Questo articolo vuole essere piuttosto una riflessione che vorrei fosse condivisa dai colleghi che con me avevano realizzato un bel giornale libero, veramente libero e quindi non settario, con un successo in termini di lettori e di autorevolezza non comuni in Calabria. Nonostante l’abitudine diffusa in Italia di presentare querele à gogo con fini intimidatori noi de ICalabresi ne abbiamo avuta una sola archiviata – direi bizzarra perché il testo incriminato era il curriculum del prof. Gigliotti in Alta velocità, sei anni per passare da ricercatore di Diritto della Navigazione a Ordinario di Diritto civile sempre restando a Catanzaro.
Salto tutto ciò che è avvenuto dal CdA della Fondazione del 30 maggio 2022, che come potranno tutti vedere nella parziale videoregistrazione è stato un assassinio in diretta. Della Fondazione Giuliani e de ICalabresi di sicuro, ma soprattutto della fiducia, della lealtà, della correttezza e soprattutto della verità.
Voi redattori avete accettato un accordo con il carnefice di questi delitti, come ho sempre detto, se fossi stato in voi, forse l’avrei accettato anche io, ma non ho apprezzata la pretesa che a voi è stata suggerita dall’avv. Salvatore Perugini, spero in buona fede, ma con scarsa diligenza, che fossi anch’io obbligato ad aderirvi. Sebbene non vi avessi partecipato. Era un modo con il quale ci si illudeva che, fatto fuori me, non dalla Fondazione ma se possibile dalla terra tutto sarebbe stato più facile per voi.
Non era così perché come potrete leggere anche dall’e-book che ho scritto sulla vicenda, gratis, ma lo leggeranno in pochi perché la viltà (per paura di che?) è la dominatrice assoluta a Cosenza, la malafede, la cattiveria, la voglia di “rimediare allo sgarbo” che secondo il boss mio omonimo era stato compiuto bocciando un giornale mensile cartaceo diretto da Antonio Nicaso con ogni copia distribuita in un anno (6000) che sarebbe costata ad occhio 300 euro. Nicaso non c’entra nulla e così Gratteri, che è amico e coautore di Nicaso, ma idolo sacro e santo protettore per Walter Pellegrini che vive di “amicizie” possibilmente autorevoli e quindi utili.
Voi siete stati in questo deboli perché avete creduto che ICalabresi nelle vostre mani avrebbe avuto almeno un po’ del libero giornalismo goduto con la mia direzione.
Ma ciò che è imperdonabile perché ingiusti, sciocchi e autolesionistici sono stati non i messaggi offensivi, privi di ogni ricordo di una bella esperienza professionale condivisa, ma il fatto di non avermi creduto che solo per motivi morali e senza alcuna aspettativa personale avrei combattuto contro un’azione indegna che pensavo inizialmente avesse avuto il sostegno della massoneria deviata. C’è stato un silenzio tombale di tutto il sistema calabrese ma questo era prevedibile perché di coscienza civica, rispetto per la libertà, in questo caso dovere di non mandare a rotoli Villa Rendano acquistata e poi da me gestita con le risorse di Sergio Giuliani in giro ne vedo poca.
Ora si renderanno conto che io continuo ad essere obbligato per la ipercitata donazione modale (pubblica!) “a guidare la Fondazione e assicurarne il futuro sino a quando le forze psicofisiche me lo consentano”. E l’ipotizzata sopravvenuta “impossibilità” NON ESISTE perché essa vale solo quando era presente al momento in cui l’obbligazione mi è stata data e da me accettata. E siccome ci sono ripetute prove che solo con questa garanzia Giuliani ha nominato erede la Fondazione è possibile chiedere l’annullamento del testamento.
Ma una cosa tengo a dirvi con sincerità e senza acrimonia: voi, Camillo in particolare – escludo per ovvi motivi Paletta e Alfonso Bombini che hanno superato ogni limite – con altri colleghi se aveste avuto fiducia in me non pensate che avremmo potuto insieme rendere più forte la nostra battaglia, magari avendo l’appoggio non dei colleghi calabresi cha lavorano sotto ricatto ma di alcuni giornalisti di testate nazionali che almeno in parte non hanno paura dei “padroni”?
Io penso di sì, perché la prima cosa subdola che i traditori hanno detto in una narrazione tutta radicalmente falsa che ho smontato in Tribunale e con I Nuovi Calabresi e che molti vigliacchi hanno accolto era “che si trattava di una liticata tra due Pellegrini o hanno pavidamente commentato “sapimo cchi c’arrieti”.
Dietro non c’era niente e davanti c’era tutto il marciume umano possibile.
L’e-book che ho scritto, breve e gratuito, renderà noti a molti soprattutto nativi non residenti in Calabria che non leggono per non sapere, non sanno per non giudicare, non giudicano per timore (?), hanno timore, non si sa bene perché, di comprare anche on line i libri che raccontano la storiaccia, e non facendo e dicendo nulla sono complici della moria cosentina. Da qui il titolo che non farà piacere a molti Cosenza città dei balocchi e dei brocchi.