Nell’anticipare questa “lettera a Walter Pellegrini” ho sottolineato che scriverla e ora pubblicarla mi ha suscitato un grande dolore. Perchè passando da una rottura stupida e cattiva che ho subito ad una dimensione se si può dire più privata mi sento a disagio con il mio “fratello maggiore” – non è una mia definizione che sarebbe irriverente – il prof. Luigi Pellegrini, editore, intellettuale, uomo dalle straordinarie qualità umane.
Quando si è celebrato il 21 febbraio 2022, data di nascita mia e di Luigi, il 70° anniversario della Luigi Pellegrini editore non fui invitato a portare il mio ricordo e il mio omaggio. Ne chiesi conto a Walter e lui mi rispose piu o meno “Se si fosse trattato di un evento privato avrei fatto altre scelte, ma trattandosi di un’iniziativa della Casa editrice ho dovuto tener conto del suo profilo identitario”. Non giuro sull’assoluta precisione delle parole ma sul contenuto sì.
Ben prima del CdA della Fondazione del 30 maggio, a mia insaputa, era maturato già un diverso sentimento.
Tutto ciò mi consente di dire che non scriverò più di Walter Pellegrini, che resta purtroppo “parte avversa” nella vicenda giudiziaria, perchè anche se non mi è stato consentito di celebrare pubblicamente il prof. Luigi voglio poterlo fare con il ricordo e il mio rimpianto che richiedono il silenzio.
Dott. Walter Pellegrini,
la Fondazione Attilio e Elena Giuliani che il dott. Sergio Giuliani volle creare per onorare i suoi genitori e per farne dono alla città natale e andando oltre le iniziali previsioni accolse l’invito del Sindaco del tempo arch. Mario Occhiuto acquistando e recuperando al patrimonio della città la splendida Villa Rendano che rischiava l’abbandono e il degrado, è oggi guidata da lei a seguito di un’azione condivisa dagli altri membri del Consiglio di Amministrazione, a cui avevo dato incautamente amicizia e fiducia.
Se quell’azione di conquista sia stata anche giuridicamente illegittima, come io credo fermamente, lo dovrà stabilire la Magistratura romana.
Nel giudizio mio e di moltissimi cittadini di Cosenza essa è stata sicuramente invece eticamente riprovevole. Come tutti sanno fin dall’inizio, in coerenza con un rapporto parentale e amicale profondo, accettai di aiutare Sergio nella realizzazione del suo desiderio, che in passato aveva incontrato diverse difficoltà spesso solo strumentali per il perseguimento di interessi economici.
Detto questo, e quanto scritto su I nuovi Calabresi, un blog non ancora giornale che ospita solo miei articoli e che in poche settimane ha avuto il privilegio di essere letto e apprezzato da cica 25000 concittadini e non solo, poiché credo che l’informazione corretta ed esauriente sia ad un tempo un dovere e un diritto, ricordo che lei ha definito in CdA con ineguagliabile improntitudine che iCalabresi, che avevo accettato con molte riserve di creare non essendo un esperto di giornalismo on line, “un danno per la Fondazione”. Una bestialità in evidente mala fede perché, come è noto ormai a quasi tutti, aveva in anno raggiunto risultati eccellenti sul piano editoriale ed economico. Glieli ricordo perché alterandoli e ignorandoli come ha fatto potrebbe essersi convinto che il vero sia falso e il falso sia vero.
Due milioni e mezzo di lettori, calabresi o amanti della Calavria, sparsi ovunque, previsioni per fine 2022 di 3 milioni e mezzo di lettori, che avrebbero consentito di accedere al mercato pubblicitario nazionale e a febbraio 2023, cioè oggi, di partecipare ai bandi di gara per il finanziamento pubblico. Da una perizia di un economista di grande valore la srl editrice posseduta dalla Fondazione aveva incrementato il valore patrimoniale da 20.000,00 a circa 240.000,00 euro e il giornale a fine triennio avrebbe potuto generare entrate per 150/200.000,00 euro. Tutti dati comprovati e che lei anche attraverso i suoli legali si ostina a negare contro ogni evidenza probatoria.
Aveva effettivamente un grande difetto ICalabresi, era veramente libero e rigoroso nel valutare le fonti, al punto che in una regione dove si presentano a carico dei giornalisti centinaia di querele temerarie, cioè infondate, i Calabresi ha ricevuto solo due querele entrambe archiviate.
Non piaceva a lei e ad alcuni ambienti a lei vicini.
Ma tutto questo è noto e poiché non voglio utilizzare i contenuti di due nostre Citazioni, alle quali si aggiungerà una Memoria di risposta alla Citazione cui ho fatto cenno, presentata dalla Fondazione a sua guida (boh) che è strabiliante per l’uso consapevole di affermazioni false, smentite da verbali e altri documenti, che si conclude con la richiesta di 169.000,00 euro “per il danno patrimoniale” che, nello zelo fantasioso dei suoi legali il giornale voluto e approvato dal Cda e accompagnato da messaggi tutti disponibili di tre consiglieri, tranne lei, pieni di elogi ed entusiastiche affermazioni, avrebbe procurato. Siamo su “Scherzi a parte” o nel Grand Guignol.
