Le “pagelle” sono un modo per ridurre a numero e ad uno stringato giudizio il rendimento scolastico, buona condotta compresa, che in un tempo in cui valutare il rendimento, cioè il nostro comportamento di cittadini, lavoratori e studenti, sembra una sorta di inquisizione mal tollerata.
Abbiamo vissuto l’utopia che “uno vale uno” e abbiamo visto che non funziona così la vita. Siamo tutti o dovremmo essere tutti alla pari ai blocchi di partenza ma poi chi arriva al traguardo, se non si bara, se il gioco non viene truccato, ci saranno quelli che arrivano per primi, altri poco dopo altri staccati dal gruppo.
È ingiusto? No. È sgradevole certamente ma non è stato trovato un modo migliore per premiare le doti naturali, l’impegno speso nello studio, nel lavoro, nel rendersi utile agli altri quando possibile.
Il tentativo di mettere al bando i numeri, i voti come se i giudizi non fossero meno rispettosi delle diversità di ciascuno di noi – diverso è oggi mal tollerato, viene confuso con inferiore, sgradevole, non alla pari con gli altri, che è una bestialità arrogante e discriminatoria – mentre diverso è indice della pluralità dei colori, delle identità, delle inclinazioni naturali, se lo interpretiamo come un marchio che certifica una biologica inferiorità degli esseri umani vuol dire che non abbiamo capito nulla della vita.
Il libro del generale Vannacci che è diventato un best seller molto divisivo gioca con furbizia sul termine “diverso”. Che ciascuno di noi sia diverso dagli altri è un’ovvietà. Ma con ipocrita e falsa innocenza il generale scrittore e ora politico europeo sono diversi quelli che non ci piacciono, che non sono compatibili con i nostri standard. Chi ha la pelle nera è diverso da chi l’ha bianca ma certo questo non significa che l’uno sia inferiore all’altro. La gerarchia discriminatoria non è in natura è il prodotto della nostra arbitrarietà.
Ma oggi vogliamo provare a dare i voti a persone che in un senso o nell’ altro attraversano la nostra vita. E siccome ciascuno ha diritto di scegliere che voto dare, mi limito a rendere noti i miei voti a coloro che in questi ultimi anni hanno inciso sulla mia vita e quindi sono giudicabili senza alcuna certezza di verità.
Ora avendo deciso di “tornare a casa” dopo lunghissimi anni debbo dare il mio voto a quelli che l’hanno reso piacevole e a quelli che l’hanno fatto diventare una specie di incubo.
Comincio da un numero UNO com’è di diritto il Sindaco della mia città natale, Franz Caruso.
Gli do come sindaco, cioè come amministratore della città, il voto che merita: due. Non credo che debba motivarlo perché pure nel dissenso la maggioranza non gli dà la sufficienza. Ma c’è un voto alla persona dal mio punto di vista che è soggettivo per definizione. Qui più che i numeri aiutano gli aggettivi/giudizi: un falso amico quando pensava potessi essergli di qualche utilità, un arrogante fan di un atto illecito in assoluto – la occupazione di una Fondazione privata e la chiusura di un giornale che non gli piaceva – ma che in questo caso può diventare materia da sottoporre alla giustizia penale, e che a breve lo sarà davvero.
Poi il redivivo Mario Occhiuto. Appena eletto Sindaco le malelingue parlavano solo dei suoi presunti debiti. Non aveva ancora né meritato né demeritato. Ma a Cosenza si usa fare cosi. Non si giudica il merito della persona nel suo ruolo pubblico, ci si impiccia di fatti veri o presunti che non c’entrano affatto con quel ruolo. Quindi solo per questo e per le cose anche buone realizzata nella prima sindacatura do il voto: 6 e mezzo.
Per il seguito pubblico e privato – da padrino a killer della Villa Rendano – il voto dovrebbe essere 0 spaccato, ma con le attenuanti del suo narcisismo incontrollabile e della sua difficile relazione con la verità lo porto a 3. È il massimo della generosità.
Anche per lui, tuttavia, una bella chiamata in giudizio penale a breve.
I politici calabresi, dal Comune al Parlamento, meritano un voto collettivo: 0 sarebbe troppo, ma non potendo dare meno di 0 preferisco dire che sono “ingiudicabili”. Nel senso che essendo utili e attenti quasi solo ai propri interessi non possono essere giudicati da chi non è destinatario di alcun interesse positivo ancorché dovuto da parte loro. Se non siamo utili siamo tutti fantasmi e questi come è noto non hanno diritto di essere ma solo di apparire.
Sempre un voto collettivo, per i giornalisti locali, che ha certo il rischio della genericità anche ingiusta, ma non sono in grado di dare un voto a centinaia di colleghi che non conosco. Posso invece dare il voto alla utilità, alla qualità del loro ruolo, alla fedeltà agli obblighi etici e professionali di chi fa o dovrebbe fare informazione. Il voto vero sarebbe al massimo 4, ma ci sono diverse attenuanti: scrivono su giornali o giornaletti che non possono neppure dire che convivono giocoforza con massoneria deviata e ’ndrangheta. Non è cosa da niente. Lamezia o Cosenza o Vibo o Seminara e Africo non sono la stessa cosa di Sondrio, Aosta o Belluno. Ma è difficile farlo capire a chi non è calabrese e capita così che un buon avvocato toscano perda una causa di lavoro che era come tirare un rigore a porta vuota perché da lui esiste la comune delinquenza e anche in abbondanza la Massoneria, ma quella pulita, coi valori della laicità e dei nostri eroi risorgimentali, non quella mascherata che copre l’identità di mafiosi patentati. Ma capita anche – e questo merita un bel 2 in pagella – che autorevoli avvocati cosentini facciano gli interessi non del proprio assistito per di più pagante ma di coloro che per il piacere di farsi chiamare presidente mettono in atto una porcata che con fatica poco alla volta si sta sgretolando perché le falsità funzionano dentro e fuori i tribunali all’inizio ma al al redde rationem si disvelano sia attraverso un piccolo, poi meno piccolo giornale on line libero sia passando dalla giustizia civile a quella penale. Ad oggi siamo a 4 denunce presto saremo a 5 e poi a 6.
Ovviamente siamo consapevoli che la carne è debole e le tentazioni sono diaboliche e in grado di far prendere dolosamente lucciole per lanterne a chi deve esaminare un esposto corazzato dal Codice, ed è proprio quello che ho potuto scoprire. E quindi alla Calabria degli avvocati infedeli, dei magistrati corrotti o corruttibili, ai funzionari pubblici che fingono di non capire, ai quaquaraquà che pullulano ovunque il voto non può essere che 0 ma zero spaccato.
Se sarà il caso pubblicheremo altre pagelle più calibrate.