Nella nostra storia “estiva”, che almeno nelle intenzioni dovrebbe essere poco pedante e anzi lieve come si conviene alle temperature torride, è il momento di parlare di Walter Pellegrini. Qui l’affare si complica perché la mia voglia irrefrenabile mi spingerebbe verso il turpiloquio, altroché racconto leggero e rinfrescante.
Prima di parlare dell’abusivo presidente e futuro, a breve, becchino della Fondazione e di Villa Rendano, debbo soffermarmi sulla categoria nella quale il mio omonimo va collocato. Quella dei traditori e infedeli o infidi, che è peggio.
Dalla notte dei tempi il traditore più famoso ed esecrabile è stato Giuda Iscariota che “vendette” il suo maestro al sinedrio per 30 denari d’argento, segnalandone l’identità alle guardie con il celebre bacio. Pentito, poco dopo si impiccò a un albero (della specie Cerci siliquastrum, l’Albero di Giuda, che ancora oggi porta il suo nome).
In realtà Giuda fu quasi costretto a tradire perché se non l’avesse fatto come si sarebbe potuto dare un nome e un significato alla parola fedeltà, lealtà, devozione. Il gioco dei sinonimi e contrari è tutt’altro che un gioco, è la porta di accesso ad una grande quantità si significati che rimarrebbero ignoti.
È la storia della Bibbia e del peccato originale. Eva e Adamo, la prima più sveglia del secondo come sempre nella storia specie quella attuale, ci hanno fatto capire cosa è il “peccato” e cosa è il suo contrario, la fedeltà e la devozione. Badate che non è una mia invenzione, caso mai una mia volgarizzazione di quanto hanno detto e scritto filosofi, teologi, gente seria insomma.
Dato a Giuda quel che di Giuda passiamo alla coppia tra le più conosciute nella storia, forse anche per le parole pronunciate da Cesare che capiscono anche quelli che non hanno fatto il liceo: Quoque tu Brute fili mihi!
Parliamo di Bruto e Cassio naturalmente! Malgrado Giulio Cesare li avesse perdonati entrambi nel corso delle guerre civili, Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino furono tra i principali animatori della congiura che portò nel 44 a.C. alla sua uccisione. Sconfitti in seguito da Ottaviano e Marco Antonio nella battaglia di Filippi, entrambi i “cesaricidi” si suicidarono nel 42 a.C.
Di solito i traditori finiscono male, per fortuna non sempre assassinati o suicidi, ma qualche prezzo lo pagano.
Ora dalla storia e dalla Bibbia alla cronache recenti è un bel tuffo triplo carpiato, ma non è detto che i tradimenti “casarecci” non siano pur’essi esecrabili.
Non vi ripeto quel che già sapete, il quando, il come e il perché Walter Pellegrini, in compagnia di altri traditori e un “mona” veneto, hanno deciso di diventare padroni di una Fondazione non oggetto di rapina e che se il fondatore lo sapesse fulminerebbe dall’alto dei cieli tutta la mala compagnia.
Mi sono convinto che in fondo l’infingardo ha approfittato di due assenze o carenze.
La vera dolorosa e profonda “assenza” è stata quella di Luigi, padre del virgulto, che mai avrebbe fatto venire in mente al suindicato virgulto di sbattere fuori e tradire quel Pellegrini che aveva avuto il privilegio di costruire per reciproca volontà un rapporto d’affetto e di stima con il padre, che meritava veramente l’aggettivo “fraterno”, per essere chiari da veri e propri fratelli. Rapporto che è stato condiviso naturalmente con la moglie di Luigi, una splendida compagna di vita, e con gli altri quattro figli.
Mai avrebbe potuto quasi irridere al desiderio che Luigi mi aveva manifestato di essere membro con le mie ceneri della sua (e simbolicamente mia) famiglia nella sua cappella a quel tempo a Cleto, dove era nato anche mio padre. Queste le ignobili parole scritte da WP: lo spazio per un mucchietto di cenere non si nega a nessuno.
Ma l’altra assenza da Cosenza, infinitamente meno importante, è stata la mia per quasi due anni perché costretto a lunghi ricoveri e altrettanto lunghe convalescenze.
Chi non ha più condizionamenti ed ha sperimentato “l’ebbrezza” per me incomprensibile di fare il padrone di Villa Rendano, dispensando favori, sottoscrivendo contratti generosi senza averne titolo, godendo delle pur modeste, molto modeste “luci della ribalta” da colle Triglio, fa fatica, anzi non ce la fa a ritrovarsi l’altro Pellegrini che malconcio s’è trasferito a Cosenza sia per generosità e amore di mia moglie, romana, sia per consiglio dei medici che erano convinti che per la mia ripresa occorresse un cambio importante e a lungo desiderato.
Ma ora, con il senno di poi, i segnali non erano mancati: mentre a verbale di un CdA rilevavo l’assenza di collaborazione e soprattutto di tutela e valorizzazione da parte del Sindaco “padre putativo di Villa Rendano” inviando il primo di una lunga serie di alert, l’omonimo che avevo voluto potesse partecipare al CdA pur non facendone parte, esaltava la benevolenza e l’ottima collaborazione del Sindaco, autore come ricordato di ripetute piccole (grandi?) trappole o inadempienze.
