Nonostante l’amarezza che il ritorno breve a casa mi ha procurato non posso cessare di amare la mia terra. Non ho l’autorevolezza dei grandi opinion leaders ma faccio un uso continuo e severo del cervello che il buon Dio mi ha dato, con in aggiunta, una totale indisponibilità a non reagire nei confronti dei prepotenti ed arroganti. Questa premessa per toccare alcuni punti nodali che sono in buona parte di tutto il paese ma soprattutto, in scala ridotta, della Calabria e di Cosenza.
Sono convinto come moltissimi altri autorevoli non calabresi che così come è oggi la Calabria deve attendersi un futuro neppure remoto peggiore del presente. Se ci fosse una vera borghesia culturalmente e civicamente in grado di arricchire la società civile, come è con qualche crepa da Roma (esclusa, una vera scandalosa realtà) in su a questa ad essa spetterebbe il ruolo di guida. È rivisitato il pensiero di molti, Gramsci compreso. Ma cosi non è, sia pure con le dovute eccezioni minoritarie.
La borghesia calabrese, non tutta naturalmente, ha accettato consapevolmente dagli anni ’70 in poi con alcune categorie in particolare, di far da copertura alla ’ndrangheta diventata soggetto criminale ma anche finanziario che di certe competenze e di certi ruoli aveva necessità. Non è una mia arrogante affermazione. C’è una ampia saggistica che convalida e sostiene questa tesi. E laddove mancasse esiste la realtà che neppure si camuffa: diversi avvocati, alcuni magistrati, diversi professionisti nell’ allocazione di grossi capitali capaci di produrre profitti alti e poteri veri. La cultura che ha sempre storicamente fatto da motore al progresso della società da noi ha scelto la strada più comoda dell’autoreferenzialità. Purtroppo anche la cultura accademica chiusa nel suo bozzolo prestigioso e gratificante.
Da questo nascono politici e amministratori ma anche burocrati importanti per le amministrazioni pubbliche mediocri, corrotti o corruttibili. So bene che questo articolo avrà meno lettori, pochi like o commenti di apprezzamento. Ma io sono un anziano cosentino non sciocco e incolto ma fuori dal coro. Tanto fuori che ho dovuto lasciare dopo poco più di tre anni la mia città natale.
Per timore? Manco per sogno, scriverò, farò sentire voci libere e molto più autorevoli di me. Il risultato non lo prevedo positivo a breve, ma qualcuno forse penserà che qualche verità c’è in queste considerazioni. Pensate veramente che Occhiuto, la coppia piddina, le figure grigie che ci/vi rappresentano in Parlamento e nelle istituzioni locali potrebbero tenere un ruolo di potere o di influenza senza avere il contesto di cui ho scritto il minimo indispensabile? E aggiungo che condivido la stima un po’ meno il culto per un bravo e coraggioso magistrato inquirente come Gratteri. Ma veramente pensate che un uomo solo “al comando” possa essere il salvatore della patria?
Conoscete la storia drammatica e unica dei magistrati siciliani, Falcone, Borsellino, Terranova, Chinnici, Livatino e altri che non ricordo. Sono stati uccisi dalla mafia, ma lasciati soli, addirittura umiliato dai sui colleghi Falcone e quindi dati in pasto alla mafia, con la copertura di ampi e non marginali settori della società civile, compresa quella dei piani alti.
La mafia siciliana è stata colpita solo quando lo Stato lo ha deciso e voluto e molti siciliani sono usciti dall’area grigia dell’omertà e i giovani in particolare hanno issato la bandiera della legalità.
Vedete qualcosa vagamente simile in Calabria e anche a Cosenza che aveva una sua non evanescente diversità rispetto ad altre città calabresi?
Manca un’opinione pubblica attiva, manca un’informazione libera, manca il coraggio non individuale di reagire almeno con le parole. Niente di tutto questo. Ho grande stima e amicizia con un importante editore e quando gli ho chiesto se mi ospitasse in uno dei suoi giornali, con rammarico ne sono certo, mi ha risposto “no, mi spiace non posso”.
Lo Stato ha deciso che il problema Calabria è irrisolvibile e quindi lo ha messo nelle ultime pagine della sua agenda. Manda prefetti di prima nomina, una addirittura colta con una misera bustarella in mano, questori spesso della stessa caratura, insuperabile quel prefetta/a che ha preceduto il penultimo bravo ma prossimo alla pensione, che quando la incontrai per protestare contro la condanna a pena pecuniaria di 40 persone perché avevano passeggiato nel centro storico per sottolinearne la decadenza e l’abbandono e l’applicazione di misure restrittive per due giovani contestatori che si applicano di norma a figure criminali pericolose, mi disse che l’illegalità a Cosenza era dovuta al fatto che le signore cosentine, quelle bene, spendevano un sacco di soldi per acquistare capi firmati e gioielli cadendo cosi nelle mani degli usurai. Vi assicuro che è tutto vero e feci la sola cosa possibile, ma inutile, pubblicai su ICalabresi una lettera aperta al Ministro dell’Interno del Governo Draghi per sottolineare l’incompetenza cosmica della funzionaria.
Ora un accenno alla vicenda dell’usurpazione della Fondazione Giuliani, della banalizzazione e spoliazione di Villa Rendano con relativa chiusura del giornale coronato da imprevisto successo. Non torno sul tema più noto. Mi limito a ricordare che io d’intesa con Giuliani avevo puntato alto. Ad esempio avevo stretto un’intesa con Lucio Caracciolo, Direttore di Limes, per organizzare una serie di incontri sulla geopolitica, quella che oggi ci spiega cosa significa la perdita di ogni equilibrio nel nostro mondo.
Non potei portare in porto il progetto, già definito, perché di fatto boicottato da un progetto farlocco affidato a una società in quel caso votata all’imbroglio con la simpatia diciamo così del solito WP, cavallo di Troia in servizio permanente.
Oggi leggo che a Villa Rendano si ospita una parte di un progetto comunale sull’alfabetizzazione di giovani e meno giovani fuori dal circuito scolastico. La Villa era un polo culturale, museale e mediatico importante per la città. Non un’aula per fare lezione perché spazi nelle scuole comunali ce ne sono quante ne vuoi.
Vedrete che tutto questo non sarà dimenticato e ignorato.
2 Comments
Sono un cittadino qualunque ,anzi un vecchio Calabrese sbucato dal passato ibernato per 65 anni in terra ostile, l’Italia ! Non ho ritrovato quello che avevo lasciato da fanciullo ,tutto è cambiato in peggio ! Ma non mi arrendo davanti a niente e nessuno ,questi ultimi anni che mi restano da vivere li voglio regalare alla mia terra ! Sono Calabrese e l’Italia non mi interessa ! Ciao paisà!
C’è poco da commentare, il contenuto è veritiero. Sono rientrato anch’io dopo 47 anni di esilio e con grande rammarico vedo la Calabria andare di male in peggio.