Forse è troppo presto, ma per ora da Unical – e intendo dal Rettore, dai Docenti e dagli studenti, insomma tutta la comunità del Campus – non è pervenuto alcun commento alla proposta “politica” che l’Università divenga proprietaria di Villa Rendano, sia per salvarla dal novello Alarico, sia per acquisire una sede prestigiosa nel cuore della città antica.
Per la verità non sono ottimista sulla base della mia esperienza di Direttore de ICalabresi, giornale che con un’intervista molto critica dell’ex Rettore dell’Università di Reggio, Bianchi, sul rapporto delle Università calabresi con il proprio territorio aprì un confronto al quale prese parte con un suo scritto l’ex Rettore Giovanni Latorre, il prof. Emerito Massimo Veltri e una ricercatrice e pianista che espresse giudizi molto negativi sull’Unical da ogni punto di vista.
L’ attuale Rettore prof. Leone, insigne scienziato in materia di intelligenza artificiale, non solo non pronunciò verbo (del resto così fecero tutti gli altri), ma si limitò ad una telefonata bizzarra e impropria ad una collaboratrice della Fondazione per lamentarsi dei nostri articoli, perché “non si fa così con l’Università che collabora anche per la stesura di bandi con Villa Rendano”.
Se non interpreto male, per il prof Leone pubblicare un’intervista non certo banale di un ex Rettore e Ministro dei Trasporti sarebbe una “sgarberia” che non si usa con gli “amici”.
Ora, che l’Unical in tutte le sue componenti faccia sapere se la possibilità di entrare in possesso della Villa, che a parte il suo fascino ha un valore certo superiore a 4 milioni di euro, le piaccia o non le interessi non è un fatto di cortesia giacché se la proposta fosse appoggiata dal megaconsigliere del CdA della Fondazione Mario Occhiuto – come sarebbe suo interesse e dovere perché l’acquisto della Villa è merito (o demerito) suo – andrebbe in porto e gli altri che si piccano di essere politici e amministratori votati all’interesse della città non potrebbero certo dire di volere la fine sicura della Fondazione solo perché sennò Walterino il beniamino si potrebbe offendere.
Chi pensa che la mia proposta, che se non fossi stato fatto fuori da quattro traditori avrei fatto approvare nella veste di Presidente, sia una provocazione ne chiarisco le ragioni che l’ispirano.
Il nuovo CdA ha prodotto un danno patrimoniale, sciogliendo l’editrice Calavria e cedendo gratuitamente la testata ICalabresi, pari a 500.000 euro e ha rinunciato ad un asset che a partire dal 2023 avrebbe probabilmente generato un utile di 100/150.000 euro.
Lo stesso Cda respingendo un Progetto di alta formazione sulle problematiche dell’architettura e dell’urbanistica in un tempo di transizione alla green economy, a guida del prof. Pino Scaglione con l’adesione di tre Università e accademici e professionisti di fama internazionale, ha ignorato la previsione certificata con un dettagliato master plan di coprire entro tre anni i costi gestionali della Villa pari a 160.000 euro.
Infine privandosi formalmente di una professionalità pregiata e mettendo al margine l’altra, e sola, professionista di eccellenza, non toccando invece i due dipendenti familiari di WP, ha condannato Villa Rendano ad un’offerta culturale banale, insignificante e priva di interesse al di fuori della cerchia dei clientes.
Ancora ha ignorato la designazione, peraltro scontata, a mio favore come garante della gestione e della continuità nel tempo della Fondazione, contenuta in un atto “di ultima volontà” come è pure una donazione.
Ed infine ha venduto il capitale mobiliare gestito da UBS, come da indicazioni di Sergio Giuliani, composto con titoli concordati con la banca dall’avv. Mungari in conformità con una delega generale e specifica, nelle peggiori condizioni di crisi delle Borse solo per trasferire il capitale investito alla banca Fideuram, che certo non offre maggiori garanzie rispetto ad altri più accreditati istituti.
Cosa vuol dire questo in soldoni?
Che con queste premesse e con una malcelata volontà di privare la Fondazione di risorse materiali e immateriali è scontato che la vita di Villa Rendano ha oggi una proiezione nel futuro di 5 anni o poco più.
Allora per non buttare al vento 13.000.000 di euro e non affidarsi alla discrezionalità del Prefetto di Roma nella scelta dell’Ente o istituzione alla quale conferire la Fondazione con tutte le sue residue risorse non è meglio, onesto, opportuno che questa operazione inevitabile a norma di legge venga oggi indirizzata alla più importante istituzione culturale della Calabria?
1 Comment
….mi pare una proposta “campata in aria”…Le Università non sono “Agenzie Immobiliari”…Semmai è lo Stato che con il Ministero della Cultura e dell’Università possono decidere di “acquisire un bene storico di prestigio” al Patrimonio Pubblico..per poi destinarlo ad Enti Pubblici..Fondazioni..Università..Musei…al fine “di valorizzarne” l’investimento…con l’obiettivo di “arricchire il territorio” …e valorizzarne “la Cultura”….Tutto il resto è “chiacchiera cosentina..dei soliti Gattopardi..che vorrebbero utilizzare Villa Rendano come “dependance” dei propri “interessi”(non so quanto trasparenti..!!!) con “i soldi dei contribuenti”…quei “poveri coglioni che pagano il conto”….per “il godimento..(anche economico) di un “futuro bene pubblico”..se acquisito…del quale “loro poveri cristo”..non avranno mao alcun beneficio..