WP da massone a suo dire in “sonno”, ma a mio parere “sveglio come un grillo”, ha sempre mal tollerato professionisti dipendenti o consulenti di pregio, lo ha dimostrato a suo tempo con la bravissima Anna Martina venuta da Torino che con passione e grande professionalità avviava il progetto che avrebbe fatto di Villa Rendano, a Cosenza come già accaduto in tante città italiane ed europee il luogo della partecipazione attiva, informata, libera alla vita della città, secondo il modello civico della “Cittadinanza attiva”. Spero che Anna mi perdoni se cito una parte di un suo Whatsapp: “Mi è dispiaciuto molto leggere le carognate che ti hanno fatto: purtroppo avevo già capito che tipo di persone erano, ma non immaginavo che giungessero a tanto contro di te che sei una persona onesta, trasparente e di valore. WP e soci mi hanno sempre boicottata in modo subdolo ed anche palese, ma ormai sono lontano da questa deludente avventura“. Dopo il colpetto di “palazzo” si è ripetuto facendo fuori una bravissima giovane che aveva accettato la mia proposta di restare a lavorare con noi, rinunciando al ritorno alla sua Milano, che le avrebbe offerto opportunità maggiori. Per onestà le dissi: mentre ti propongo un’assunzione, ti sconsiglio vivamente di accertarla. Non volle accettare il mio consiglio per fiducia e per il piacere di lavorare in un contesto professionale rigoroso, ma non ingessato dal formalismo gerarchico. In poche settimane di “mani libere” l’ha costretta a dimettersi per avere l’appoggio di una consigliera impegnata a tempo pieno in azione persecutoria. Ha cominciato a farlo tagliandole lo stipendio (contro la legge) anche con la Direttrice del Museo multimedial, i cui meriti e risultati conseguiti ho reso noto ripetutamente. WP vuole accanto a sé persone che possa controllare – a prescindere dalle loro capacità – meglio come è oggi se suoi parenti.
Le amicizie di WP si collocano in una specie di classifica: in testa quelle più prestigiose e utili, poi quelle meno prestigiose ma più che utili, poi quelle genericamente utili.
In testa alla classifica come ovvio il superprocuratore da noi tutti stimato Gratteri. Lo ha conosciuto quando era l’editore dei primi libri di successo sulle mafie che Gratteri condivideva con un noto saggista Antonio Nicaso.
Non escludo affatto che l’ostilità contro ogni logica ed evidenza nei confronti de ICalabresi al punto da definirlo in apparente stato etilico “un danno per la fondazione” e chiuderlo senza neppure avvertire me, che il giornale avevo fondato e diretto (pratica che non è prevista dal tempo del Pleistocene), non escludo, ripeto, che ci sia la voglia di “vendicare” Nicaso (senza la sua volontà) perché il suo progetto di un mensile cartaceo è stato bocciato perché inadeguato (il che non toglie nulla al valore di Nicaso, come saggista e giornalista) o addirittura di rimetterlo in pista con un diverso progetto, ad esempio organizzato Corsi di “alta” formazione che fanno sempre fico.
Ma il fiore all’occhiello di WP, come dicevo, è il procuratore Gratteri, che certo non si presterebbe mai a nulla che non sia la rigorosa e limpida applicazione del diritto, specie nella lotta alla ‘ndrangheta e suoi complici. Ma ad alcuni basta ostentare un limpido rapporto di amicizia del dott. Gratteri.
È scontato che Gratteri debba essere molto selettivo e attento quando incontra persone non sufficientemente conosciute e valutate. Lo fece con me la prima volta che lo incontrai prima alla sede della Casa editrice, con cortesia ma anche distacco. Nelle poche occasioni successive subentrò con la cortesia un approccio cordiale.
Questo lo sa bene WP e quindi mi sorprende che in un’occasione, stando a quanto scritto dai giornali del tempo, che egli si sia dato da fare perché Gratteri accettasse di cenare nel ristorante che si diceva di proprietà di Mario Occhiuto, a quel tempo già sotto osservazione da parte delle Procure, sapendo che anche il Sindaco era presente e quasi inevitabilmente Gratteri fu convolto in una photo opportunity, non so se anche con Occhiuto o solo con persona molto vicina a lui in attività imprenditoriali. Una banalità forse, ma a quanto ho letto e saputo sorprendente e chiacchierata da molti, che peraltro vivono di chiacchiere, illazioni e malignità.
Sembrerebbe che nella circostanza sia stato più attento all’amico Mario che al più illustre amico Gratteri.
Ma Gratteri concede le foto opporunity e dopo, se è necessario e giusto, non esita a disporre anche l’arresto dei “manichini” fotografati.
Mi è stato ricordato che è andato al ristorante chiacchierato di Falerna ad un evento pieno di soggetti borderline senza temere il chiacchiericcio vuoto e insinuante.
Dopo che è stato eletto Mangialavori nel 2018 è andato a trovare Gratteri e il procuratore lo avrebbe riempito di complimenti e photo opportunity. La settimana dopo esce un’inchiesta che non fa sconti a Mangialavori nel capo di imputazione di indagati vari per mafia.
Ma WP è uno che ama avere tanti rapporti, specie con personalità prestigiose, che lo gratificano – ed io ho sempre compreso perché utili alla sua attività di editore – ed ama anche farsene vanto applicando coccarde sulla giacca.
Ma il racconto su Walter P. continua come si conviene con un capo, anche se di una congiura.