salari equi, l’art.18 Diritto d’asilo per il quale si potrebbe consultare il superesperto Salvini e infine l’art 23 Parità tra uomini e donne che stenta ad essere rispettata con parità di opportunità e retribuzioni, anche se questo è il tempo in cui la forza delle donne e la ricchezza del loro contributo risalta con evidenza.
Ora se passiamo all’ Italia e alla Calabria (e Sud) in particolare e leggiamo i dati della realtà e della quotidianità i conclamati diritti a tutto campo di cui godono o godrebbero tutti i cittadini comunitari sbiadiscono, sanno di aspirazioni non ancora soddisfatte, di obiettivi non ancora raggiunti a beneficio di tutti.
Lasciamo i numeri e le statistiche che personalmente considero spesso fuorvianti e ingannevoli, come il più volte citato pollo del poeta romano. Usiamo se ne siamo capaci il linguaggio della verità.
I diritti sono tali solo quando sono reali e fruibili da parte di tutti i cittadini di questo Paese, il che vuol dire quando la barriera che divide il Centro nord dal Sud non sarà abbattuta (cioè mai) o almeno bucata da ampie gallerie come si fa con le strade e con le ferrovie.
Non parlo dell’autonomia differenziata che, come dice giustamente il Presidente della Regione Roberto Occhiuto, non va demonizzata pregiudizialmente.
Se qualcuno si illude che con un Mezzogiorno che arranca anche per sue colpe possa contare sempre e comunque sulle risorse che lo Stato centrale ricava dalle regioni più ricche e avanzate è bene che si svegli.
Chieda il conto di sicuro allo Stato per aver di fatto “preso atto” come fosse la volontà del fato che ci sono due Italie che si divaricano sempre più. Ma presenti il conto agli altri che dei diritti individuali e sociali negati sono in buona parte responsabili.
Lo presenti ad una classe politica, purtroppo senza distinzioni, che è forte in casa, ma conta poco o nulla appena passato Campotenese sull’A2. Il suo impegno prioritario, salvo poche eccezioni, è assicurarsi una posizione di rendita permanente. Lo presenti il conto alla mafia che ha tracimato dall’Aspromonte fino a inquinare tutta la Calabria e buona parte del Paese. Lo chieda alla Massoneria deviata che ha stretto negli anni 70 un patto di collaborazione con i “finanziatori” ‘ndranghetisti (lo spiegò mesi fa con una lunga intervista lo storico delle mafie su ICalabresi da me diretto Isaia Sales e lo disse con parole chiare, sempre su ICalabresi, il Vescovo di Cassano Mons. Salvino, ora meritatamente chiamato dal Papa in posizione di vertice alla CEI).
Come protagonista e in parte vittima della vicenda che io considero obiettivamente vergognosa (art 21 della Costituzione e art 11 della Carta dei Diritti dell’UE) de ICalabresi mi sono convinto, in parte cambiando opinione, che una qualche forma di connivenza e copertura l’hanno data soggetti della politica anche istituzionale e della massoneria, ma lasciando il lavoro “sporco” quello più incisivo a manovali opportunisti e infidi.
Ma non di questo voglio parlare. Torno alla mappa dei responsabili dei diritti negati ai calabresi: ci sono – sempre con le dovute e non poche eccezioni – gli stakeholders, cioè i portatori di interessi, puliti o meno. Ci sono in economia, nella cultura, nel giornalismo, nelle Università, tra cittadini che “si fanno i fatti loro”, cioè si tirano fuori dalla loro comunità.
Poi ci sono isole belle da coltivare e aiutare: il mondo dell’Associazionismo e del Volontariato, gli imprenditori che rischiano di proprio, vita talora e risorse economiche, professionisti onesti che hanno scelto di percorrere una strada più pulita ma faticosa, lavoratori che faticano e non chiudono gli occhi ecc… è anche questo è un lungo elenco che ci conforta ma non basta a fare arrivare fino a noi la pratica e la fruizione di tutti i diritti che ci spettano.