Ma passo ad altro. Come sa il giorno dell’inaugurazione di Villa Rendano, il 10 luglio 2013, mi disse che era disponibile a dare una mano, perché la presenza in loco e la conoscenza piena di Cosenza e della sua Provincia, pur necessarie, non ero in grado di assicurarle nella misura dovuta perché residente a Roma. In realtà per anni ho fatto il pendolare per non mancare ai miei doveri di Direttore Generale della Fondazione.
Per essere ora sincero sino in fondo, quella proposta che pure rispondeva a necessità obiettive non mi trovò da subito favorevole. Ricordavo infatti che lei aveva immaginato di creare una collana di dispense universitarie, quelle sulle quali molti studenti basano la preparazione agli esami, e proposto che una delle mie figlie, che non so come e perché ha una spiccata capacità relazionale e commerciale, potesse occuparsi della promozione della collana. Enrica, questo è il nome di mia figlia maggiore, venne a Cosenza per parlarne con lei, ma né lei né altri si curarono di lei se non per chiederle di portare i caffè ai relatori che presentavano un libro. Nessuno si preoccupò di invitarla a cena e dovetti io da Roma indicarle un ristorante e prenotare e pagare una stanza all’hotel Excelsior. Enrica non conosceva Cosenza perché l’aveva veduta solo quando aveva 6 anni.
Poiché i figli sono in ogni caso “pezz ‘e core” per i genitori me ne dolsi senza però farne cenno.
Se poi accettai la sua collaborazione, creando la funzione di Direttore del progetto Villa Rendano, ovviamente retribuita, fu per il rapporto profondo e reciproco che avevo con suo Padre prof Luigi. Potrei dire molto su quanto la sua condotta sia stata rispettosa di quel legame, ma non lo faccio per rispetto a Luigi e alla sua famiglia.
Ovviamente specie i due anni in cui ho avuto problemi di salute anche gravi che hanno comportato ripetuti ricoveri e interventi chirurgici di alta complessità, hanno lasciato campo totalmente libero a lei. E siccome le luci della ribalta – mi chiedo che luci abbia la sede pur prestigiosa di Villa Rendano – piacciono, a lei in particolare, quando su spinta di mia moglie e consiglio dei medici preoccupati dalle conseguenze fisiche e psicologiche soprattutto degli interventi cardiaci e delle lunghe e ripetute permanenze in terapia intensiva, decidemmo di trasferirci a Cosenza (che era il mio desiderio permanente ma in altre circostanze irrealizzabile) questi “benefici” per lei essenziali vennero di fatto in parte ridimensionati. Non sono bastati, dopo la scomparsa del presidente Sergio Giuliani, la nomina a membro del Cda con deleghe importanti, il mantenimento della collaborazione retribuita per due anni nonostante il lockdown e la chiusura per mesi di Villa Rendano con il personale in cassa integrazione per soddisfarla. Ha collaborato poco e male e al momento opportuno, giocando sul malumore che ICalabresi procurava a noti ambienti, in barba agli interessi della Fondazione, ha sbaraccato tutto, espellendo me che della Fondazione ero stato il realizzatore al 100% e come le è noto ero stato gravato dal dott. Giuliani dell’onere di assicurare la gestione e la continuità nel tempo della Fondazione “fino a quando le condizioni psicofisiche lo consentissero”.
Concludo questa nota che considero non solo legittima ma addirittura doverosa a favore della Città perché, come ho scritto, “Villa Rendano, con il conferimento di 13 milioni di euro da parte del fondatore, è un problema di Cosenza, delle sue istituzioni, dei suoi amministratori”, non è un mio problema personale.
Io oltre a spendere per onorari legali (avendo curato parte della ricerca giurisprudenziale e la stesura di alcuni atti) ad oggi circa 60.000,00 euro, oltre aver ricevuto da lei in preda a furore e livore (perché?) PEC insultanti e oltre tutto tecnicamente sballate, farò di tutto per sbattere fuori lei e i suoi sodali, uno addirittura senatore, lo stesso che convinse Giuliani ad acquistare Villa Rendano facendosi garante come Sindaco di riservare attenzione e rispetto alla Fondazione. Sento di dovere fare il necessario per mettere in sicurezza Villa Rendano da sue azioni e provvedimenti che depauperano la Fondazione, ne pregiudicano ruolo e la stabilità, come primariamente le dimissioni obbligate di una giovane di straordinaria competenza ma sottoposta per mesi alle vessazioni di una consigliera, ovviamente conquistata alla sua causa porgendole su un vassoio d’argento, solo figurativamente per fortuna, la testa della malcapitata e ora operando con finalità analoghe a danno della residua professionalità di eccellenza.
Walter Pellegrini e soci, non posso essere certo di vincere su tutti i campi ma, salute permettendo farò in tutte le sedi giurisdizionali e non, ciò che ritengo doveroso (a proposito di salute, il cardiologo a valle di vari accertamenti ha scritto una relazione che ha sentito suo dovere scrivere per eventuali e non auspicati futuri accadimenti che conclude così: Momenti di stress intensi sia episodici che continuativi attraverso risposta adrenergica inappropriata possono generare aritmie ventricolari gravi, con conseguenze difficilmente quantificabili (insufficienza di circolo, sincope, morte improvvisa).
Stia tranquillo, farò di tutto perché non accada, ho doveri soprattutto nei confronti di mia moglie, e nessuno in ogni caso le presenterebbe il conto in quanto produttore indefesso di stress in misura esponenziale. Dovrebbe bastare la sua coscienza, ammesso che ancora l’abbia attiva.