Il Dizionario dà spazio a tutti: ai sostantivi, ai verbi anche i più desueti, alle espressioni gergali più ricorrenti.
Noi vogliamo provare a selezionare poche voci, ma che sappiamo più interessanti per noi calabresi e cosentini, in particolare.
Anche per rispetto alla gerarchia delle lettere partiamo dalla parola Amore.
Dovremmo parlare del sentimento che soverchia e domina tutti, il legame che rende speciale il rapporto tra le persone in virtù di una chimica di cui non si riesce a capire la formula.
Per noi Amore è anche quello che ci rende orgogliosi di essere Italiani, anche se spesso il nostro Paese ci delude, ci pare ingiusto e inadeguato a soddisfare i bisogni e le aspettative dei suoi cittadini.
È vero. Ci vuole molta generosità per contenere la rabbia, la disillusione che il nostro Paese ci propina. Ma l’amore anche per il proprio Paese è come detto un fatto irrazionale, tanto forte da farci diventare giudici comprensivi e benevoli.
Ma c’è non meno forte l’Amore per la nostra città, Cosenza nello specifico, e per la nostra terra di Calabria.
Siamo consapevoli che l’oggetto del nostro amore è ingiusto spesso, è generoso con chi non lo merita ma ha la forza di contare di più, trascura i suoi figli migliori, giovani di talento che vengono “accompagnati all’uscio”, cioè di fatto allontanati dalla loro terra che in concreto significa famiglia, amici, affetti, perché da noi il merito non sempre basta. Se non hai le relazioni giuste, salvo eccezioni, ti scordi di potere mettere a frutto le tue capacità e le tue competenze.
Accade così che nell’indifferenza generale ogni anno il 30% dei giovani calabresi, probabilmente i più dotati e determinati, se ne vanno al nord o ancora più lontano. Mi pongo una domanda ingenua: perché il bergamasco al massimo rischia di dover spostarsi a Brescia o il reggiano a Bologna? Quale anatema ha colpito i nativi calabresi perché nel loro destino, non per libera scelta che avrebbe senso, devono andare in cerca di un bugigattolo o di un letto nell’hinterland milanese consumando se gli va bene metà del loro salario?
Non tutto è colpa di qualcuno in particolare, l’Italia ha due marce distinte, il Sud non per sua esclusiva colpa viaggia con le ruote sgonfie.
Ma se in questo contesto si continua a barare “nel governare il mercato del lavoro” per favorire alcuni e sbarrare la strada a tutti gli altri, che diamine centra il divario tra nord e sud?
Dove è scritto che – ne scrivemmo su ICalabresi, edizione sovversiva da me diretta – un potente signore riesca a piazzare in due strutture sanitarie diverse figlia e fidanzato della medesima?
In conclusione la voce Amore, per la nostra terra, richiede un supplemento di generosità e di tolleranza.
Contigua alla voce Amore, ce ne è un’altra, forse più di una: a noi basta la parola Pazienza, ma anche rassegnazione, sfiducia e altro ancora.
Se l’amore, nella versione usuale di sentimento tra due persone, non viene corrisposto, devi rassegnarti, accettare come prezzo da pagare lo scoramento e la perdita di fiducia.
In un’accezione più vasta l’amore non corrisposto dalla tua città ti toglie la voglia di combattere per una maggiore giustizia, per una equa distribuzione delle opportunità tra tutti, per accedere ai diritti – parola magica ma spesso senza senso – di cui tutti dovremmo godere.
I diritti sono tali quando sono reali, a disposizione di tutti, non sono declamati in astratto.
L’ Italia, e specie il Sud con la Calabria maglia nera, ti sommerge di diritti, come abbiamo scritto, l’Unione europea ce ne propina 54. Se poi ti accorgi che molti sono bolle di sapone, anche se lo dice la Costituzione, i dotti ti spiegano che non di diritti a portata di mano si tratta ma di “tensioni verso” indirizzi programmatici ecc… Traduco: tutti hanno diritto ad un lavoro secondo le proprie attitudini e capacità, ma trattandosi di “tensioni verso” – modello navigator di dimaiana memoria – ci sono alcuni milioni di disoccupati e sei milioni in povertà assoluta. Si potrà sempre loro dire che la “tensione verso” gli farà prendere almeno il reddito di cittadinanza, sebbene ora goda di salute cagionevole.
Concludo con una nota esperienza personale: a quattro signori non garbava (sono in Toscana e mi viene facile usare un verbo in uso da queste parti) che il sottoscritto guidasse una Fondazione e che dirigesse un giornale libero, di successo.
La soluzione a portata di mano, in barba al diritto: si sbatte fuori lo scomodo presidente e si chiude il giornale.
Lo sventurato (manzonianamente) presidente e direttore cerca l’aiuto del diritto non “la tensione verso il diritto”, spende di suo decine di migliaia di euro, si fa saltare tutti i parametri della sua malferma salute perché a lui “la tensione verso il diritto” non gli va a genio, perché sa che le “tensioni” si comprano a pochi euro anche nella prossima Fiera di San Giuseppe. Per farci una palla di carta e giocarci sul campetto di calcio del nascente Parco del benessere, ora Parco Jole Santelli, già Viale Parco, infine per ora viale Giacomo Mancini.